202202 - Monumento ai Caduti di tutte le guerre – Frosinone

Il Monumento ai Caduti di tutte le guerre, collocato ad eterna memoria nel 1977, ad opera dell’artista Umberto Mastroianni, si presenta come una enorme macchina bellica quadrangolare dalle dimensioni di metri dodici per quindici e dal peso di quattrocento tonnellate, issata su un basamento di cemento armato. E’ realizzata in acciaio assunto allo stato di lamiera, materiale che richiama la consistenza delle armi belliche del Novecento ed allude alla loro caducità. Lo sviluppo dell’opera è aperto verso l’alto con una serie di cilindri cavi, allegorie dei cannoni puntati, nelle guerre, verso un’umanità dolente. L’acciaio in lamiera si modella nell’opera come una materia plastica, producendo una serie di ingranaggi, bracci, bulloni, meccanismi e raccordi e componendo una armonica e vibrante  dinamica interna che richiama la funzione del mitragliamento. L’opera, immessa senza alcuna protezione nel contesto espositivo “en plein air”, è volutamente abbandonata all’azione corrosiva del tempo, che la colora in virtù della fiorita dell’ossido bruno e la consegna al suo naturale deterioramento nel processo di ossidazione. L’insistenza maniacale dei plessi scultorei rotondeggianti richiama nel Monumento lo schema circolare dell’ “Eterno Ritorno dell’identico” come una metafora che ammonisce sulla nefasta  possibilità della perpetuazione della guerra tra gli uomini.

Posizione

Nazione:
Regione:
Provincia:
Comune:
Frazione:
Indirizzo:
Viale Mazzini
CAP:
03100
Latitudine:
41.637327812703
Longitudine:
13.350620253998

Informazioni

Luogo di collocazione:
Area verde, curvone di viale Mazzini.
Data di collocazione:
11 Dicembre 1977
Materiali (Generico):
Laterizio, Altro
Materiali (Dettaglio):
Il basamento del Monumento è realizzato con cemento armato, La macchina bellica è realizzata in lamiera di acciaio.
Stato di conservazione:
Sufficiente
Ente preposto alla conservazione:
Comune di Frosinone
Notizie e contestualizzazione storica:
Il Monumento ai Caduti di tutte le guerre fu commissionato dall’Amministrazione Comunale di Frosinone all’artista Umberto Mastroianni nel 1971 e dopo una lunga elaborazione ideativa ed un complesso assemblaggio delle componenti in acciaio ferroso, vide la sua collocazione l'undici dicembre 1976 presso il luogo dove ancora oggi si trova. Un luogo non casuale, ricco di suggestioni, poiché in Viale Mazzini si compì la fucilazione di tre martiri toscani: Giorgio Grassi, Luigi Lavacchini e Pier Luigi Banchi avvenuta alle ore dodici del sei gennaio 1944, quando i giovani disertori, chiamati alle armi dal generale Graziani, della Repubblica Sociale Italiana, si unirono ai partigiani frusinati in una lotta comune e furono sacrificati in un eccidio efferato. L’artista tuttavia, aveva caldeggiato per la sua gigantesca macchina bellica una esposizione all’aperto ed in un punto della città al limitare tra la zona alta e quella bassa, eretta su un piedistallo che avrebbe dovuto richiamare l’azione di un imminente cannoneggiamento rivolto al cielo. La posizione liminare, da un terrazzamento del Piazzale Vittorio Veneto ne avrebbe assicurato - nelle intenzioni dell’autore - la completa visibilità nelle colline antistanti e in ogni angolo della città, onde eternare un ricordo perpetuo e duraturo del sacrilegio di tutte le guerre. Il costo eccessivo stimato per una simile collocazione, fece convergere la scelta verso la soluzione di Viale Mazzini, aprendo una serie di polemiche e diatribe non ancora concluse. Numerosi nodi teorici si legano intorno alle scelte operate da Mastroianni nella sua realizzazione, coerenti con il suo stile, con la sua poetica artistica e con il suo impegno di vita a favore della libertà, maturato negli anni della Liberazione italiana e rispecchiantesi nelle sue opere al punto di ammantarle dell’aura “poetica della Resistenza” come ebbe a riconoscere lo storico dell’arte Carlo Giulio Argan. Innanzitutto l’idea di una immensa macchina bellica in potenza di cannoneggiamento, a richiamare il fragore devastante delle armi e la potenza soccombente a cui esse destinano l’umanità. In secondo luogo la scelta del materiale, suscettibile di deterioramento e di caducità, a richiamare l’aspetto transeunte del potere delle armi e il dominio del tempo. In terzo luogo l’elemento concettuale legato alla ricorrenza degli elementi circolari nell’opera, a richiamare il rischio estremo e tragico di un “Eterno ritorno” e di una perpetuazione del sacrificio imposto da tutte le guerre nelle vite degli uomini. Tali nodi teorici incarnavano esattamente le allusioni e il contesto nel quale la committenza aveva esperito le due guerre mondiali. Ricordare gli orrori della guerra, in particolare della seconda guerra mondiale che aveva visto la tragedia dei bombardamenti della città e vissuto l’estraniamento di un caos violento, di eccidi e di sopraffazioni dovuti alla ritirata dei tedeschi occupanti, dopo lo sfondamento della linea Gustav nella vicina Cassino. Il Cannone “metafisico” di Mastroianni stringeva in un groviglio di simboli tutto questo, destinato a diventare una inquietante testimonianza dell’iniquità, del transeunte e del rischio perenne. Frosinone aveva subìto di fatto un costante cannoneggiamento dall’undici settembre del 1943 fino al maggio del 1944, tanto che all’entrata delle truppe alleate in città il trentun maggio la città offriva il suo volto spettrale di deserto e rovine. Tale destino di miseria e di morte valse al riconoscimento della medaglia di bronzo al merito civile con la seguente motivazione: “Frosinone, città semidistrutta dai ripetuti combattimenti subiti durante la seconda guerra mondiale, presto risorta dalle sue rovine per le virtù civili e la laboriosità dei suoi cittadini. Frosinone, 26 novembre 2004”. Ai piedi del Monumento di Mastroianni fu deposto ciò che restava di una Lapide in onore dei Caduti della prima guerra mondiale distrutta dai bombardamenti, per enfatizzare il tratto di continuità tra il primo ed il secondo conflitto. Le incisioni dei nomi dei soldati erose e rese illeggibili dai danni di un’altra guerra ancor più crudele, che aveva distrutto la memoria e la traccia di uomini e cose. La Lapide era parte integrante di un Monumento apposto nei pressi della Prefettura, in zona centrale della città, opera di Cesare Bazzani, inaugurato nel 1924 alla presenza del re Vittorio Emanuele III e tuttora presente accanto all’opera di Mastroianni. L’intero complesso monumentale fortemente consunto dall’ossidazione voluta dallo stesso autore come simbolo dalla caducità, è stato sottoposto tra il 2014 ed il 2015 ad un opera di restauro che, arrestando il processo di corrosione in atto, lo ha in un certo senso cristallizzato, al fine di valorizzare l’attualità espressiva dell’acciaio in lamiera.

Contenuti

Iscrizioni:
Targa vicina al monumento:
MONUMENTO AI CADUTI DI TUTTE LE GUERRE
Simboli:
L'intero monumento rappresenta la simbologia del Cannone da guerra.

Altro

Osservazioni personali:
Nel Monumento non sono presenti iscrizioni. Solo una targa vicina in stato precario di stabilità ricorda: "Monumento ai Caduti di tutte le guerre". I resti della Lapide del 1924 collocata in prossimità dell'Opera risultano illeggibili.

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