219104 - Monumento alle vittime dell'”Arandora Star” – Bollengo (TO)

Il monumento a colonna di Bollengo, paese canavesano a ridosso della serra morenica che segna il confine tra eporediese e biellese, ricorda la tragedia dell’affondamento del transatlantico britannico “Arandora Star”, nella quale perirono 865 persone tra cui 446 civili italiani, di tutte le estrazioni sociali e con una età compresa tra i 16 e i 68 anni.

Il monumento, inaugurato nell’80° anniversario del tragico evento, alla stessa ora in cui la nave si inabissava, colpita nell’Atlantico settentrionale il 2 Luglio del 1940 alle sei del mattino dai siluri del sommergibile tedesco U-47, è posto in memoria delle nove vittime bollenghesi. Riproduce in ceramica policroma di Castellamonte uno dei fumaioli della nave, la cui base è simbolicamente avvolta nei flutti dell’oceano.

All’epoca dell’affondamento la notizia fu quasi del tutto ignorata. Rimase poi nell’oblio nei decenni successivi e solo dall’inizio degli anni duemila ha iniziato a riaffiorare, con pubblicazioni di libri, posa di lapidi e monumenti, commemorazioni istituzionali ed anche articoli sulla stampa italiana. La memoria della tragedia dell'”Arandora Star” è ora monumento alle sue vittime innocenti e monito verso l’assurdità della guerra.

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Posizione

Nazione:
Regione:
Provincia:
Comune:
Frazione:
Indirizzo:
Via delle Scuole, 2
CAP:
10012
Latitudine:
45.470869095932
Longitudine:
7.9476048759592

Informazioni

Luogo di collocazione:
Area verde
Data di collocazione:
2 Luglio 2020
Materiali (Generico):
Altro
Materiali (Dettaglio):
Ceramica per le sezioni della colonna e gli spicchi del basamento;
acciaio per la fascia inferiore che reca incisi i nomi delle vittime.
Stato di conservazione:
Ottimo
Ente preposto alla conservazione:
Amministrazione Comunale di Bollengo
Notizie e contestualizzazione storica:
La fonte più autorevole di informazioni è il libro "Arandora Star, Dall'oblio alla memoria", nato da una tesi di laurea del 2001 della fiorentina Maria Serena Balestracci, di cui riassumiamo alcuni passaggi.

Il 10 giugno 1940 Mussolini dichiarava guerra a Francia e Gran Bretagna. In pochi giorni il governo inglese pose agli arresti circa 4.000 italiani lì residenti, già in precedenza identificati, molti emigrati anche da parecchi anni e spesso ben integrati nella società britannica. Settecento di loro, stipati sull'"Arandora Star" insieme a molti altri prigionieri tedeschi e austriaci, quasi 500, oltre ai militari di guardia e all'equipaggio inglese, furono destinati alla deportazione in Canada il 1° luglio 1940.

La notizia dell'affondamento, il giorno dopo della partenza, fu praticamente ignorata dai giornali italiani dell'epoca, mentre fu oggetto di qualche articolo su quelli inglesi, sia per la notorietà della nave che per i presunti tumulti scoppiati a bordo tra italiani e tedeschi che cercavano di mettersi in salvo, a discapito dei primi. La vicenda rimase poi nell'oblio per decenni, nonostante il ricordo della tragedia fosse ben vivo in diverse località italiane, che ad inizio '900 erano state zone di emigrazione, primo tra tutti Bardi sulle colline parmensi, sede di un memoriale e del Comitato Vittime dell'"Arandora Star", ma anche in diversi luoghi dell'Inghilterra e dell'Irlanda, sia perchè accolsero le sepolture dei corpi restituiti dal mare a distanza di settimane, sia per la presenza di memoriali dedicati alle vittime.

L'"Arandora Star" era stata fino allo scoppio della guerra un lussuoso transatlantico della compagnia Blue Star Line. Per questo motivo la notizia dell'affondamento sui giornali inglesi era stata data con un qualche rilievo. Sul Times, il 4 luglio 1940 si legge in terza pagina e su due colonne dell'affondamento della nave, con il sottotitolo "1.500 stranieri nemici a bordo. Tedeschi e italiani combattono per le scialuppe". Altri giornali inglesi riportano notizie analoghe, come anche il francese Le Temps.
Sul Corriere della Sera del 4 luglio 1940, l'affondamento del transatlantico è appena citato. L'articolo "Gravissime perdite della marina mercantile inglese", che riporta per intero il comunicato del Comando Supremo tedesco sui successi messi a segno dagli U-Boat, si limita a riferire che "Un altro sommergibile ha silurato ad Occidente del Canale il vapore inglese armato 'Arandora Star' di 15 mila tonnellate."

