152982 - Stele ai Caduti di Cà di Guzzo – Castel del Rio

Monolito ornato con una Pietà in bronzo opera dello scultore Angelo Biancini con incisi i 26 nomi, oggi diventati 31 dopo che i colori sono stati ravvivati nel 2012.

Posizione

Nazione:
Regione:
Provincia:
Comune:
Frazione:
Ca' di Guzzo
Indirizzo:
via Monte la Fine
CAP:
40022
Latitudine:
44.220667
Longitudine:
11.454458899999963

Informazioni

Luogo di collocazione:
Lato sentiero nei pressi di Cà di Guzzo
Data di collocazione:
30/09/1946
Materiali (Generico):
Bronzo, Pietra
Materiali (Dettaglio):
Monolito di arenaria sbrecciata di 2,30 m x 80cm, ornato con lastra ad altorilievo in bronzo rappresentante la Pietà con Maria e Gesù.

Stato di conservazione:
Buono
Ente preposto alla conservazione:
Gruppo Alpini Imola Val Santerno
Notizie e contestualizzazione storica:
Nel corso degli spostamenti lungo la linea del fronte e nelle retrovie verso la pianura ordinati dal Comando unico militare Emilia-Romagna (Cumer) nell’autunno 1944 in previsione di una rapida avanzata degli alleati e della prossima fine del conflitto, una compagnia della 36a brigata Garibaldi Bianconcini (circa 50
partigiani), guidata da Umberto Gaudenzi, il 27 settembre si acquartierò a Ca’ di Guzzo tra Belvedere di Castel del Rio (BO) e Casoni di Romagna (loc. del Comune di Sassoleone, BO). Nel casolare abitavano la famiglia di mezzadri Salvatori e alcuni sfollati. Nella zona si stava spostando la 362a divisione di fanteria
della Wehrmacht in ripiegamento. Ca’ di Guzzo si trovava su una linea ideale di difesa tedesca per arginare un possibile sfondamento da parte alleata nella valle del Sillaro in direzione di Castel San Pietro (BO) e della via Emilia. I partigiani si trovavano dunque in un punto “caldo” fra gli schieramenti avversari e la loro
presenza non poteva che infastidire i nazisti.
Dopo aver battuto la zona con i mortai e le mitragliatrici pesanti nei giorni precedenti e dopo un primo attacco nella mattina del 27 settembre '44, con cui i tedeschi causarono feriti e morti tra i partigiani (è il caso di Luciano Proni “Kid” ferito e di Alfredo Olivieri ucciso da schegge di mortaio), nella notte tra il 27 e il 28 settembre '44 un battaglione del 956° reggimento della 362a circondò Ca’ di Guzzo. I partigiani, impossibilitati ad uscire mandarono un piccolo gruppo a chiedere l’intervento della compagnia di Oscar Poli della 36a, acquartierata poco lontano a Casoni di Mezzo (sud-est di Casoni di Romagna), e della 62a brigata Garibaldi Camicie Rosse il cui comando si trovava a Ca’ dei Gatti (est di Casoni di Romagna). Quelli rimasti dentro la casa, nonostante le perdite e i feriti gravi, resistettero tenacemente agli attacchi tedeschi, sostenuti da mortai e mitragliatrici, fino alla mattina successiva quando intervennero il gruppo uscito a cercare rinforzi, una ventina di uomini della compagnia di Oscar Poli e alcuni partigiani della 62a che attaccarono i tedeschi per aprire un varco fino alla casa e fare uscire i partigiani assediati. L’azione all’esterno della casa non ottenne il successo sperato, ma tre partigiani raggiunsero il casolare e quelli all’interno si prepararono per uscire: si divisero in due gruppi e a Ca’ di Guzzo con i civili restarono solo Jacques (un francese ex prigioniero dei tedeschi liberato dai partigiani e aggregatosi alla 36a), Isidoro Renda, Wladimiro Balducci e Domenico Sportelli, oltre ai feriti (Tarcisio Naldi, Paolo Betti, Francesco Campomori e Renzo Nardi) con il medico Gianni Palmieri e l’odontotecnico Enes Franceschini che lo aiutava. Non appena fuori, gli scontri con i tedeschi furono violenti e furono pochi i partigiani che riuscirono a raggiungere Casoni di Romagna. Una volta entrati all’interno del casolare i tedeschi fecero uscire tutti e li allinearono contro il muro minacciandoli di fucilazione; poi separarono gli uomini dalle donne, portarono davanti al letamaio Wladimiro Balducci, Paolo Betti, Francesco Campomori, Tarcisio Naldi, Renzo Nardi, Isidoro Renda, Domenico Sportelli, Mario Ferretti, Medardo Mallini, Pietro Coppi e Giancarlo Gardi e li uccisero.
Il medico partigiano Gianni Palmieri fu portato via dai tedeschi e ucciso presso Le Piane (BO).
Tra caduti in combattimento, morti in seguito alle ferite e uccisi in esecuzioni i morti partigiani e civili di Ca’ di Guzzo furono circa 30. 18 furono i corpi rinvenuti nella fossa vicino al letamaio: gli uccisi nella strage più alcuni partigiani caduti in combattimento. Gli altri corpi vennero ritrovati attorno a Ca’ di Guzzo.

Contenuti

Iscrizioni:
36^Brigata Alessandro Bianconcini
Balducci Wladimiro
Calamelli Luciano
Campomori Francesco
Canova Elio
Conti Rino
Ferretti Mario
Fornaciari Faliero
Galassi Aldo
Mallini Medardo
Mirri Antonio
Naldi Tarciso
Nanni Wladimiro
Nardi Renzo
Olivieri Alfredo
Orselli Tarcisio
Palmieri Giovanni
Renda Isidoro
Sportelli Domenico
Stanzani Vito
Valli Ermete
Partigiano ignoto Anselmi Amleto
Partigiano ignoto Betti Paolo
Partigiano ignoto Tardi Giancarlo
Partigiano ignoto Ronchini Adelmo
Partigiano ignoto Kolia di Baku URSS
Partigiano ignoto Subsch di Trencin Cecoslovacchia

62^ Brigata Garibaldi "Camicie rosse"
Bettini Ezio
Sabbatini Giuseppe
Zaniboni Oriello

A perenne ricordo dei garibaldini caduti nella battaglia di Cà di Guzzo.
Pagina luminosa dell’epopea partigiana.
Simboli:
Nella parte sommitale del cippo è stata dipinta la bandiera italiana.

Altro

Osservazioni personali:
Ad oggi è ben leggibile. Si trova poco lontano dai ruderi restaurati di Cà di Guzzo.

Gallery