Posizione
- Nazione:
- Italia
- Indirizzo:
- Via Pozzi, 82- 89 SP4
- CAP:
- 42042
- Latitudine:
- 44.8656697
- Longitudine:
- 10.797498
Informazioni
- Luogo di collocazione:
- Area dedicata lungo il margine della strada
- Data di collocazione:
- 27 Febbraio 1946
- Materiali (Generico):
- Bronzo, Marmo, Altro
- Materiali (Dettaglio):
- Marmo bianco per l’obelisco e per il vaso portafiori. Travertino per le lastre che rivestono l’intero zoccolo, il basamento ed i quattro gradini. Bronzo per la stella a cinque punte posta sulla sommità dell’obelisco e per i caratteri i rilievo che formano le epigrafi. Cemento per i cordoli. Ghiaia per riempire lo spazio che intercorre tra i tre cordoli.
- Stato di conservazione:
- Ottimo
- Ente preposto alla conservazione:
- Comune di Fabbrico
- Notizie e contestualizzazione storica:
- Dal volume di Guerrino Franzini “Storia della Resistenza Reggiana”, Anpi Reggio Emilia, Tecnostampa, Reggio Emilia 1966. L’Autore si è basato principalmente sulla relazione stilata il 27 Marzo 1945 da Cesare Terzi (“Gora”), comandante del III Settore S.A.P. e dall’articolo “La Battaglia di Fabbrico” di Renzo Ravasi pubblicato sul n. 9 de “Il Volontario della Libertà” del 3 Marzo 1946.
<< Alle ore 15:30 del giorno 26 Febbraio 1945, un gruppo di squadristi della Brigata Nera di Novellara (Re) (XXX Brigata Nera “Giuseppe Ferrari”, NdS), montati su un automezzo, si portarono nel centro di Fabbrico. Dopo aver appostato un fucile mitragliatore a terra, essi iniziarono il controllo dei documenti personali dei pochi passanti, chiedendo loro insistentemente dove erano i partigiani. La popolazione non si prestò al gioco: rimase tappata in casa isolando i fascisti.
Sappisti e gappisti del luogo, accantonati in un casolare di campagna situato a due chilometri ad est del paese, furono informati da una staffetta di quanto accadeva. Partirono immediatamente, si appostarono sulla strada per Campagnola (Re) ed attaccarono l’automezzo dei nemici, che stava tornando in sede. Alla prima raffica, il camioncino venne immobilizzato. I fascisti, per salvarsi, si rifugiarono in un casolare vicino. Di qui iniziarono la loro resistenza. Durante il corso della scaramuccia i partigiani aprirono il fuoco su due graduati tedeschi, che erano sopraggiunti in motocicletta, uccidendoli. Ripresero quindi la sparatoria contro i fascisti. Alcuni partigiani gettarono bombe a mano sotto il porticato della casa e subito dopo avanzarono sparando. Quattro militi e un capitano della Brigata Nera rimasero uccisi. Gli altri fascisti, asserragliati nella cucina, rifiutarono di arrendersi, minacciando di uccidere gli abitanti della casa qualora i partigiani vi fossero entrati. Gli attaccanti, perciò, desistettero dall’impresa e si allontanarono con il bottino: 1 fucile mitragliatore, 5 moschetti ed una motocicletta.
Nell’intento di togliere ai tedeschi il motivo di intervenire a fianco dei fascisti in caso di rappresaglia, provvidero ad occultare i cadaveri dei due motociclisti. All’imbrunire, si portarono in zona San Genesio, a 3 chilometri a nord di Fabbrico. Sparsasi la voce dello scontro, parte della popolazione di Fabbrico lasciò il paese, prevedendo un rastrellamento per l’indomani.
In questa eventualità i partigiani avrebbero reagito: fu deciso in un consiglio di guerra tenuto nel corso della notte.
Il mattino del giorno 27, oltre un centinaio di militi entrarono in Fabbrico. Catturarono ostaggi, tra cui donne, vecchi e bambini, costringendoli a sfilare davanti al cadavere di uno dei fascisti uccisi il giorno prima. Sui muri scrissero frasi provocatorie , che invitavano i partigiani a mostrarsi e a combattere a viso aperto. Per molto tempo tennero ammassati i civili in un crocevia, sotto la minaccia delle armi. Parte dei cittadini vennero successivamente rimessi in libertà con l’ingiunzione di ritornare sul posto alle ore 14:30. I fascisti avevano in animo di fucilare qualche decina di ostaggi, se entro quell’ora non fosse stato trovato il capitano della Brigata Nera che era rimasto ucciso il giorno prima.
