281961 - Pietra d’inciampo in memoria di Umberto Alfredo Righetti – La Spezia

Pietra d’inciampo, costituita da un sampietrino ricoperto da una lastra di ottone, posta sul marciapiede, in ricordo della deportazione compiuta dai nazifascisti nella città di La Spezia durante la seconda guerra mondiale di Umberto Alfredo Righetti. Si trattava di un deportato per ragioni politiche, in quanto sospettato di sostenere la lotta di liberazione. Questa pietra è stata posta di fronte a abitazione dove viveva il deportato.

Staff Pietre: Pietra censita anche da Liceo Musicale Cardarelli La Spezia nel Concorso Esploratori della Memoria – Anno scolastico 2024/2025

 

Posizione

Nazione:
Regione:
Provincia:
Comune:
Frazione:
Indirizzo:
Via Fiume, 3
CAP:
19121
Latitudine:
44.1089642
Longitudine:
9.8167884055225

Informazioni

Luogo di collocazione:
Marciapiede di fronte all'ingresso della sua abitazione
Data di collocazione:
Informazione non reperita
Materiali (Generico):
Ottone, Pietra
Materiali (Dettaglio):
Blocco in porfido, di misura solitamente 10x10 centimetri, ricoperto da una piastra di ottone posta sulla faccia superiore con incisa l'iscrizione.
Stato di conservazione:
Ottimo
Ente preposto alla conservazione:
Informazione non reperita
Notizie e contestualizzazione storica:
BIOGRAFIA:

Umberto Alfredo Righetti: nato a Bracelli (SP) il 26 marzo 1892, era commerciante. Abitava in Piazza Garibaldi 2 alla Spezia, dove oggi è posta poi verrà posta la sua pietra di inciampo.
Da ragazzo emigra in Scozia, rientra in Italia per la leva militare in Marina nel 1914. Si sposa con Zita, ha due figli (Giorgio e Arnaldo) e apre successivamente una latteria in Piazza Garibaldi, che diventerà un rifugio e una “mensa” per gli sfollati durante la guerra.
I fascisti delle Brigate Nere, in cerca del figlio Giorgio che è un partigiano di Giustizia e Libertà, fanno irruzione in casa sua e cominciano a interrogarli fino ad arrestare lui e la moglie l’8 Agosto 1944. Le Brigate Nere fasciste, dopo l’arresto, svaligiano il negozio e la casa. Alfredo viene poi condotto con la moglie al carcere di Villa Andreino dove rimangono fino al 25 settembre; poi vengono portati al carcere di Marassi (Genova) e infine nel campo di concentramento di Bolzano dove la moglie Zita rimane fino alla liberazione. Entrambi sono internati come prigionieri politici.
Deportato il 20 Novembre 1944 (trasporto n.104) a Mauthausen, registrato con matricola 110388, fu poi trasferito a Gusen, un sottocampo del più noto campo di sterminio, dove fu ucciso il 6 Gennaio 1945.

Contestualizzazione storica:

Con l’avvicinamento diplomatico dell’Italia fascista alla Germania nazista nel corso degli anni ’30 e con l’inizio della seconda guerra mondiale emerge un asse militare e diplomatico che trascinerà l’Italia in una guerra che poi diventerà guerra civile, tra fascisti e antifascisti della Resistenza.
La collaborazione dell’Italia fascista e poi della RSI alla macchina dello sterminio, alla deportazione di categorie sociali specifiche – oppositori politici, ebrei, slavi, disabili, rom e sinti, testimoni di Geova, internati miliari - nei campi di concentramento è una delle pagine più buie e vergognose della storia italiana.
Questa crudele e disumana misura di controllo, atta a ridurre i prigionieri in condizioni di lavoro forzato, ha interessato da vicino il territorio spezzino. La Spezia era una città strategica con il suo Arsenale militare, le sue industrie belliche, la sua posizione strategica e proprio a due passi dalla Linea Gotica. L’attività partigiana in quest’area era fortissima e numerose sono le attività antifasciste che attraversano la città producendo conflitti sia cittadini che sulle montagne e colline limitrofe, in Val di Vara e in Lunigiana. Infatti i deportati totali da La Spezia furono 585 e le loro storie, così come le ragioni di quelle deportazioni, sono molto diverse. Ad esempio abbiamo operai, commercianti, professionisti, agenti di polizia, sacerdoti i quali si erano opposti e avevano collaborato con i partigiani, coinvolti all’interno di spedizioni punitive anche collettive. Ma non solo: anche la comunità ebraica spezzina venne colpita da tali ingiustizie (circa il 15% sul totale dei deportati), insieme a una piccola percentuale della comunità rom e sinti.
La maggior parte dei deportati veniva prelevata dalle proprie case e condotta in luoghi destinati alla tortura per cercare di estrapolare più informazioni possibili sulle attività di Resistenza: il XXI° Reggimento fanteria, proprio qui nel parco del 2 Giugno dove oggi sorge la nostra scuola, è ricordato come luogo del terrore, per la sua terribile crudeltà. Da qui si passava poi ai binari del treno che passavano a fianco per essere trasportati in diversi istituti di detenzione, come il carcere di Marassi, nei pressi di Genova. Successivamente i deportati venivano trasferiti nei campi di smistamento di Bolzano, spesso passando per il campo di Fossoli, nei pressi di Modena, nei quali erano presenti civili arrestati per motivi politici (partigiani, sindacalisti, rastrellati) e per motivi razziali.
Infine il doloroso cammino si interrompeva all’interno dei campi di concentramento sparsi nel nord-est d’Europa. La maggioranza dei deportati spezzini registrati vennero internati nei campi di Mauthausen, Auschwitz e quello femminile di Ravensbruck.
La maggior parte non fece mai ritorno.


Contenuti

Iscrizioni:
QUI ABITAVA
UMBERTO ALFREDO RIGHETTI
NATO 1892
ARRESTATO 8.8.1944
DEPORTATO
MAUTHAUSEN
ASSASSINATO 8.1.1945
GUSEN
Simboli:
Informazione non reperita

Altro

Osservazioni personali:
Informazione non reperita

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