Leggiamo:
"Ma era veramente di deportazione di fascisti che si trattava, o si volle piuttosto mettere a tacere una storia che poteva mettere in imbarazzo ben tre Paesi?
All'epoca del disastro, infatti, Gran Bretagna, Italia e Germania non avevano alcun interesse a far emergere questa vicenda. Gli inglesi avevano condotto arresti e deportazioni di massa in fretta e avventatezza, senza cioè distinguere tra soggetti pericolosi e innocui padri di famiglia. In più, le autorità inglesi avevano messo questi prigionieri su una nave senza scorta e senza il contrassegno della Croce Rossa, che avrebbe permesso di identificare l'"Arandora Star" come nave di prigionieri. I tedeschi avevano commesso l'imperdonabile errore di affondare una nave piena di civili tedeschi e italiani. Gli italiani, alleati con i tedeschi, erano probabilmente reticenti ad ammettere un numero così alto di vittime. Inoltre, la posizione dell'Italia sulla scena internazionale subito dopo la guerra era estremamente fragile e il Governo si sentiva in debito verso gli Alleati che avevano salvato il paese dall'occupazione tedesca, perciò non si sarebbe mai permesso di chiedere alla Gran Bretagna spiegazioni sui tanti italiani morti sull'"Arandora Star", o su come fossero stati trattati i prigionieri e gli internati italiani nel 1940. Non bisogna dimenticare che in fondo era stato Mussolini a dichiarare guerra alla Gran Bretagna. Diversi gradi di censura in tutti e tre i paesi contribuirono a far sì che questa tragica storia venisse dimenticata."

Solo il 30 novembre del 2002, proprio il Corriere della Sera, dopo un silenzio durato 62 anni, tornerà a parlare dell'"Arandora Star", attraverso l'autorevole voce di Gian Antonio Stella che, dopo aver letto il libro di Maria Serena Balestracci, la contatta e scrive di getto il bell'articolo "Arandora Star, urla dal silenzio dell'oceano".
Fonte: "Arandora Star, Dall'oblio alla memoria", Maria Serena Balestracci, testo a fronte in inglese, MUP Editore, 2010.

Tra le altri fonti citiamo: la Community 'Arandora Star National Memorial in Wales', la voce 'Arandora Star' su Wikipedia, l'articolo '2 luglio 1940: la tragedia dell’Arandora Star' su Limes, 02/07/2020, a firma Giovanni Pardi.

Si riporta infine la Dichiarazione del 2 luglio 2020 del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella:
«Il 2 luglio del 1940 affondava l’Arandora Star, la nave britannica carica di internati da deportare in Canada, silurata al largo delle coste irlandesi da un sommergibile tedesco, che l’aveva scambiata per una nave da guerra. Un episodio atroce, non sempre adeguatamente ricordato, nella tragedia immane della guerra, che provocò la morte per affogamento di 865 persone, di cui 446 immigrati italiani, presenti in Inghilterra anche da tempo, ma definiti indesiderati dopo l’entrata in guerra dell’Italia.
A ottant’anni da quel tristissimo avvenimento, desidero commemorare quelle vittime innocenti, esprimendo sentimenti di vicinanza e solidarietà ai loro discendenti. Il ricordo della loro sofferenza costituisce un monito perenne contro le guerre e a favore dell’amicizia e della collaborazione tra i popoli».
Fonte: https://www.quirinale.it/elementi/49634.

Su Pietre della Memoria, alla data di pubblicazione della presente scheda, è già censita anche: 148463 - Lastra ai Caduti nell’affondamento dell’Arandora Star a Pontremoli (MS).
Dovrebbe inoltre essere possibile, anche in futuro, visionare l'elenco aggiornato di tutte le Pietre dedicate a questa vicenda tramite la ricerca sul sito: 'Arandora Star'.

Contenuti

Iscrizioni:
A lettere blu in rilievo (dall'alto in basso):
56° 30' N 10° 38 W
ARANDORA
STAR
2
7
1
9
4
0

Elenco delle Vittime (fascia in acciaio in basso, ripetuto fronte e retro):
AVIGNONE-ROSSA ITALO 12.10.1907
BRAVO FRANCESCO 30.3.1892
CERESA ANTONIO 20.6.1889
CERESA EDOARDO 29.5.1890
CERESA STEFANO 22.5.1900
ROSSETTO FERDINANDO 19.6.1888
STRATTA GIACOMO 07.3.1894
TAPPARO LUIGI 22.10.1898
TEMPIA GIUSEPPE 04.7.1896

Manifattura:
LA Castellamonte
Simboli:
11 stelle gialle a bassorilievo che cingono la sommità della colonna.
Una stella blu in cerchio bianco e fascia rossa, a similitudine dei due fumaioli del transatlantico.
La ceramica blu e bianca del basamento e alla base della colonna simboleggia i flutti del mare in cui le vittime perirono.

