270208 - Monumento a Giacomo Rossino “Rino” partigiano fucilato a Cisterna d’Asti (AT)

A Cisterna d’Asti, nell’omonima piazza, addossato all’esterno di un muro che cinge un’abitazione privata, si trova il monumento dedicato al partigiano Giacomo Rossino “Rino”, qui fucilato dai fascisti il 6 Marzo 1945. Questi si presenta come una struttura ad arco che racchiude, partendo dall’alto verso il basso, il busto del giovane partigiano, la sottostante lapide con epigrafe e la porzione del muro che mostra ancora i segni delle pallottole. La struttura è stata realizzata con lastre di marmo grigio, a tre livelli decrescenti, con la sommità che si apre con un arco a tutto sesto. Anche il basamento è formato da lastre di marmo grigio. Il busto è in marmo bianco e poggia su di un piedistallo dello stesso materiale. Il bordo anteriore del piedistallo ha scolpito in bassorilievo ramoscelli di quercia e di alloro. La lapide rettangolare è di marmo grigio e l’epigrafe reca incisi il nome del Caduto, gli estremi anagrafici, lo pseudonimo da partigiano, la formazione di appartenenza e la data di posa del monumento. I caratteri sono stati riempiti con vernice di colore nero che il trascorrere del tempo ha parzialmente eroso. Sotto i segni delle pallottole, in posizione centrale, è stato infisso un piccolo vaso portafiori di bronzo. A protezione del basamento è stata posta una grata di ferro. Accanto al monumento, sulla parete esterna dell’edificio che oggi ospita l’Ufficio postale, è stato posto un pannello storico-informativo con una succinta descrizione del tragico episodio e con la foto del Caduto. La sosta presso il monumento a Giacomo Rossino fa parte dell’itinerario “La memoria delle Alpi”, una rete di percorsi turistici attraverso i luoghi della II Guerra mondiale e della Lotta di liberazione in Italia, Francia e Svizzera. Quelli che riguardano l’Astigiano sono stati curati e promossi dall’Istituto storico della Resistenza e dell’Età contemporanea di Asti (Israt), Regione Piemonte, Provincia di Asti, Alcotra (acronimo di Alpi Latine Cooperazione Transfrontaliera, un programma di cooperazione transfrontaliera europea che copre il territorio alpino tra la Francia e l’Italia) e Centro d’Iniziativa per l’Europa del Piemonte.

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Posizione

Nazione:
Regione:
Provincia:
Comune:
Frazione:
Indirizzo:
Piazza Rino Rossino n. 27
CAP:
14010
Latitudine:
44.824908286014
Longitudine:
8.0045191348835

Informazioni

Luogo di collocazione:
Esterno del muro di cinta di un'abitazione privata.
Data di collocazione:
6 Marzo 1946
Materiali (Generico):
Bronzo, Marmo, Altro
Materiali (Dettaglio):
Marmo per il busto del Caduto, la lapide, le lastre ed il basamento che costituiscono la struttura monumentale. Vernice di colore nero a riempimento dei caratteri che compongono l'epigrafe. Ferro per la grata di protezione posta davanti al basamento. Bronzo per il vaso portafiori.
Stato di conservazione:
Ottimo
Ente preposto alla conservazione:
Comune di Cisterna d'Asti
Notizie e contestualizzazione storica:
Dalla banca dati “Biografie resistentI” presente nel sito dell’Istituto per la storia dell’Azione cattolica e del movimento cattolico in Italia “Paolo VI” (Isacem) all’indirizzo https://biografieresistenti.isacem.it/biografie/rossino-giacomo/:

