254564 - Pietra d’inciampo dedicata a Orazio Robello – Genova

Pietra d’inciampo a ricordo di Orazio Robello. Si trova in in Via Bruno Buozzi, 18 a Genova.
Le pietre d’inciampo (stolpersteine) furono ideate dall’artista tedesco Gunter Demnig per tramandare la memoria delle persone deportate, fatte morire o uccise nei lager nazisti.

Staff Pietre: questa pietra d’inciampo è stata censita in collaborazione con la Scuola media Colombo di Genova nel Concorso Esploratori della Memoria – Anno Scolastico 2023/2024

Posizione

Nazione:
Regione:
Provincia:
Comune:
Frazione:
Sampierdarena
Indirizzo:
Via Bruno Buozzi, 18,
CAP:
16126
Latitudine:
44.4151148
Longitudine:
8.9144625

Informazioni

Luogo di collocazione:
Marciapiede, accanto all'ingresso del palazzo.
Data di collocazione:
20 Febbraio 2024
Materiali (Generico):
Ottone, Pietra
Materiali (Dettaglio):
Blocco in pietra, di misura solitamente 10x10 centimetri, ricoperto da una piastra di ottone posta sulla faccia superiore.
Stato di conservazione:
Ottimo
Ente preposto alla conservazione:
Informazione non reperita
Notizie e contestualizzazione storica:
Nato a Pontelagoscuro (Ferrara) il 31 gennaio 1881, ucciso dai tedeschi a La Storta (Roma) il 4 giugno 1944, dirigente sindacale socialista.
Era stato costretto a lasciare la scuola dopo le elementari e fece, da ragazzo, il meccanico aggiustatore. Quando si trasferì a Milano, trovò lavoro come operaio specializzato alle Officine Marelli e poi alla Bianchi. Nel 1905 aderì al sindacato degli operai metallurgici e al PSI, militando nella frazione riformista di Turati. Nel 1920 fu tra i promotori del movimento per l'occupazione delle fabbriche. Più volte eletto deputato socialista prima della presa del potere da parte del fascismo, Bruno Buozzi nel 1926 espatriò in Francia, dove continuò, nella Concentrazione antifascista, l'attività unitaria contro il regime di Mussolini.
Durante la guerra di Spagna, per incarico del suo partito, diresse l'opera d'organizzazione, raccolta e invio di aiuti alla Repubblica democratica attaccata dai franchisti. Alla vigilia dell'occupazione tedesca di Parigi, Buozzi si trasferì a Tours. Lo tradì il comprensibile desiderio di visitare, a Parigi, la figlia partoriente. Nel febbraio del 1941 fu, infatti, arrestato dai tedeschi nella Capitale francese. Rinchiuso dapprima nelle carceri della Santé, fu successivamente trasferito in Germania e, di qui, in Italia dove rimase per due anni al confino in provincia di Perugia.
Riacquistata la libertà alla caduta del fascismo, ai primi di agosto del 1943, Bruno Buozzi fu nominato dal governo Badoglio, insieme al comunista Giovanni Roveda e al democristiano Gioacchino Quarello, commissario alla Confederazione dei sindacati dell'industria. Durante l'occupazione nazista di Roma, Buozzi trovò ospitalità presso un amico colonnello e, quando questi dovette darsi alla macchia, cercò un altro precario rifugio, dove fu sorpreso dalla polizia.
Era il 13 aprile 1944. Fermato per accertamenti e condotto in via Tasso, i fascisti scoprirono la vera identità del sindacalista. Il CLN di Roma tentò a più riprese, ma senza successo, di organizzarne l'evasione e il 1° giugno 1944, quando gli americani erano ormai alle porte della Capitale, il nome di Bruno Buozzi fu incluso dalla polizia tedesca in un elenco di 160 prigionieri destinati ad essere evacuati da Roma. La sera del 3 giugno, con altri 12 compagni, Buozzi fu caricato su un camion tedesco, che si avviò lungo la via Cassia, ingombra di truppe in ritirata. In località La Storta, forse per la difficoltà di proseguire, l'automezzo si fermò e i prigionieri furono fatti scendere. Rinchiuso in un fienile per la notte, all'indomani il gruppo fu brutalmente sospinto in una valletta e Bruno Buozzi - sembra per ordine del capitano delle SS Erich Priebke - fu trucidato con tutti i suoi compagni.
Dopo la Liberazione, a Bruno Buozzi sono state intitolate strade e piazze a Roma e in molte altre città d'Italia. Portano il suo nome anche cooperative, associazioni sportive, scuole. Una Fondazione Bruno Buozzi, che ha tra i suoi compiti quello di incrementare gli studi sul sindacalismo, si è costituita a Roma il 24 gennaio 2003. La presiede Giorgio Benvenuto (https://www.anpi.it/biografia/bruno-buozzi); per approfondimenti si veda in https://www.prolocopontelagoscuro.it/bruno-buozzi/buozzi-biografia-breve; https://www.sissco.it/recensione-annale/bruno-buozzi-1881-1944-una-storia-operaia-di-lotte-conquiste-e-sacrifici).

«... la cerimonia è stata molto partecipata e commovente e si è svolta alla presenza, tra gli altri, della nipote Gabriella Robello – scrive sui social il presidente del Municipio Centro Ovest Michele Colnaghi -. Si tratta della prima “Pietra di Inciampo” posizionata all’interno del nostro Municipio e ciò mi ha fatto riflettere non solo sull’importanza del mantenere viva la memoria della Shoah, ma in generale su quante persone, nel nostro quartiere, hanno vissuto e hanno perso la vita in nome della libertà, lottando contro le atrocità del nazi-fascismo. A pochi passi da lì, infatti, c’è una via dedicata al giornalaio Amedeo Lattanzi che fu perseguito e fucilato perché, tramite la sua edicola di piazza Dinegro, si occupava di smistare la stampa clandestina partigiana verso le zone di ponente» (https://genovaquotidiana.com/2024/02/21/prima-pietra-dinciampo-posata-a-sampierdarena-ricorda-orazio-robello).
Orazio Robello, militare della Marina, aveva 30 anni, abitava qui al 18 di via Buozzi, a Sampierdarena, con la moglie e il figlio Alberto, appena nato. Lo hanno arrestato i tedeschi, nel luglio del 44. Aveva detto “no” alla Repubblica di Salò. Prima il carcere. Poi, con altri 432 militari, la deportazione nel campo di Flossemburg, in Germania, sul Trasporto 81, primo di tre convogli, partiti da Milano verso la morte. Erano diventati solo numeri, marchiati dal Triangolo Rosso. Orazio Robello, morirà sfinito in una cava, nel dicembre del '44.
"Oggi il suo spirito è tornato a casa. Da stamattina, c’è murata sulla via una pietra d’inciampo in sua perenne memoria. È riuscita a farla mettere Raffaella, la nipote, facendo un lungo e appassionato lavoro di ricerca. Con l’appoggio decisivo dell’avvocato Filippo Biolè, presidente genovese dell'Associazione ex Deportati. Loro, la comunità ebraica e l'associazione Partigiani, curano la ricerca di chi fu assassinato da nazisti e fascisti (https://www.genova3000.it/notizie/24606-pietra-d-inciampo-in-via-buozzi-orazio-robello-e-tornato-a-casa.html).

Contenuti

Iscrizioni:
QUI ABITAVA
ORAZIO ROBELLO
NATO 1914
DEPORTATO 1944
FLOSSENBÜRG
ASSASSINATO 24.12.1944
Simboli:
Informazione non reperita

Altro

Osservazioni personali:
Informazione non reperita

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