Intanto, il Distaccamento dei partigiani locali si mise in collegamento con quello di Rolo (Re) e iniziò la marcia di avvicinamento a Fabbrico. In località Cantonazzo (Rolo, NdS), partirono varie staffette con l’incarico di chiedere l’intervento dei Distaccamenti di Fossoli (Mo), Rio Saliceto (Re), Reggiolo (Re) e Correggio (Re). I partigiani locali proseguirono quindi la marcia e aggirarono il paese da est e da sud, portandosi sulla strada per Campagnola.
I fascisti, trascorsa l’ora fissata, uscirono dal paese. Avanzavano disposti su due file ai lati della strada, inframmezzati a 22 ostaggi, che dovevano essere fucilati sul luogo dello scontro del giorno precedente. I patrioti di Fabbrico e di Rolo stavano accingendosi all’attacco, quando sopraggiunse una vettura con tre tedeschi a bordo (seguita da due militi in bicicletta) che svoltò nel cortile di Casa Bussei. Qui appunto vennero sparati i primi colpi. I tedeschi aprirono il fuoco e subito dopo si rifugiarono nella casa, mentre i due militi perirono. La colonna fascista, ormai giunta a tiro, venne presa sotto il fuoco delle armi partigiane, che nel frattempo si erano accresciute con l’arrivo del Distaccamento di Rio Saliceto. I partigiani, dovendo evitare di colpire i civili dei quali i nemici si facevano scudo, si trovavano in condizioni sfavorevoli. Il combattimento ebbe inizio alle ore 14:00 e continuò ininterrottamente fino alle 18:00. I militi, sin dai primi istanti, si gettarono in parte nel fossato parallelo alla strada, piazzando le armi automatiche, ma subirono varie perdite; altro occuparono Casa Ferretti, sparando dalle finestre sui partigiani, che dovettero a loro volta cercare protezione dietro l’argine di un canale. I fascisti che ancora resistevano all’aperto, accortisi ad un certo momento di esser presi alle spalle, cercarono essi pure di raggiungere Casa Ferretti; attraversarono perciò un tratto battuto dal fuoco dei partigiani e lasciarono sul terreno altri morti e feriti.
Nel pieno della lotta, giunse sula strada di Campagnola, accompagnata da un motociclista, una vettura che si fermò ad un centinaio di metri da Casa Bussei. Ne scese, col mitra in pugno, un maggiore tedesco della Gestapo, ispettore delle province di Reggio, Parma e Modena. Costui si era portato a Fabbrico per dirigere le operazioni, essendogli stato riferito che qui era stato circondato un grosso nucleo di ribelli. Non appena sceso dalla vettura, una raffica lo colpì, uccidendolo. Nel trambusto delle sparatorie e degli spostamenti, gli ostaggi civili, allentatasi la sorveglianza dei militi, poterono rientrare in paese portandovi la notizia dello scontro. La popolazione, che fino a quel momento era stata in ansiosa attesa di conoscere la loro sorte, li accolse piangendo di gioia e si abbandonò a manifestazioni di entusiasmo apprendendo che i partigiani stavano per avere la meglio.
La lotta ormai volgeva al termine. I partigiani tentarono di snidare i nemici dalle case, ma dovettero rinunciarvi: i nemici, anche in questa occasione, si trincerarono dietro ai civili, sicché l’attuazione del progetto poteva costare la vita a gente innocente. Al cadere delle prime ombre della sera, le staffette segnalarono l’arrivo di alcune autoblinde e di vari pattuglioni tedeschi. Giudicando di avere ottenuto lo scopo, che era quello di salvare gli ostaggi e di infliggere contemporaneamente una dura lezione ai fascisti, i comandanti partigiani ritirarono gli uomini. I reparti si allontanarono nelle campagne, raggiungendo le le loro rispettive basi.
Caddero nel combattimento i partigiani Leo Morellini, Piero Foroni e Luigi Bosatelli, nonché l’ostaggio civile Genesio Corgini. Secondo una relazione partigiana del tempo, i nemici riportarono le perdite di 32 morti e 35 feriti, ebbero 3 vetture 3 e 2 camion distrutti e lasciarono in mano partigiana 1 pistola “Machine” e 12 moschetti.
