163891 - Monumento agli Internati a Castelfranco Veneto

Il monumento, realizzato interamente in cemento faccia a vista, è costituito da un basamento a gradini, sul quale insiste una stele a due pannelli decorati a mosaico. Dietro alla stele si eleva una grande croce in ferro formata da tante piccole croci, mentre ai piedi della stessa una lastra in cemento lavorato a bocciardatura reca in rilievo un’iscrizione, la dedica. A completare l’opera, poco lontano dai gradini, di fronte ai mosaici, un sasso scolpito che ricorda una conchiglia.  Dietro al monumento si elevano alcuni cipressi.

Posizione

Nazione:
Regione:
Provincia:
Comune:
Frazione:
Indirizzo:
via Borgo Vicenza
CAP:
31033
Latitudine:
45.6716267
Longitudine:
11.917339

Informazioni

Luogo di collocazione:
Interno del cimitero, vicino all'entrata principale, lato ovest
Data di collocazione:
25 aprile 1990 (inaugurazione)
Materiali (Generico):
Pietra, Altro
Materiali (Dettaglio):
Cemento faccia a vista per il basamento, la stele a due pannelli e la lastra con la dedica, ferro per la croce, pietra per il sasso scolpito, vetro per i mosaici
Stato di conservazione:
Buono
Ente preposto alla conservazione:
Comune di Castelfranco Veneto
Notizie e contestualizzazione storica:
Il monumento è dedicato ai 600.000 militari italiani che dopo l'8 Settembre 1943, quando venne reso noto l'armistizio firmato dal governo italiano con le forze angloamericane, furono catturati e deportati nei campi di concentramento tedeschi. Invitati ad aderire alla repubblica di Salò e a continuare la guerra con il fascismo e la Germania nazista, si rifiutarono, nella stragrande maggioranza, di farlo, attuando quella che fu definita la prima resistenza di massa del popolo italiano. Pagarono questa scelta con una "prigionia" fatta di privazioni e sofferenze di ogni tipo: fame, freddo, brutalità, lavoro coatto in condizioni disumane. Furono infatti classificati presto dal regime nazista "Internati Militari Italiani (I.M.I.), non prigionieri di guerra, e così sottratti alla garanzie e alle tutele per costoro previste dalla Convenzione di Ginevra. Anche dopo che furono trasformati in "lavoratori civili", le loro condizioni non cambiarono. Molti morirono, di stenti, malattie e violenze, o per fatti di guerra, nei campi di concentramento tedeschi. I sopravvissuti tornarono spesso segnati anche nel corpo, a causa di acquisite permanenti invalidità o menomazioni, e non pochi morirono entro breve tempo dal rientro in patria.
Voluto dalla sezione A.N.E.I. di Castelfranco Veneto, il monumento è opera di Alessandro Gatto, che lo progettò e disegnò la grande croce, realizzata in ferro battuto dal fabbro Orlando Guagno, e di Angelo Gatto (1923-2016), il padre, pittore e mosaicista, ex internato a Bergen Belsen, che ideò e realizzò, con la collaborazione del figlio Vincenzo, i mosaici che decorano i pannelli in cemento, e diresse i lavori. Il sasso scolpito posto di fronte ai mosaici è opera dello scultore Gianpaolo Salviato. L'inaugurazione ebbe luogo il 25 Aprile 1990, in contestualità con le celebrazioni del 45° anniversario della Liberazione. Alla presenza di Autorità civili e militari, delle Associazioni Combattentistiche e d'Arma e delle crocerossine, Monsignor Mario Leonardi, dopo averlo benedetto, celebrò la Messa al monumento.

Contenuti

Iscrizioni:
La lastra in cemento posta ai piedi dei due pannelli reca la seguente iscrizione:
AI SEICENTOMILA ITALIANI / PROTAGONISTI CONSAPEVOLI E / RESPONSABILI DELLA PRIMA / RESISTENZA DI MASSA DEL / POPOLO ITALIANO CHE DOPO / GLI AVVENIMENTI STORICI / DEL 1943 SOFFERSERO E IN / MOLTI MORIRONO NEI CAMPI DI / CONCENTRAMENTO TEDESCHI
Simboli:
Nella parte superiore del pannello di sinistra c'è il logo dell'A.N.E.I. (Associazione Nazionale Ex Internati), realizzato a mosaico da Vincenzo Gatto.

Altro

Osservazioni personali:
I mosaici
Il contrasto tra la materia grezza dei pannelli e la preziosità delle tessere di vetro policrome è stato cercato e, unitamente all'incavo attorno ai mosaici, suggerisce una sorta di nobile incastonatura.
Nel pannello di sinistra l'artista, Angelo Gatto, rappresenta una sintesi di quella che è stata anche la sua esperienza di internato: raffigura infatti una "marcia" di prigionieri, resi scheletrici dai patimenti e dalla fame, nel campo di concentramento, del quale si scorge una torretta di guardia e del filo spinato.
Nel pannello di destra è rappresentata l'ascensione delle anime dei prigionieri, per raffigurare le quali l'artista ha usato una gamma di tessere di vetro tutte trasparenti. Col tempo alcune di queste tessere hanno purtroppo mutato il loro colore e si è reso necessario procedere a un restauro, realizzato dagli artisti stessi. L'alta croce in ferro battuto che svetta tra i due mosaici, formata da tante croci più piccole, è la rappresentazione simbolica del sacrificio di molti degli Internati Militari; con la sua verticalità e leggerezza offre l'idea dell'ascesa in cielo delle anime di questi defunti.
Il sasso scolpito posto di fronte ai mosaici, che pare aprirsi come una conchiglia o un fiore che sboccia, è un' inno di speranza, sembra dire che anche laddove ci appare solo morte può nascere la vita.
Il cartone realizzato dal maestro Angelo Gatto per il mosaico nel pannello di sinistra è conservato presso il Museo Nazionale dell'Internamento di Padova.

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