260810 - Monumento ai Parigiani fucilati a Barzio ed ai Caduti sui monti – Barzio (LC)

I Partigiani fucilati a Barzio
Questa Pietra della Memoria dà risalto principalmente a quanto avvenne il giorno 31 dicembre 1944, quando, lungo il muro di cinta del Cimitero di Barzio dal lato di via Robiasca dove è collocato il Monumento, le Brigate Nere fucilarono 10 Partigiani della Brigata F.lli Rosselli. Un undicesimo Partigiano fu falciato durante un tentativo di fuga, quando il Gruppo veniva caricato sui camion per essere portato verso il luogo dove poi i suoi componenti sarebbero stati barbaramente uccisi.

Antefatto
Il 30 dicembre 1944 presso il Baitone della Pianca, località situata in Valsassina, vennero catturati dal 1° btg. Mobile della Brigata Nera “Cesare Rodini” di Como 36 partigiani. Alcuni facevano parte della 55a brg. F.lli Rosselli, altri della 86a brg. Giorgio Issel, più un radiotelegrafista inglese ed una interprete austriaca.
Vennero tutti condotti, in colonna e legati con filo elettrico, a Introbio, tutti tranne Franco Carrara, “Walter”, partigiano della Issel, il quale tentò la fuga ma venne ucciso nel prato antistante la baita.
Il giorno dopo, 31 dicembre, anche “Mina” (Leopoldo Scalcini) tentò la fuga, mentre il gruppo veniva caricato su due camion e fu ucciso a sua volta, ma comunque trasportato a Barzio dove, davanti al cimitero, vennero fucilati dieci partigiani, e altri tre furono fucilati a Maggio (LC).

I Caduti sui Monti
Tra il 20 ed il 21 febbraio 1944, in due baite della Valsassina cinque civili che collaboravano con i partigiani furono presi con l’inganno da una banda di fascisti in due episodi distinti. I primi tre furono fucilati, i due del giorno successivo assassinati sul posto, insieme ad un terzo che però sopravvisse.
Un sesto, fu preso a Maggio (LC) a dicembre del ’44 ed anch’egli fucilato.

Il monumento
Il monumento è una piccola aiuola posta contro il muro in pietra e mattoni del Cimitero di Barzio. E’ composto da un cippo in pietra e malta, a forma irregolarmente piramidale. Sul cippo è posto un incensiere in bronzo e di fronte ha incastonata una formella in bronzo che rappresenta una pietà: una madre che sorregge il figlio morto, in divisa da soldato.
Dietro il cippo si evidenziano tre lastre in marmo con scritte rosse, due laterali poste in posizione verticale e una centrale, in orizzontale.

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Posizione

Nazione:
Regione:
Provincia:
Comune:
Frazione:
Cimitero
Indirizzo:
Via Robiasca, 14
CAP:
23816
Latitudine:
45.949541011873
Longitudine:
9.4677580335805