Il fatto d’arme di Fabbrico fu un colpo terribile per i fascisti, la cui propaganda considerava i partigiani della pianura come “vili sicari”, che colpivano e si dileguavano nelle tenebre non avendo il coraggio di affrontare il combattimento. Il fatto nuovo veniva a dimostrare clamorosamente che i partigiani, laddove raggiungevano un grado determinato di forza e di organizzazione, potevano battere duramente le truppe fasciste anche in campo aperto, nella stessa zona di occupazione. Se si considera che i partigiani si trovarono di fronte all’ostacolo gravissimo della presenza degli ostaggi civili tra le truppe fasciste ed all’altro, non meno grave, costituito dalla decisione di non occupare preventivamente le case per non esporle alla distruzione per rappresaglia da parte dei nemici, risulta ancor più chiaramente questa superiorità dei gappisti e dei sappisti.
Era chiaro altresì che i fascisti, con l’aumentare del peso militare delle formazioni, perdevano la certezza di poter assassinare impunemente decine di civili.
La stampa quotidiana ricorse al pietismo ed alla menzogna. Parlò di “fascisti assassinati dai fuori-legge”. Esaltò invece i superstiti, i quali si sarebbero battuti superbamente infliggendo “ai banditi perdite elevate e sanguinose”. Non si volle ammettere la bruciante sconfitta. Negli ambienti fascisti, probabilmente allo scopo di risollevare il morale bassissimo dei militi della G.N.R. e degli squadristi della Brigata Nera, venne sparsa la voce che i tedeschi avevano annientato i partigiani a Fabbrico uccidendone circa 300. A varie riprese si parlò, inoltre, di rinforzi richiesti ai Comandi superiori fascisti e tedeschi per effettuare un grosso rastrellamento nella zona di Fabbrico. In realtà il paese, da allora, fu lasciato tranquillo.
I patrioti che si batterono a Fabbrico ebbero un lusinghiero riconoscimento da parte del Comando Militare Nord-Emilia , che lo citò in un proprio “Ordine del Giorno”.
(…) “Il Solco Fascista” del 1° Marzo 1945 accennò vagamente ad un combattimento avvenuto “in una località della nostra provincia” riportando i nomi di 11 squadristi morti. Ma la cifra è inferiore persino a quella delle armi recuperate dai partigiani ed appare pertanto poco attendibile. Si conosce inoltre il seguente messaggio, inviato dal Comando tedesco della Piazza al Comando della Brigata Nera, pubblicato su “Reggio Repubblicana” (già “Diana Repubblicana”) n. 24 del 15 Marzo 1945: “Inviamo le espressioni del nostro vivo cordoglio per la gloriosa morte in combattimento dei Vostri Ufficiali e Camicie nere, avvenuta il 26 e 27 dello scorso mese presso Fabbrico”.
A memoria di questo importante fatto d’armi, il Comune di Fabbrico, il 27 Febbraio 1954 ha ricevuto la medaglia di Bronzo al Valor Militare.
1. Luigi Bosatelli (“Enzo”), da Milano, residente a Fabbrico. Partigiano appartenente alla 77a Brigata Garibaldi S.A.P. “Fratelli Manfredi”. Decorato di medaglia di Bronzo al Valor Militare “alla Memoria”.
2. Genesio Corgini, nato a Fabbrico il 15 Settembre 1889, ivi residente. Vittima civile.
3. Piero Foroni (“Ratto”), nato a Fabbrico l’11 Marzo 1922, ivi residente. Capo nucleo nella 77a Brigata Garibaldi S.A.P. “F.lli Manfredi”. Decorato di medaglia d’Argento al Valor Militare “alla Memoria”.
4. Leo Morellini (“Bigatto”), classe 1914, residente a Fabbrico. Capo nucleo nella 77a Brigata Garibaldi S.A.P. “F.lli Manfredi”.
Dati rilevati dalla banca dati dei Caduti in guerra nel sito dell’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età contemporanea di Reggio Emilia (Istoreco) www.istoreco.re.it/
Questi 4 Caduti sono ricordati anche in una lapide posta nell’atrio del Municipio di Fabbrico, in Via Roma.
Per quanto riguarda i Caduti nazifascisti consultando il sito www.italianiinguerra.wordpress.com si rileva questo elenco (*):
• Giancarlo Angelini, 20 anni, studente di Medicina, squadrista della XXX Brigata Nera “Giuseppe Ferrari”. Caduto il 27 Febbraio 1945.
