63295 - Piazzale intitolato all’appuntato Umberto Rapari M.B.V.M – Pollenza (MC)

Il piazzale è intitolato all’Appuntato dei Carabinieri Umberto Rapari, medaglia di bronzo al valor militare. Nella piazza è stata collocata una targa che riporta il nome del Carabiniere. Tutta la piazza è adibita a luogo di svago e giochi per bambini.

Posizione

Nazione:
Regione:
Provincia:
Comune:
Frazione:
Indirizzo:
Piazza Umberto Rapari
CAP:
62010
Latitudine:
43.2646875
Longitudine:
13.3458125

Informazioni

Luogo di collocazione:
Piazzale con area verde
Data di collocazione:
20/09/2015
Materiali (Generico):
Altro
Materiali (Dettaglio):
Targa in metallo
Stato di conservazione:
Ottimo
Ente preposto alla conservazione:
Comune di Pollenza
Notizie e contestualizzazione storica:
App.to Rapari Umberto classe 1915 arruolato nell’Arma il 17 marzo del 1936. Dopo il periodo di nove mesi trascorso alla scuola allievi di Roma, viene mandato come prima destinazione ad Ortona a Mare, la sua permanenza nell’Arma prosegue nella città di Francavilla a Mare e presso la Stazione di Scerni in provincia di Chieti. Nel 1939 viene trasferito in forza al battaglione di Bolzano nel quale dopo un breve ritorno a Scerni viene destinato definitivamente. L’episodio che sta per raccontare risale alla notte tra l’8 e il 9 settembre 1943.
Racconta Umberto Rapari:
“Nel giorno del fatto ero in servizio presso la Stazione Carabinieri di S. Michele Appiano (prov. Bolzano) comandata dal M.llo Mag. ZAVATTARO Giuseppe che a sua volta dipendeva gerarchicamente da un ispettore. Trovandomi in libera uscita, prima di ritornare in caserma passai in un negozio di generi alimentari, dove mi rifornivo quotidianamente dei generi alimentari necessari per la caserma. Nel negozio si vociferava che era stato firmato l'armistizio; essendo il paese pieno di soldati tedeschi, questo evento rappresentava per noi motivo di pericolo per le eventuali rappresaglie. Trovandomi al momento in uniforme rientrai in caserma per mettermi in abiti civili, ma venni fermato dal Ten. Gilli il quale mi ordinò di recarmi in servizio perlustrativo del paese unitamente ad un Carabiniere aggiunto e a quattro alpini con orario 24.00 - 04.00. Armato di moschetto modello 91 e di pistola a tamburo, senza discutere gli ordini mi misi al comando del drappello per il servizio di perlustrazione. Giunti verso le ore 3 del mattino, mentre ci stavamo avvicinando in caserma, notai nei pressi di una scuola elementare un drappello di tedeschi. Insieme ai miei colleghi cercai di aggirare la piazza in cui ci trovavamo per evitare il contatto con gli stessi.
Non riuscimmo in questo intento perché mentre attraversavamo una zona appena illuminata, gli stessi si accorsero di noi e dopo averci invitato ad arrenderci e deporre le armi, aprirono immediatamente il fuoco con armi automatiche colpendo, credo mortalmente, due dei miei colleghi che caddero ai miei piedi. Risposi al fuoco con la pistola d’ordinanza e venni anch’io colpito in più punti del corpo, cercai disperatamente di ripararmi dietro una grande quercia per proteggermi dalle altre raffiche di mitra. Rimasi a terra senza sensi perdendo copiosamente sangue dalle ferite fino alle ore 10 circa del mattino, quando una bambina, figlia della bidella della scuola elementare, giocando fuori della scuola si accorse di me. La bambina chiamò immediatamente la mamma, la quale accorse immediatamente e trovandomi in un lago di sangue mi portò nell’interno della scuola e mi fascio le ferite con delle strisce di lenzuolo per calmare la fuoriuscita del sangue. La figlia della bidella dietro mia richiesta avvertì dell’accaduto la proprietaria del negozio di generi alimentari, la quale a sua volta conoscendo un caporale tedesco che avevo anch’io conosciuto nel negozio, mi fece accompagnare dallo stesso all'’ospedale Militare Italiano evitando così di essere condotto in quello tedesco. Il dottore che per 20 giorni mi ebbe in cura mi considerò un miracolato, perché uno dei proiettili era passato tra l’intestino e la spina dorsale senza ledere organi importanti. Finito il periodo di ricovero, prima di essere trasferito all’Ospedale militare tedesco, riuscii sempre con l’aiuto della proprietaria del negozio del genere alimentari ad ottenere un permesso per cure in famiglia con accompagnamento, questo significava che ero riuscito ad evitare il campo di concentramento. Del mio accompagnamento si fece garante il Sig. Falappa Giuseppe di Filottrano, il quale era venuto all’ospedale militare per rintracciare il figlio del quale non aveva più notizie, in effetti il figlio anche lui militare era ricoverato ferito nel mio stesso ospedale. Arrivai a Pollenza dopo due giorni di treno. Dopo alcuni mesi, guarito completamente, ritornai in servizio a Montefano, mentre i tedeschi comunque continuavano a rastrellare i Carabinieri."

Per questo episodio, dal forte contenuto di valori umani, basta pensare alla solidarietà ricevuta anche dal caporale tedesco, l’Appuntato Umberto Rapari venne nel 20/03/1950 insignito di attestato del Ministero della Difesa e fregiato di medaglia di bronzo al valore Militare con la seguente motivazione:
“di pattuglia insieme con carabiniere meno anziano e con quattro alpini in un paese dell’alto Adige, nella notte del 9 settembre del 1943, veniva affrontato da una pattuglia di quindici soldati tedeschi ed invitato ad arrendersi. Con decisione e sprezzo del pericolo, conscio dell’atto che compiva, reagiva immediatamente impegnandosi in cruenta impari lotta durante la quale rimaneva gravemente ferito”.

Contenuti

Iscrizioni:
Piazzale
Umberto Rapari
Appuntato dell'Arma dei Carabinieri
Medagli di bronzo al valor militare
Pollenza, 20 settembre 2015
Simboli:
Stemma Comune di Pollenza
Stemma Arma dei Carabinieri

Altro

Osservazioni personali:
Informazione non reperita

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