Altro

Osservazioni personali:
Ringrazio vivamente per le informazioni ricevute, su un avvenimento a me sconosciuto, la Pro Loco di Bollengo nelle persone del Presidente (e Consigliere comunale) Paolo Cominetto e di Stefania, che a lui mi ha indirizzato.

Per completezza delle informazioni reperite sul luogo, anche se non attinenti alla vicenda dell'Arandora Star, si trascrive di seguito quanto illustrato nel pannello informativo posto a fianco del monumento, realizzato a cura del Comune di Bollengo e dell'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia, Sezione di Ivrea e Basso Canavese.

Personaggi della
RESISTENZA
Questa stele vuole ricordare gli uomini che dettero la loro giovinezza ed il loro sangue per la libertà e la democrazia durante anni di tragedie, di sofferenze, scelte spesso difficili.
A noi tocca oggi ricordare, affinchè la Storia ci sia maestra e consigliera.
Nascita del Movimento partigiano
Il Movimento partigiano nacque dopo l'8 settembre del 1943, quando il generale Badoglio, pur firmando l'Armistizio con gli Alleati, lasciò senza direttive i soldati italiani e la popolazione. La firma dell'Armistizio, al contrario, venne considerata un tradimento dai Tedeschi, i quali invasero la nostra penisola. Nel caos che ne seguì, la gran parte dei militari, non avendo ordini da eseguire sentì confusamente (malgrado anni di condizionamento e propaganda fascista) di non veler stare dalla parte dei Tedeschi: gettarono le divise e raggiunsero chi le proprie case, chi le montagne, dove si formarono le prime bande partigiane, per combattere i nazi-fascisti.
Fra il 1944 ed il '45 vi furono numerosi scontri fra Partigiani e nazi-fascisti, ai quali seguirono imponenti rastrellamenti tedeschi. Molti nostri giovani concittadini diedero un contributo straordinario, anche di sangue, per il successo della guerra partigiana. Ecco la loro storia...
28 maggio 1944 - Bollengo di buon mattino si trova bloccato da alcune compagnie di tedeschi e repubblichini. Vi restano per otto giorni e conducono un rastrellamento sulla Serra per dare la caccia ai Partigiani. Prelevano 15 ostaggi fra i giovani del Paese e li portano ad Ivrea; essi verranno poi rilasciati.
Nel biellese cadono nelle mani dei tedeschi Giovanni Cossavella, perito chimico, e Deodato Hajdokosvkij, poi fucilati a Biella, con altri 19.
Giovanni si era unito ai Partigiani dopo il ritorno dalla campagna di Russia, e le atrocità viste e subite avevano sollevato in lui il suo spirito democratico ed antifascista. [Foto: Giovanni Cossavella]
L'eccidio di Biella
«I nazi-fascisti hanno deciso di fucilare un certo numero di prigionieri. Ma a quegli squadristi non basta ancora sopprimere quelle vite. Vogliono infliggere loro un'ultima sofferenza: decidono di fucilarne quattro alla volta obbligando quelli successivi a calpestare i corpi dei loro compagni a terra, scossi dai tremiti della morte,così che sappiano, quei poveretti, come saranno gli ultimi istanti della loro vita. Poi si avvicina un ufficiale e dà il colpo di grazia a tutti."...
Sulla piazza il quadro è terrificante: 21 ragazzi nassacrati là, sull'asfalto, alcuni raggomitolati su se stessi, altri con la testa o le braccia posate sull'amico. Quanto, quanto sangue! E' mezzogiorno e un violento temporale si scatena sulla città. Il cielo sembra piangere. L'acqua lava quei poveri corpi martoriati.»
«Tanta gente accorre a rendere omaggio a quegli eroi; persone che osservano inorridite, altre che lasciano cadere mazzi di fiori su quei corpi straziati. La gente è muta, attonita. Solo il giorno seguente i corpi verranno rimossi.»
Liberamente tratto da "Quei miei ragazzi" di Carla Valè, infermiera partigiana [Foto: I funerali di Giovanni Cossavella e Deodato Hajdokosvkij a Bollengo]
Settembre 1944 - Monsignor Testore intercede per la liberazione di Dante Pilatone di Bollengo. Mons.Testore sarà molto attivo nella mediazione tra occupanti tedeschi, fascisti e Partigiani e nelle trattative per la resa di fine aprile/maggio 1945.
