175920 - Stele alla M.A.V.M. Alberto Pepe e ai militari italiani morti nei campi di concentramento – Teramo

Stele posta nei giardini della Villa Comunale “Stefano Bandini” di Teramo per onorare l’ufficiale di artiglieria teramano Alberto Pepe, morto nel campo di sterminio di Unterluss, e tutti i militari italiani vittime dei campi di concentramento nazisti.

Posizione

Nazione:
Regione:
Provincia:
Comune:
Frazione:
Indirizzo:
Villa Comunale - ingresso Viale Giovanni Bovio
CAP:
64100
Latitudine:
42.662359501161
Longitudine:
13.696779743772

Informazioni

Luogo di collocazione:
Nell'aiuola a sinistra subito dopo l'ingresso di Viale Bovio alla Villa Comunale
Data di collocazione:
2010
Materiali (Generico):
Marmo
Materiali (Dettaglio):
Lastra di marmo bianco con l’iscrizione incisa e verniciata. La lastra rettangolare ha i bordi frastagliati ed è fissata direttamente al terreno del giardino.
Stato di conservazione:
Sufficiente
Ente preposto alla conservazione:
Informazione non reperita
Notizie e contestualizzazione storica:
Alberto Pepe nacque a Teramo il 6 settembre 1910, figlio di Anna Bellomo (San Vito Chietino (CH) 1872/ Pescara 1968) e Camillo (Teramo 1874/1929). Il padre, maestro elementare, fu ufficiale volontario nella Prima Guerra Mondiale e decorato come invalido di guerra. Al ritorno dal fronte, Camillo, convinto dell’inutilità del conflitto, si schierò contro i sostenitori del nascente regime fascista. Per questo perse il lavoro e subì intimidazioni da parte degli squadristi, tanto da suicidarsi.
Alberto sposò nel 1940 Rosa Polidori (Teramo 1907/1989) con cui ebbe due figlie, Anna (Teramo 1941/2012) e Luisa (Teramo 1943/1944).
Tenente durante la Seconda Guerra Mondiale, il 25 luglio 1943, alla caduta del fascismo, si trovò in congedo a Teramo per la nascita della sua seconda figlia. Decise però di tornare in Croazia, a Dubrovnik, al comando dei suoi soldati del 6° reparto specialisti di artiglieria.
Il 15 settembre 1943 fu catturato e deportato dai tedeschi in Germania nei campi di internamento di Deblin, Lathen, Wesurve, Wietzendorf e l’ultimo di Unterluss (nei pressi di Amburgo), con il numero di matricola 63313. Dopo la cattura si rifiutò sempre di aderire alla Repubblica Sociale e di collaborare con i nazisti.
Fu trasferito a Unterluss a seguito del gesto eroico ricordato con il nome de' “i 44 eroi di Unterlüss”.

Dopo l'8 settembre 1943, 650.000 soldati italiani furono catturati dai tedeschi sui vari fronti e scelsero volontariamente la via del lager piuttosto che la collaborazione con i nazifascisti. Gli Internati Militari Italiani (IMI) furono imprigionati in oltre 80 lager tra Germania e Polonia per essere impiegati come schiavi nelle fabbriche tedesche. Oltre 50.000 di loro morirono.
Dei 650.000 militari IMI, 28.000 furono gli ufficiali. Con l'accordo tra Hitler e Mussolini del 20 luglio 1944 gli ufficiali furono declassati a "civili", per poterli obbligare al lavoro. Ma in migliaia rifiutarono di collaborare.
Il 17 febbraio 1945, 213 ufficiali furono deportati dal lager di Wietzendorf in un campo di aviazione presso Dedelstorf, nella Bassa Sassonia. Per cinque giorni gli ufficiali organizzarono uno sciopero. Il 24 febbraio 1945 intervenne la Gestapo che ne scelse 21 per una decimazione dimostrativa. Mentre i 21 furono condotti verso l'esecuzione, altri 44 ufficiali (tra cui Alberto Pepe) si offrirono volontari per sostituirli. Per i 44 la Gestapo organizzò il trasferimento al campo di punizione e di rieducazione al lavoro di Unterlüss, un lager disumano dove subirono bastonate, lavoro coatto, malattie, fame, parassiti che resero scheletrici i loro corpi. Tre di loro morirono durante la prigionia: tra essi Alberto Pepe che perì il 4 aprile 1945. Altri tre morirono negli ospedali subito dopo la Liberazione, avvenuta il 13 aprile 1945.

Ad Alberto Pepe fu conferita, il 1° luglio 1953, la Medaglia d’Argento al Valor Militare “alla memoria” con la seguente motivazione: “Nelle penose e tragiche vicende della prigionia in Germania serbava fiero ed elevato senso di dignità, rifiutando sdegnosamente, malgrado le continue pressioni e lusinghe, ogni collaborazione con i tedeschi, pur conscio che il rifiuto gli avrebbe precluso il sicuro rimpatrio e lo avrebbe esposto a rischi mortali. Dimostrava coraggio cosciente ed eroico sopportando le continue sofferenze sino all’estremo sacrificio e mantenendo intatta e pura la fede nei destini della patria”.

Fonti :
- Biografia redatta dal nipote Alberto Melarangelo, figlio di Anna Pepe
- https://it.wikipedia.org

Contenuti

Iscrizioni:
AI MILITARI INTERNATI
NEI CAMPI DI CONCENTRAMENTO
NAZISTI
DOVE
ALBERTO PEPE
RIFIUTÒ
LA COLLABORAZIONE
AFFRONTANDO EROICAMENTE
IL MARTIRIO
TERAMO 1910 UNTERLUSS 1945
LA CITTÀ DI TERAMO
Simboli:
Non sono presenti simboli

Altro

Osservazioni personali:
Alberto Pepe è ricordato anche nella scheda 53142 - Pietra d’inciampo ad Alberto Pepe – Teramo

Gallery