257000 - Monumento ai Caduti di Gaggi (ME) nella Grande Guerra

Il Monumento ai Caduti di Gaggi è dedicato agli “eroi kaggesi”, morti nella Grande Guerra. E’ formato da un basamento a forma di parallelepipedo sui cui lati  vi sono due bassorilievi: a destra, una scena bellica con due fanti, uno in piedi con elmetto e fucile, l’altro inginocchiato; a sinistra, due figure maschili, una in piedi col fascio littorio e una a mezzobusto. Sul basamento è collocata una statua personificazione della Vittoria alata nell’atto di incedere, essa ha seno scoperto ed è vestita all’antica, tiene il braccio destro sollevato, con il dorso della mano poggiato sul capo e la mano sinistra benedicente, col palmo rivolto all’osservatore. Il monumento è racchiuso all’interno di un’aiuola delimitata da pilastrini e catenella.

Posizione

Nazione:
Regione:
Provincia:
Comune:
Frazione:
Indirizzo:
Piazza Municipio
CAP:
98030
Latitudine:
37.8614944
Longitudine:
15.2201521

Informazioni

Luogo di collocazione:
Aiuola lato strada
Data di collocazione:
1936 (documentato)
Materiali (Generico):
Pietra, Altro
Materiali (Dettaglio):
Statua in pietra calcarea scolpita
Basamento, aiuola in calcestruzzo
Recinzione in ferro
Stato di conservazione:
Sufficiente
Ente preposto alla conservazione:
Comune di Gaggi
Notizie e contestualizzazione storica:
L'opera è stata realizzata dallo scultore siciliano Giuseppe Mazzullo che, nel 1936, con questo monumento, considerato la sua prima opera su commissione, vinse il concorso alla Quadriennale di Roma. L'autore si discosta, decisamente, dagli stilemi dell’”arte di regime”, ormai così ampiamente diffusi. La scultura ha un diretto riferimento al Monumento ai caduti di Viareggio di Domenico Rambelli ( Il Seminatore e i fanti di terra e di mare) e al Monumento ai caduti di Brisighella (Fante che dorme).
Come risulta dall’iscrizione che si trova sul retro del basamento, l’epigrafe dedicatoria è tratta da uno scritto di Mussolini (“Popolo d’Italia”, 4 novembre 1918) il cui nome è stato abraso in epoca imprecisata.
NOTIZIE SULLO SCULTORE GIUSEPPE MAZZULLO
Nacque a Graniti (in provincia di Messina) il 15 febbraio 1913 da Rosario Marzullo, capomastro, e da Giovanna Malita. I postumi di una brutta caduta gli impedirono di seguire le orme paterne; frequentò le scuole elementari e andò a bottega da un sarto che, nel 1923, seguì a Taormina. Si spostò poi a Roma, dove studiò per breve tempo alla scuola serale di nudo dell’Accademia inglese. Nel 1930 si iscrisse alla scuola di scultura dell’Accademia di belle arti di Perugia, dove si esercitò nel disegno dall’antico e dove, nel 1931, decise di cambiare il proprio cognome da Marzullo in Mazzullo. Tornato in Sicilia, incentrò la propria ricerca sul disegno dal vero: lo studio dei valori chiaroscurali rivelava già la ricerca del tutto tondo, che nel 1933 prese forma nella Pazza (cera, bronzo: Messina, collezione Racchiusa), inviata nel 1935 alla II Quadriennale nazionale d’arte di Roma. Risalgono a questi anni le prime commissioni pubbliche: i monumenti ai Caduti in guerra di Francavilla di Sicilia e di Gaggi (1936 circa), nonché il superamento, insieme con Mirko Basaldella, Pietro Ruggeri e Oddo Aliventi, del concorso per i bassorilievi in marmo destinati ai palazzi dell’INPS (Istituto nazionale previdenza sociale) all’E42 di Roma. Roma contro Cartagine fu il tema del suo bozzetto, scolpito in marmo nel 1941 a Carrara, dove il M. conobbe A. Martini, che fu un punto di riferimento della sua ricerca plastica. Con il bassorilievo Maternità e infanzia (Faenza, Museo internazionale della ceramica), vinse nel 1942 il IV concorso nazionale della ceramica. Nel frattempo, nominato professore di plastica all’Istituto d’arte di Roma, il M. si era trasferito nella capitale, partecipando nel 1939 con due disegni alla III Quadriennale nazionale d’arte. Durante l’occupazione tedesca e nel dopoguerra la sua casa di via Sabazio, n. 34, divenne un importante punto d’incontro per artisti, poeti e critici d’arte. Egli approfondì una più articolata visione spaziale e dinamica della figura umana attraverso la sperimentazione di materiali diversi, come il legno e la pietra. Ottenuta nel 1959 la cattedra di scultura all’Accademia di Roma, avviò negli anni Sessanta un’intensa ricerca che lo portò a creazioni anche in rame. Nel 1967 gli fu conferita la medaglia d’oro del Senato della Repubblica per il Busto di B. Croce. Nella seconda metà degli anni Settanta, quando più frequenti si fecero i soggiorni a Graniti, nacque un nuovo ciclo di lavori in pietra lavica e in granito. Assecondando la durezza di queste materie, le sculture acquistarono profili geometrici e stilizzazioni quasi astratte, memori della scomposizione cubista (Monumento a Salvatore Pugliatti, 1977: Messina, Grande Camposanto), ma anche della scultura romanica o egizia, come mostrano le quindici solenni sculture realizzate a Fiumefreddo dopo il 1973. Cinque di queste furono esposte nel 1977 alla Camera di commercio di Messina. Morì a Taormina il 25 agosto 1988.
NOTIZIE SUI CADUTI
Grado : SOLDATO
COGNOME : BACIOCCHI
NOME : GIUSEPPE
LUOGO DELLA MORTE (O DI ESUMAZIONE) : RAVNA SUP. ( CADUTO A CAPORETTO)
DATA DI MORTE : 04/05/1916
ARMA CORPO E REPARTO : 3 FANT.
TOMBA/LOCULO : 192
FILA/GRADONE : 6
RIQUADRO/CAMPO : SUPERIORE
Pagina Registro : 20
Grado : Caporale
COGNOME : RAGONESI
NOME : Paolo
LUOGO DELLA MORTE (O DI ESUMAZIONE) : Mira
DATA DI MORTE : 28/10/1918
ARMA CORPO E REPARTO : 1 Genio
TOMBA/LOCULO : 14035
ANNOTAZIONI : mod. Fg.n. 00004328 del 01/04/2014