Informazioni

Luogo di collocazione:
Lungo il muro del Cimitero, nel luogo dove furono fucilati i partigiani.
Data di collocazione:
Informazione non reperita
Materiali (Generico):
Bronzo, Laterizio, Marmo, Altro
Materiali (Dettaglio):
La lastra di sinistra è in marmo bianco, incastonata in una lastra più grande in pietra scura che funge da cornice. Ha sulla sommità una sporgenza in forma di mensola/altarino. Sotto la mensola una croce è incisa nella pietra, di colore rosso. Al fondo della lastra è incisa una croce italica, in rosso anch'essa, come gli scritti sulla lastra. Altezza totale della pietra, 1,5 metri circa.
La lastra centrale è in marmo verdino, con scritte incise e ripassate in rosso.
La lastra di destra è in marmo grigio, con evidenti venature. Anche queste scritte sono incise e ripassate in rosso.
Il cippo è in pietre cementate in forma simil-piramidale, molto grezzo come una montagna impervia. In cima è presente un incensiere in bronzo, che poggia su tre gambe ed è sormontata da una croce. Il manufatto è finemente cesellato, ha un coperchio con lavorazioni a raggiera, croci e figure a raggiera alternate tutt’intorno con piccole aperture. Una catenella gira intorno.
Sul fronte del cippo è incastonata una formella in bronzo che rappresenta la Pietà, una madre velata che sorregge un figlio in divisa da soldato.
Stato di conservazione:
Buono
Ente preposto alla conservazione:
Amministrazione comunale di Barzio
Notizie e contestualizzazione storica:
La 55ª Brigata Garibaldi "Fratelli Rosselli" fu una brigata partigiana nata ufficialmente il 2 settembre 1944 che operò nella Valsassina e nella Bassa Valtellina. La Brigata partigiana fece parte della 2ª Divisione d'Assalto Garibaldina Lombardia insieme ad altre 2 formazioni partigiane: la 86ª Brigata Issel e la 89ª Brigata Poletti.
La brigata effettuava varie azioni contro i presidi fascisti della zona, tra cui attacchi contro le caserme di Ballabio e Colico, fino quasi a far diventare la Valsassina una zona libera. I nazi-fascisti non tollerarono questa situazione e così, ai primi di ottobre del 1944, lanciarono una grande operazione di rastrellamento con l'intenzione di distruggere, bruciare rifugi e alpeggi e rompere con il terrore il filo di solidarietà che legava le formazioni partigiane alla popolazione.
Il ciclo delle operazioni di rastrellamento in Valsassina raggiunse il suo culmine nell’inverno 1944. Il 30 dicembre, la prima compagnia del 1° battaglione mobile dell’XI Brigata nera “Cesare Rodini” di Como, al comando del Maggiore Mario Noseda, bloccò ogni via di accesso al baitone della Pianca, sotto Culmine San Pietro, a cavallo tra Morterone (Lecco) e la Val Taleggio (Bergamo). Nelle prime ore del mattino entrarono nella baita, sorprendendo 34 partigiani. Non venne sparato un colpo, i partigiani vennero allineati all’esterno. Qui Franco Carrara, “Walter”, comandante di un gruppo di partigiani della ex brigata 86° Issel, ora passati con la 55° Rosselli, tentò una fuga disperata, ma venne immediatamente ucciso dai militi, e lasciato nella neve. Tutti gli altri partigiani vennero legati con il filo elettrico usato per la ricetrasmittente, ed in colonna furono portati a Introbio. Qui vennero sottoposti a interrogatorio e il giorno successivo furono caricati su due camion, tra cui anche il comandante “Mina” (Leopoldo Scalcini). “Mina” fu ucciso durante il viaggio da Introbio a Barzio a seguito di un disperato tentativo di mettersi in salvo. Dieci partigiani vennero fucilati davanti al cimitero di Barzio, mentre stava accorrendo il parroco. I corpi dei partigiani, spogliati delle scarpe, degli indumenti e senza alcun segno di riconoscimento furono sepolti in un’unica fossa. I camion ripartirono e si diressero verso Maggio, dove altri tre partigiani (Beltramelli, Rocco e Ronchetti) vennero fatti sfilare tra le case e poi fucilati dalle Brigate Nere al cimitero. Un convoglio proseguì poi per Como dove i restanti partigiani vennero in seguito tradotti a Milano nel carcere di San Vittore, e da lì alcuni furono poi deportati.

Per quanto riguarda i sei “Caduti sui nostri Monti per la Libertà, Febbraio 1944”, lastra centrale, si tratta di civili che collaboravano con i Partigiani.
Il 20 febbraio, Cesare Valsecchi, Eufrasio Molteni ed Eraldo Cavestri furono fucilati da un gruppo di fascisti. Scesi in Valtorta probabilmente alla ricerca di viveri, essi incapparono nella banda che stava girando in zona alla caccia di partigiani e di renitenti alla leva. I tre furono presi mentre erano a dormire in una locanda di Valtorta e furono trascinati alle baite di Sciaresola, dove furono fucilati.
Il giorno dopo, 21 febbraio, Carlo Amanti e Giovanni Gargenti caddero nell’Imboscata alla baita della Pesciola ai Piani di Bobbio. Lì i fascisti, la stessa banda che il giorno prima aveva assassinato i tre alle baite di Sciaresola, spacciandosi per partigiani, catturarono Carlo Amanti, Giovanni Gargenti, e Natale Arrigoni, freddando i primi due a colpi di pistola e fucili e pugnalando il terzo, unico superstite perché creduto morto. Le tre vittime dell’imboscata stavano portando medicinali e alimenti ai partigiani in montagna, impegnati ad aiutare ex prigionieri in fuga verso la Svizzera.
Pezzati Oreste, il 19 dicembre 1944 venne fatto scendere a Maggio dalla corriera proveniente da Lecco, e fu barbaramente ucciso dai repubblichini.