- Giacomo Rossino nacque il 4 Dicembre del 1924 a San Damiano d’Asti, comune in provincia di Asti, da Giovanni e Barbara Monticone, primo di due fratelli. La famiglia viveva in borgata San Giulio, nella piccola frazione di Castelnuovo, dove coltivava alcuni terreni di proprietà.
Fin da giovane, sotto impulso dei genitori, entrambi iscritti all’Azione cattolica, prese parte alle attività del circolo GIAC (Gioventù Italiana di Azione cattolica, NdS) della parrocchia dei Santi Cosma e Damiano di San Damiano d’Asti, intitolato alla memoria del cardinale Giuseppe Gamba. Dopo aver terminato gli studi elementari e medi presso il paese natale, dovette porre fine al percorso scolastico per poter aiutare i genitori nella cura dei campi da coltivare.
Durante il periodo della Seconda guerra mondiale, Rossino decise di arruolarsi volontariamente nel Regio esercito, prestando servizio presso il Comando di Rivoli, in provincia di Torino. In questa destinazione fu raggiunto dalla notizia della firma dell’armistizio di Cassibile (Sr) e, visto il generale sbandamento del suo reparto, decise di ritornare a casa, pur correndo il rischio di essere tacciato di diserzione. Per qualche tempo rimase presso la casa di famiglia, aiutando il padre nella gestione della terra ma, ben presto, si impegnò ad intessere alcuni contatti per entrare a far parte del movimento resistenziale che andava costituendosi nella zona (1). Inseritosi tra le fila della 6a Divisione alpina autonoma “Asti”, fece parte della 21ª Brigata “San Damiano”, guidata dal tenente colonnello Giovan Battista Toselli (“Otello”), che operava nella zona dell’oltre Tanaro e delle Langhe. Assunto il nome di battaglia di “Rino”, si rese protagonista di diverse operazioni mirate al recupero di armi e munizioni, attraverso alcuni colpi di mano operati nelle Caserme dei carabinieri ancora attive e ad agguati alle pattuglie nazifasciste che pattugliavano le strade.
Offertosi spontaneamente in qualità di portaordini per garantire il collegamento con il gruppo di Gino Cattaneo (“Gino”) della Brigata Matteotti “Renzo Cattaneo”, venne sovente utilizzato per importanti trasmissioni di ordini e informazioni. Fu nello svolgimento di questo ruolo che, il 6 Marzo 1945 (2), mentre stava attraversando la Val Bottassa durante la battaglia di Cisterna e Santo Stefano Roero (Cn), venne avvicinato da un gruppo di militi fascisti in opera di rastrellamento che, sotto la guida di un delatore, fingendosi partigiani lo fermarono con la forza e lo misero in stato di arresto (3).
Condotto al Comando di Cisterna d’Asti, venne sottoposto a un duro interrogatorio col quale si cercò di fargli confessare la sua partecipazione alla Resistenza e rivelare informazioni utili all’individuazione del suo gruppo. Rifiutandosi di parlare sotto le pressanti torture e sevizie, a nulla servì anche la proposta di passare tra le fila della GNR (Guardia Nazionale Repubblicana, NdS) per servire il governo di Salò. Rossino rifiutò sdegnosamente qualsiasi proposta che lo inducesse a tradire i suoi compagni, dichiarando a più riprese che pur di non parlare avrebbe preferito la morte.
(…) Visto il suo ostinato silenzio, Giacomo Rossino fu condannato a morte senza un regolare processo e venne condotto sulla Piazza della Vittoria – ora intitolata alla sua memoria – dove il parroco di Cisterna d’Asti (4) venne chiamato dall’ufficiale della pattuglia di militi fascisti perché il giovane ricevesse assistenza prima dell’esecuzione: «Date i conforti religiosi a questo bandito – scrisse il sacerdote ricordando quanto gli venne comandato di fare – prima che sia fucilato». Dopo essersi confessato, testimoniò ancora il parroco alla fine della guerra, egli volle «perdonare dal profondo del cuore i suoi carnefici» e, come ultima volontà, espresse il desiderio che venisse detto al «mio Parroco che sono morto bene».
Postosi davanti al plotone, egli fu colpito da una scarica di mitraglia che lo lasciò a terra esanime (5). Al termine dell’esecuzione della condanna, il comandante del reparto della GNR ordinò di trasportare la salma al Cimitero ma di non procedere alla sepoltura, lasciando dunque il corpo alla mercé degli animali selvatici. Il parroco del paese, contravvenendo a quanto intimatogli, riunì un gruppo di uomini e decise di dare degna sepoltura al corpo del giovane (6). Al termine della guerra la salma di Rossino venne traslata da Cisterna d’Asti al Cimitero del suo paese natale (7). -
Il 9 Aprile 1949 il presidente della Repubblica italiana gli ha conferito la medaglia d'Oro al Valor Militare “alla Memoria”.

NOTE:
1. Rossino, insieme agli amici Michele Franco e Francesco Garassino, si era unito ai partigiani grazie alla conoscenza con alcuni capibanda quali Dino Tartaglino e Pasquale Bolle (“Pascà”) (“Strade delle memorie partigiane. Itinerario Giacomo Rino Rossino”, Quaderno n. 5).

2. Dalla scheda dell’Isacem, la cattura di Rossino è fatta risalire ad non meglio precisato giorno dei primi del Marzo’45. La data dell’esecuzione resta, tuttavia, quella del 6 Marzo 1945.

3. In un’intervista rilasciata nel dopoguerra, Michele Franco aveva affermato che il colonnello Toselli aveva deciso di inviarlo al Bricco Scaglia (nella zona di Cisterna d’Asti), dove si trovavano i partigiani matteottini di Gino Cattaneo, per avvertirli del rastrellamento in corso, ma poi si era fatto avanti Rossino e Franco gli aveva ceduto il compito di buon grado. Non pratico dei luoghi, “Rino” aveva percorso la strada principale e non quelle secondarie, come sarebbe stato opportuno, finendo per essere catturato dai fascisti (“Strade delle memorie partigiane. Itinerario Giacomo Rino Rossino”, Quaderno n. 5).

