Posizione
- Nazione:
- Italia
- Indirizzo:
- Via Azzone Visconti
- CAP:
- 20900
- Latitudine:
- 45.581327
- Longitudine:
- 9.27848
Informazioni
- Luogo di collocazione:
- Area verde
- Data di collocazione:
- 18-19/04/2015
- Materiali (Generico):
- Altro
- Materiali (Dettaglio):
- Struttura in ferro
- Stato di conservazione:
- Ottimo
- Ente preposto alla conservazione:
- Informazione non reperita
- Notizie e contestualizzazione storica:
- E' importante ricordare il processo storico che portò all’abbattimento del Fascismo.
Ricordiamo, inoltre, la scelta dei tanti operai e operaie che nel marzo 1943 e nel marzo 1944 scioperarono contro il Regime e contro la prosecuzione del conflitto, sottolineando il contributo che tanti monzesi diedero in quel drammatico frangente, pagando con la deportazione e in tanti casi anche con la morte il prezzo della scelta di schierarsi contro il Regime.
Volevamo ricordare in particolare: Enrico Bracesco e Giuseppe Vismara.
Enrico Bracesco è il padre di Milena Bracesco. Sua figlia si è prestata a noi per la testimonianza di suo padre e sul periodo storico che ha vissuto.
Nato il 10 aprile 1910 a Monza è uno dei personaggi più noti della Resistenza monzese e brianzola a causa della sua antica militanza antifascista, era iscritto al partito comunista clandestino dal 1935, e per le travagliate vicissitudini durante l’attività ribellistica. Già prima dell’8 settembre era segnalato come sobillatore all’interno della Breda V, tanto che il 1 giugno 1943 era stato citato a giudizio dal Tribunale militare territoriale di Milano insieme ad altri cinquanta operai di varie fabbriche per la partecipazione agli scioperi del marzo 1943.
Enrico viene trasportato nel campo di prigionia di Fossoli insieme ad altri 315 tra oppositori, politici e partigiani. Vi rimane fino alla fino di luglio, quando i Nazisti decidono di smantellare il campo. Per Enrico, caricato con altri 306 prigionieri su di un carro bestiame, inizia un durissimo viaggio che lo porterà a Mauthausen il 7 agosto del 1944. All'arrivo Enrico, a causa dell'inabilità dovuta all'amputazione della gamba, viene "selezionato" per il castello di Hartheim, centro di sperimentazione medica nazista legata al terribile e folle progetto Aktion T4 (ricerca dell'eugenia). Nessun prigioniero è uscito vivo da questo lugubre luogo e anche Enrico Bracesco viene ucciso in circostanze sconosciute.
Giuseppe Vismara, invece, lavorava alla fabbrica Hensemberger di Monza, da cui la nostra scuola prende il nome.
Nato il 22 gennaio 1909 a Triuggio. Residente a Monza. Celibe. Apparteneva ad una famiglia dall’antifascismo antico e radicato, coinvolta interamente nella Resistenza. La stessa sorella Maria, operaia della Breda, divenne staffetta prima presso le formazioni della montagna e poi della 108° Brigata sap Garibaldi. Giuseppe partecipò attivamente agli scioperi del marzo del ’44 nella fabbrica dove lavorava, la Hensenberger di Monza; fu arrestato quasi subito il 1 marzo insieme a Valentino Rivolta, entrambi accusati di sabotaggio. Vismara era stato incolpato di avere tolto la corrente alla fabbrica all’inizio dello sciopero. Fu arrestato in casa, di pomeriggio e condotto alla Villa Reale e poi al carcere di Monza 7. Dopo una breve sosta a S.Vittore fu caricato anche lui sul convoglio partito il 4 marzo e arrivato con Rivolta il 13 a Mauthausen dopo aver effettuato una sosta di circa dieci giorni a Reichenau. Fu immatricolato con il numero 57636, schutz, e trasferito prima a Wien Schwechat, poi il 13 luglio nell’altro campo secondario di Wien Floridsdorf e quindi di nuovo ricondotto a Mauthausen il 2 settembre 1944. Giuseppe Vismara morì nel campo centrale il 30 ottobre 1944, alle ore 7.15 secondo la scheda Sir Arolsen.
Materiale reperito da : www.boscodellamemoria.com e dall'intervista a Milena Bracesco.
Contenuti
- Iscrizioni:
- (sulla lastra a fianco)
Opera in ferro saldato di Daniele Napoli dedicati agli scioperanti monzesi deportati nei campi di concentramento e sterminio nazifascisti.
Realizzata nell'aprile del 2015 per il Settantesimo anniversario della Liberazione dal Regime nazifascista, questa installazione rende omaggio alla scelta dei tanti operai e operaie monzesi che nel marzo del 1943 e nel marzo del 1944 scioperarono contro il Regime fascista e contro la prosecuzione del secondo conflitto mondiale. Essi pagarono con la deportazione, e in tanti casi anche con la morte, la scelta di schierarsi contro il Fascismo ma contribuirono in maniera determinante alla nascita e al rafforzamento della Resistenza, allo sviluppo di una diffusa coscienza antifascista nella popolazione, alla sconfitta finale di Mussolini e dei nazisti suoi alleati.
L'installazione a forma di albero è inoltre connessa al futuro sviluppo del progetto del Bosco della Memoria e ne ricalca finalità, spirito e modalità di rappresentazione. Né la scelta del materiale, né la scelta dell'albero come elemento rappresentativo sono quindi casuali.