Contenuti

Iscrizioni:
Epigrafe incisa sul basamento in posizione frontale:
QUESTI SPIRITI / INVISIBILI MA ONNIPRESENTI / HANNO TRACCIATO LA STRADA / E SEGNATA LA META
Epigrafe dedicatoria sul retro del basamento:
EROI KAGGESI
(elenco caduti da sinistra a destra):
TENENTE TURRISI SALVATORE
SOLDATO ALIBRANDI VINCENZO
ANASTASI FRANCESCO
BACIOCCHI GIUSEPPE
CASTORINA ANTONINO
CARUFI VINCENZO
MANNINO FILIPPO
MANNINO ERMINIO
SOLDATO PAFUMI DOMENICO
PALUMBO NUNZIO
PATANÈ GIOVANNI
RAGONESI PAOLO
SANTORO SEBASTIANO
SCAVELLO ALFIO
STRANO ANGELO
TADDUNI ANDREA
TOMARCHIO LEONARDO
CAP. M. CALÌ SALVATORE

Simboli:
Statua: allegoria della Vittoria alata
Fascio littorio: simbolo del fascismo. Consisteva in un fascio di verghe legati intorno a una scure che venivano portati come simbolo dell'autorità magisteriale e sacerdotale nell'antica Roma. Avevano un posto di rilievo in importanti cerimonie amministrative e processioni pubbliche come i trionfi. Vennero adottati come simbolo in culture successive per rappresentare l'ordine ed il potere attraverso l'unione, notoriamente dal movimento fascista nell'Italia del XX secolo d.C. I fasci littori sono ancora oggi visibili in molti contesti ufficiali quale simbolo dei principi repubblicani, per esempio nella Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti d'America e sulla copertina dei passaporti dei cittadini francesi.

Altro

Osservazioni personali:
Bibliografia
L.Giacobbe, Memorie della Grande Guerra, ed. Di Nicolò, 2016
Sitografia
https://www.treccani.it/enciclopedia/giuseppe-mazzullo_%28Dizionario-Biografico%29/
https://www.worldhistory.org/trans/it/1-14743/fasci-littori/
www.cadutigrandeguerra.net

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