Cenni biografici dei Partigiani qui nominati:
1. Battaglia Carlo, nato il 20 ottobre a Milano, partigiano dal 15 giugno 1944. Fucilato a Barzio il 31 dicembre 1944;
2. Beltramelli Felice, nato a Lenna (Bergamo) l’11 dicembre 1912, operaio della Dalmine, opera con i gruppi antifascisti della fabbrica. Sospettato sale in montagna. Fucilato a Maggio il 31 dicembre 1944;
3. Carrara Franco, nato il 3 agosto 1920 ad Albino (Bergamo), partigiano dell’86° Brigata Issel, ucciso al Baitone della Pianca, il 30 dicembre 1944;
4. Esposto Giuseppe, nato il 18 gennaio 1923 ad Ancona. Partigiano della 55° Brigata Garibaldi “F.lli Rosselli”. Fucilato a Barzio il 31 dicembre 1944;
5. Figini Costantino, nato il 10 ottobre 1918 a Lecco. Partigiano della55° Brigata Garibaldi “F.lli Rosselli”. Fucilato a Barzio il 31 dicembre 1944;
6. Galli Renzo, nato il 17 settembre a Calolziocorte (Lecco). 55° Brigata Garibaldi “F.lli Rosselli”. Fucilato a Barzio il 31 dicembre 1944;
7. Ganzinelli Giancarlo, nato il 28 aprile 1925 a Forlì. 55° Brigata Garibaldi “F.lli Rosselli”. Fucilato a Barzio il 31 dicembre 1944;
8. Lombardo Rocco nato l’8 maggio 1923 a Butera (Lecco). 55° Brigata Garibaldi “F.lli Rosselli”. Fucilato a Maggio il 31 dicembre 1944;
9. Milocco Licinio, nato il 12 febbraio 1923 a Isola d’Istria (ora Slovenia). 55° Brigata Garibaldi “F.lli Rosselli”. Fucilato a Barzio il 31 dicembre 1944;
10. Pallavicini Mario, nato il 24 dicembre 1921 a Monza. Partigiano dell’86° Brigata “Issel””. Fucilato a Barzio il 31 dicembre 1944;
11. Pennati Giuseppe, nato il 5 settembre a Cinisello Balsamo (Milano). Partigiano della55° Brigata Garibaldi “F.lli Rosselli”. Fucilato a Barzio il 31 dicembre 1944;
12. Perotto Silvio, nato il 2 marzo 1924 a Domcevrin (Francia). Partigiano della 55° Brigata Garibaldi “F.lli Rosselli”. Fucilato a Barzio il 31 dicembre 1944;
13. Ronchetti Augusto, nato a Lecco il 20 febbraio 1925. 55° Brigata Garibaldi “F.lli Rosselli”. Fucilato a Maggio il 31 dicembre 1944;
14. Scalcini Leopoldo (“Mina”), nato a Colico (Lecco) nel 1911. Capitano di artiglieria, non rientra dopo l’8 settembre e sale in montagna, dove di aggrega con un gruppo di uomini (la banda Mina) alla brigata “Carlo Marx”. Entrerà poi nella 55° Brigata “F.lli Rosselli”, fin dalla sua costituzione. Fucilato a Barzio il 31 dicembre 1944;
15. Sordo Remo nato il 13 dicembre 1912 a Borgo Valsugana (Trento). Dopo l’8 settembre 1943, organizza le prime bande sui Corni di Canzo. Catturato nel dicembre del ’43 riesce a fuggire dal carcere di Como. Partigiano della 55° Brigata Garibaldi “F.lli Rosselli”, viene fucilato a Barzio il 31 dicembre 1944.

Contenuti

Iscrizioni:
Lastra sinistra:
CONTRO
QVESTA SACRA CINTA
FURONO FVCILATI
DA LORO FRATELLI
UNDICI PATRIOTI
CHE SI ERANO CONSACRATI
ALLA CAUSA DELLA LIBERTA'
ITALIANI CONTRO ITALIANI
CHE IL CIELO DI BARZIO
NON VEDA MAI PIV'
SIMILI ORRORI

Lastra destra:
IL 31-12-1944
VITTIME DI SICARI E DELATORI
CADEVANO STRAZIATI
I PARTIGIANI DELLA ROSSELLI
SCALCINI POLDO (MINA)
GANZINELLI GIANNI
BATTAGLIA CARLO
FIGINI TINO
MILOCCO LICINIO
PERROTTO SILVIO
SORDO REMO (PORTA)
PENNATI GIUSEPPE
ESPOSTO GIUSEPPE
PALLAVICINI MARIO
GALLI RENZO

Lastra centrale:
CADUTI SUI NOSTRI MONTI
PER LA LIBERTA'
FEBBRAIO 1944
AMANTI CARLO
GARGENTI GIOVANNI
VALSECCHI CESARE
MOLTENI EUFRASIO
PEZZATI ORESTE
CAVESTRI ERALDO MILANO
Simboli:
Sulla pietra di sinistra è incisa una stella a cinque punte. La Stella d'Italia, conosciuta popolarmente come Stellone, è una stella bianca a cinque punte che da molti secoli rappresenta la terra italiana. Qui è rossa, come rosse sono tutte le scritte, forse a rappresentare il sangue versato, italiani contro italiani.
L'incensiere in bronzo collocato sopra il cippo, rappresenta la fiamma della libertà e della speranza.
La formella in bronzo, posta sul cippo, ritrae una madre che sorregge il figlio morto, vestito da soldato.

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