• Corinto Baliello, 19 anni, sergente della XXX Brigata Nera “G. Ferrari”. Caduto il 27 Febbraio 1945.
• Ostilio Casotti, 39 anni, sottotenente della XXX Brigata Nera “G. Ferrari” . Caduto il 27 Febbraio 1945.
• Domenico Cocchi, squadrista della XXX Brigata Nera “G. Ferrari”. Caduto il 26 Febbraio 1945.
• Ugo Fringuelli, 18 anni, squadrista della XXX Brigata Nera “G. Ferrari”. Caduto il 27 Febbraio 1945.
• Giuseppe Ghisi, 16 anni, squadrista della XXX Brigata Nera “G. Ferrari”. Caduto il 27 Febbraio 1945.
• Gino Ianni, capitano della XXX Brigata Nera “G. Ferrari”. Caduto il 26 Febbraio 1945.
• Lino Luppi, 19 anni, squadrista della XXX Brigata Nera “G. Ferrari”. Caduto il 26 Febbraio 1945.
• Luigi Sanferino, squadrista della XXX Brigata Nera “G. Ferrari”. Caduto il 26 Febbraio 1945.
• Viktor Smola, maggiore, ispettore per la Gestapo (contrazione di Geheime Staatspolizei ovvero Polizia segreta di Stato) nelle Province di Modena, Parma e Reggio Emilia. Caduto il 26 Febbraio 1945.
• Luigi Spoto, milite della Compagnia “Ordine Pubblico” della Guardia Nazionale Repubblicana di Reggio Emilia. Caduto il 27 Febbraio 1945.
• Franco Volpato, 17 anni, squadrista della XXX Brigata Nera “G. Ferrari”. Caduto il 27 Febbraio 1945.
(*) https://italianiinguerra.wordpress.com/2021/02/27/27-febbraio-1945-battaglia-fra-partigiani-e-brigate-nere-a-fabbrico/ consultato in data 26 Agosto 2023.
Contenuti
- Iscrizioni:
- PULCRUM
ET DECORUM EST
PRO PATRIA MORI
MORELLINI LEO
- BIGATTO -
BOSATELLI LUIGI
- ENZO -
FORONI PIERO
- RATTO -
CORGINI GENESIO
Pannello storico informativo:
In memoria della
Resistenza di Fabbrico
Il contributo di Fabbrico alla Resistenza è
stato di ampio rilievo. Già protagonista
delle lotte antifasciste dei primi anni
Venti, grazie a un forte radicamento delle
organizzazioni operaie e contadine,
questa terra ha visto molti dei suoi citta-
dini aderire alle formazioni partigiane
dopo l’8 settembre del 1943. Oltre a
mettere a disposizione molte case di lati-
tanza e un fitto servizio di staffette, i fab-
bricesi attivi nelle diverse formazioni par-
tigiane furono 213. 178 si arruolarono
nella 77a Brigata SAP, 16 nella 37a GAP, 5
nella 144a Garibaldi, 2 nella 26a Garibal-
di. Di questi, 11 rimasero feriti e 5 cadde-
ro in combattimento. Numerosi furono
gli episodi di sabotaggio e i combatti-
menti, tra cui la nota Battaglia di Fabbri-
co, il 27 Febbraio del 1945. Inquadra il
codice QR per avere più informazioni.
Comune di Fabbrico
ANPI
auser
- Simboli:
- La stella a cinque punte è il simbolo delle Brigate Garibaldi, le formazioni organizzate dal Partito Comunista Italiano a cui appartenevano i tre Caduti partigiani.
Altro
- Osservazioni personali:
- Consultando il prezioso e imprescindibile volume di Nicola Brugnoli e Antonio Canovi "Le pietre dolenti. Dopo la Resistenza: i monumenti civili, il pantheon delle memorie a Reggio Emilia", Istoreco, RS Libri, Reggio Emilia 2000, viene riportata la presenza di altre iscrizioni sul monumento. Al momento della mia visita, nel Settembre 2022, queste non erano presenti.
Tuttavia, per completezza d'informazione, le riporto:
Lato destro (a sud):
QUI
IL 27 – 2 – 1945
DAI PATRIOTI
LA RABBIA NAZIFASCISTA
FU UMILIATA E VITA
Lato sinistro (a nord)
E QUI
NEL PRIMO ANNIVERSARIO
IL POPOLO DI FABBRICO
RICONOSCENTE
VOLLE QUESTO RICORDO
Coordinate Google Maps:
44.8656697, 10.797498