Il ferro rappresenta in primo luogo il materiale con cui la maggior parte di queste persone era quotidianamente abituata a lavorare nelle grandi fabbriche di Sesto San Giovanni, in particolare la Breda e la Falck; Ogni fiore di questo albero è composto da strumenti di lavoro o parti meccaniche legate alle mansioni che essi ricoprivano in fabbrica. In secondo luogo l'uso del ferro allude direttamente alla consistenza della volontà di questi uomini e donne che non si piegarono alla minaccia del Regime. La scelta dell'albero si pone in continuità con l'idea che sta alla base della futura realizzazione del Bosco della memoria, in quanto le inumane vessazioni subite nell'esperienza drammatica della deportazione trovano in questo legame simbolico con un elemento naturale forte e vitale un riscatto indelebile.
Daniele Napoli (classe 1972), alias Tana, lavora come tecnico specializzato in un'azienda di telecomunicazioni. Dalla metà degli anni Novanta coltiva la passione per il riciclo degli oggetti e dei materiali più disparati: ogni cosa può diventare un pezzo di una scultura, grazie all'ausilio di una saldatrice e una manciata di elettrodi. L'arte del “trasformare” diventa la vocazione di Tana: negli oggetti abbandonati e nei materiali di scarto, egli intravede la forma delle sue future opere .
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Elenco degli operai monzesi deportati a seguito degli scioperi del marzo 1943 e marzo 1944:
"BELLI STEFANO Aggiustatore, FALCK Sesto San Giovanni
BERETTA ANGELO Meccanico tornitore, FALCK Sesto San Giovanni
BERETTA ROSA Ribattitrice, BREDA Sesto San Giovanni
BIDOGLIA MARIO Manovale, BREDA Sesto San Giovanni
BONFANTI DOMENICO Aggiustatore, BREDA Sesto San Giovanni
BRACESCO ENRICO Caposquadra attrezzeria, BREDA Sesto San Giovanni
CAGLIO ERNESTO Meccanico, BREDA Sesto San Giovanni
CASATI GIUSEPPE Aggiustatore, BREDA Sesto San Giovanni
CASTOLDI ACHILLE Tranciatore, BREDA Sesto San Giovanni
CERTA MARIO Manovale, FALCK Sesto San Giovanni
COLOMBO GEROLAMO Verniciatore, BREDA Sesto San Giovanni
DUCA ANTONIO Tornitore, FALCK Sesto San Giovanni
FEDELI ITALO Meccanico, CAPRONI AERONAUTICA Milano
FERRARI LUIGI Operaio, FALCK Sesto San Giovanni
FRANGINI GIULIO Manovale, BREDA Sesto San Giovanni
GALIMBERTI ETTORE Operaio specializzato gruista, FALCK Sesto San Giovanni
GHEDINI GIUSEPPE Aggiustatore, BREDA Sesto San Giovanni
MAINO ISIDORO Meccanico tornitore, FALCK UNIONE Sesto San Giovanni
MANTICA AGOSTINO Meccanico, INNOCENTI Milano
MASSARI PIETRO LUIGI Manovale, BREDA Sesto San Giovanni
MONTRASIO LUIGI Falegname modellista, CAPRONI AERONAUTICA Milano
MORETTI GIANCARLO Aggiustatore, FALCK Sesto San Giovanni
PEZZAN ANGELO Tornitore, FALCK Sesto San Giovanni
POLI GIOVANNI Operaio, BREDA Sesto S. Giovanni
RADAELLI GIUSEPPE Manovale gruista, BREDA Sesto San Giovanni
ROSA DANTE Elettricista, PIRELLI Milano
ROVELLI ALESSANDRO Tornitore, FALCK Sesto San Giovanni
SALA AUGUSTO Saldatore autogeno, FALCK Sesto San Giovanni
SALA GIACOMO Rifilatore, BREDA Sesto San Giovanni
SAMIOLO CARLO Capo ufficio personale, BREDA Sesto San Giovanni
SIGNORELLI ANGELO Modellista per fusioni, FALCK Sesto San Giovanni
SIGNORELLI GIUSEPPE Meccanico tornitore, FALCK Sesto San Giovanni
SIRTORI LUIGI NATALE Fabbro, BREDA Sesto San Giovanni
SPERANDIO GIOVANNI Fattorino, FALCK Sesto San Giovanni
TAMAGNI ROMOLO Nichelatore, MECCANICA GARELLI Sesto San Giovanni
TREMOLADA AMBROGIO Gruista, FALCK Sesto San Giovanni
VALTOLINA GIOVANNA Addetta ai seghetti, BREDA Sesto San Giovanni
VILASCO GLAUCO Meccanico, FALCK Sesto San Giovanni
VISMARA GIUSEPPE Attrezzista, HENSENBERGER Monza
ZAMPIERI ANGELO Caposquadra, BREDA Sesto San Giovanni"
- Simboli:
- Le foglie dell'albero, interamente in ferro, sono costituite da attrezzi da lavoro; sono una riproduzione degli attrezzi da lavoro che gli scioperanti usavano nelle fabbriche in cui prestavano servizio.
Altro
- Osservazioni personali:
- Secondo Milena Bracesco, l'obiettivo di queste "opere" è quello di fare memoria, fattore indispensabile.
"BISOGNA CONOSCERE LE RADICI AFFINCHE' L'ALBERO DELLA TUA VITA CRESCA BENE" - pensiero personale di Milena Bracesco, Intervista, 15 marzo 2016, Monza.