4. Don Giulio Ravizza, in realtà viceparroco di Cisterna d'Asti.

5. Secondo don Ravizza, a sparare sarebbe stato un milite fascista ferito durante uno scontro con i partigiani a Valmellana (Cisterna d’Asti) (“Strade delle memorie partigiane. Itinerario Giacomo Rino Rossino”, Quaderno n. 5).

6. Sempre secondo la testimonianza di don Ravizza, alcune donne presenti sulla piazza si adoperarono a lavare il cadavere e a portarlo nella vicina Chiesa dell'Annunziata (“Strade delle memorie partigiane. Itinerario Giacomo Rino Rossino”, Quaderno n. 5).

7. Solo alcuni giorni dopo la famiglia venne a conoscenza della morte di “Rino”. Molti nella frazione San Giulio, in cui abitava la famiglia, lo sapevano, ma i parenti più stretti non erano stati avvisati. Il fratello Domenico, in un'intervista, dirà che un parente, saputa la notizia, si era recato a Cisterna d'Asti in bicicletta per avere informazioni dal viceparroco. Ricevuta dallo stesso la chiave della chiesetta, una volta entrato aveva compreso quanto era accaduto. Tornato quindi a casa, aveva preso un carro e trasportato la salma fino alla camera mortuaria dell'Ospedale di San Damiano, in attesa di una degna sepoltura (“Strade delle memorie partigiane. Itinerario Giacomo Rino Rossino”, Quaderno n. 5).


FONTI:

• Banca dati del partigianato piemontese consultabile sul sito dell’Istituto piemontese per la Storia della Resistenza e della Società contemporanea “Giorgio Agosti” di Torino (Istoreto).

• “Biografie resistenti”, banca dati presente nel sito dell’Istituto per la storia dell’Azione cattolica e del movimento cattolico in Italia “Paolo VI” (Isacem).

• “Strade delle memorie partigiane. Itinerario Giacomo Rino Rossino”, Quaderno n. 5, Città di Alba, Anpi sezione di Alba, Ass. Colle della Resistenza, Ass. culturale per la memoria della Resistenza “Franco Casetta”, L’Artigiana, Alba 2015.

Contenuti

Iscrizioni:
RINO
(GIACOMO ROSSINO DA S. DAMIANO D’ASTI)
PARTIGIANO DELLA 6a DIVISIONE ALPINA AUTONOMA “ASTI”
IL 6 MARZO 1945
QUI CADDE
COLLA SICURA SPERANZA DI UNA NUOVA ITALIA DEMOCRATICA
DIVENUTA GRANDE
NELL’ORDINE E NEL LAVORO

IL COMUNE DI CISTERNA ED I COMPAGNI D’ARMI, A PERENNE RICORDO
QUI POSERO IL 6 MARZO 1946

Pannello storico-informativo:

LA LOTTA PARTIGIANA TRA SANDAMIANESE E ROERO
SAN DAMIANO, SAN GIULIO,
VALMELLANA, RONCHESIO, GORZENO,
VERZEGLIO, SAN MATTENO, CISTERNA

Il 6 marzo 1945 reparti fascisti provenienti da San
Damiano, Ferrere e Canale attaccarono in forze
Cisterna, contrastati dai partigiani della 21a Brigata,
accampati in località Lemonte.
I partigiani in ripiegamento nascosero parte delle armi in
un pozzo della frazione e si ricongiunsero con il
comando della VI Divisione autonoma “Asti” a Verzeglio.
Giacomo Rino Rossino, un partigiano incaricato di
cercare i collegamenti con il comando della vicina
divisione Matteotti “Renzo Cattaneo”, venne catturato
nella valle Botassa da una colonna fascista.
Rossino venne fucilato sulla piazza del paese, dopo aver
rifiutato di passare tra le fila fasciste.
Nel muro, accanto al cippo che ne ricorda il sacrificio,
sono rimasti i fori della mitragliatrice pesante usata per
l’esecuzione.
Rossino venne decorato con Medaglia d’Oro al Valor
Militare.

La memoria delle Alpi
propone una rete di percorsi turistici
attraverso i luoghi della II Guerra
mondiale e della lotta di liberazione in
Italia, Francia e Svizzera.
Nell’Astigiano, l’Istituto per la storia
della Resistenza ha curato la
realizzazione di 8 percorsi e del
museo multimediale Una finestra
sulla storia della Sinagoga di via
Ottolenghi ad Asti
Simboli:
Nel piedistallo che sorregge il busto di Giacomo Rossino sono scolpiti in bassorilievo un ramo di alloro, simbolo di gloria ed un ramo di quercia, quale simbolo di forza e coraggio.

Altro

Osservazioni personali:
Coordinate Google Maps: 44.824907, 8.004408

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