1° Dicembre 1944 - In una cascina in Albareto vengono uccise a sangue freddo quattro persone: Cossavella Pietro (Fiuli), Gaida Giovanni, Ceresa Rossetto Giuseppe e Bond Michele.
Dal gennaio 1945 fino alla fine della guerra, Bollengo è a più riprese soggetto delle incursioni delle brigate nere e terrorizzato con minacce di rappresaglie. In quelle occasioni gli uomini ed i giovani lasciano il paese. Il 1° febbraio 1945 14 giovani vengono presi in ostaggio e rilasciati alla sera dopo la mediazione del prevosto.
1° maggio 1945 - Angelo Ricca (Stella) "Angeloto", come lo chiamava il capitano Pat Amoore della Missione Inglese Cherokee, cade in una imboscata ad Ivrea insieme a Sergio Pavan.
"Non si può dire quanto Ricca abbia fatto per l'azione partigiana: non vi è lembo di terra biellese o di nostra terra canavesana che egli non abbia calcato con la sua famosa bicicletta. Non vi è formazione partigiana che non lo conoscesse e non lo amasse."
Dalla commemorazione della sua morte da parte della Brigata Mazzini a firma Pinot.
Nel 1973 gli fu conferita la Croce al Valor Militare alla memoria. [Foto: Angelo Ricca]
Così lo descrive Mario Pelizzari nelle sue "Memorie di Alimiro": "A Ricca fu tolta la vita proprio quando l'impresa era compiuta." [Foto: I funerali di Angelo con gli onori militari resi dai compagni partigiani]
Quello stesso giorno Bollengo viene occupato da un reggimento tedesco in ritirata. Alla sera nella Parrocchia di Bollengo si presenta il Comando delle brigate nere di Ivrea per arrendersi agli Alleati.
Il 3 maggio ad Ivrea la resa di tutte le truppe tedesche. La 76^ Brigata Garibaldi si prepara a sfilare per le vie di Ivrea ...
Le conquiste democratiche
Con la fine della guerra si avviò nel Paese un processo democratico che portò alla nascita della Repubblica ed alla Costituzione, nella quale gli ideali che animarono gli uomini della Resistenza vennero espressi nella forma più alta: Libertà, Democrazia, Pace, Giustizia e Solidarietà.
LE DONNE E GLI UOMINI
DI BOLLENGO
impegnati per la RESISTENZA
Anna Maria Cossavella (Mariuccia) in Cossu, Maria e Nina Cossavella (sorelle di Giovanni), Pierina Cossavella, Letizia Lagna Fietta (Nana), Ines Gaglione, Meotto Irene in Marchetto (moglie di Marchetto Giuseppe, che con Alimiro fece saltare il ponte di Ivrea), Pellegrino Giovanna (Penelope), Caterina Pollono (Kate), Elsa Stratta (Lalla).
[Foto: Amos Messori (D'Artagnan), Marchetto Giuseppe (Spirito) e il capitano Pat Amoore a Ivrea nel 1969]
Appice Lorenzo (Drago)
Balestra Battista
Bertodo Ernesto
Borello Silvio (Pino) / Gaida Angelo (Brambilla) / Pilatone Dante
Carucci Ciro / Gaida Eusebio / Pollono Bartolomeo
Cossu Walter (Ammoniaca) / Gaglione Giacomo (Terzi) / Saba Antonio
Cibrario Bert. Guglielmo (Rospo) / Grange Ivo (Lampo) / Seregni Agostino
Cervino Giuseppe (Gep) / Lagna Delio / Stratta Giovanni (Silla)
Ceresa Edoardo (Raffica) / Lanteri Eugenio (Zar) / Stratta Quinto (Caccia)
Chiavari Renato / Marchetto Giuseppe (Spirito) / Stratta Stefano
Clerico Giacomo / Mazzone Carluccio (Droga) / Tansini Aristide (Lino)
Fietta Lagna Francesco (Vento) / Nicola Alfredo / Togni Pietro (Romito)
Gaglione Nerino (Fiorello) / Penna Natale (Galliano) / Trombini Giuseppe (Rovigo)
Gariglio Fulvio (Villa) / Pellegrino Francesco (Dado)
GLI INTERNATI NEI CAMPI
Nati e residenti a Bollengo:
Bravo Luigi / Gaida Giacomo
Ceresa Stefano / Gaida Pietro
Cervino Enrico / Gambone Luigi
Cervino Giuseppe / Gambone Oriano
Cossavella Giovanni / Gauna Attilio
De Stefano Pietro / Tertullo Carlo
Nati altrove e poi qui residenti:
Bartolini Gustavo
Freschetto Prospero
Scanavacca Bruno

Sta a noi continuare la loro opera. Nel riflettere sui valori espressi nella Costituzione, pensiamo a quanto essi siano fragili senza l'impegno continuo di tutti. Per questi motivi ...
... difendiamo la Costituzione da ogni attacco,
facciamola conoscere, realizziamola pienamente.
Nelle sue pagine sta la garanzia del nostro futuro.

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