Posizione
- Nazione:
- Italia
- Indirizzo:
- Piazza Marconi
- CAP:
- 31030
- Latitudine:
- 45.8215263
- Longitudine:
- 11.7989938
Informazioni
- Luogo di collocazione:
- Inizio di un parco/camminamento
- Data di collocazione:
- 30 Settembre 2024
- Materiali (Generico):
- Altro
- Materiali (Dettaglio):
- La stele è stata realizzata in corten e acciaio.
Una targa in plexiglass e un pilone per la bandiera completano il monumento.
- Stato di conservazione:
- Ottimo
- Ente preposto alla conservazione:
- Comune di Borso del Grappa
- Notizie e contestualizzazione storica:
- La stele è un prodotto finale di un ampio progetto realizzato dagli alunni della Secondaria di Borso del Grappa, pensato a favore della Comunità per ricordare i Caduti di Borso nel Rastrellamento del Grappa del settembre del 1944, evento che ha colpito emotivamente i ragazzi. La loro grande sensibilità li ha portati a pensare di progettare la stele in memoria dei 27 giovanissimi Caduti di Borso, Sant’Eulalia e Semonzo nel Rastrellamento del Grappa. La stele è stata interamente ideata e progettata dagli alunni per onorarne la memoria e ricordarli per sempre, in occasione dell’ 80° anniversario del Rastrellamento del Grappa. La stele ha la forma di un albero, le cui foglie che cadono sono come questi giovani, ma le cui radici, però, ben salde, della memoria e della consapevolezza, continuano a nutrire e a far nascere nuova vita. Il fiore strappato della loro giovane esistenza ha convinto gli alunni a registrare e a incidere per sempre sulla stele anche la loro età, a monito per tutta la popolazione, ma soprattutto per i giovani, del loro sacrificio.
L’ampio progetto in cui è stata inserita la realizzazione della stele è un museo diffuso e partecipato sul territorio della guerra partigiana.
Nel corso degli ultimi tre anni scolastici, alcune classi del plesso di Borso dell’IC di Pieve del Grappa hanno partecipato a questo importante progetto denominato Service Learning. Il Service Learning è un approccio pedagogico con cui gli studenti apprendono e crescono attraverso la partecipazione attiva a scuola e nel loro territorio. Il Service Learning, infatti, chiede agli studenti di compiere concrete azioni solidali nei confronti della comunità, in questo caso l'azione solidale è la creazione del museo diffuso con la stele, creando così un circolo virtuoso tra apprendimento (learning) e servizio solidale (service). Il percorso ha una doppia intenzionalità: a) intenzionalità di servizio, che si concretizza con iniziative a favore della comunità e b) intenzionalità educativo- pedagogica, che si concretizza con pratiche esperienziali.
Il progetto è nato da un duplice bisogno:
1.Quello del Comune di Borso del Grappa, che ha manifestato la necessità di avere sul territorio una stele che ricordasse i giovani Caduti nel Rastrellamento. Un bisogno che si è espresso nella possibilità dunque di legare la memoria storica alla geografia del luogo.
2.Quello della scuola di mettere in atto esperienze di Service Learning innovative che potessero “far uscire la scuola” oltre la scuola, che realizzassero l’integrazione tra scuola e territorio.
Il Comune ha accolto con favore la realizzazione di questo prodotto pensato a favore della Comunità e ha contribuito fattivamente al finanziamento e alla realizzazione della stele progettata dagli alunni.
Il progetto ha sviluppato la dimensione sociale e partecipativa negli alunni e li ha educati ai valori della cittadinanza attiva secondo l’ Introduzione dell’insegnamento scolastico dell’educazione civica, e, in ambito internazionale, dell’ Agenda 2030.
I ragazzi della Secondaria di Borso hanno approfondito i fatti che sono accaduti dopo l'8 settembre del '43 nei nostri territori nei venti mesi della Resistenza, soffermandosi in particolare su tre località: Malga Meda, Busa dee Cavare e Campo Solagna. Hanno studiato e approfondito il Rastrellamento del Grappa avvenuto tra il 20 e 28 settembre del 1944, evento che li ha colpiti per l’efferatezza e la drammaticità. Il 20 settembre 1944 le truppe nazifasciste lanciarono l'Operazione Piave contro le formazioni partigiane che lottavano per la libertà sul Monte Grappa. Nei giorni successivi, oltre diecimila soldati furono impiegati in un violento Rastrellamento volto a sradicare la Resistenza, causando saccheggi, incendi, arresti ed esecuzioni sommarie. Molti persero la vita, molti altri furono deportati e tante atrocità colpirono duramente le comunità locali. Durante questo sanguinoso evento, per mano nazifascista sono morti ben 27 concittadini di Borso, tutti giovanissimi. Questi morti hanno toccato il cuore dei ragazzi, soprattutto per la loro giovanissima età, il più vecchio di loro non aveva nemmeno 30 anni, il più giovane 18 anni appena compiuti. Alcuni erano fratelli, come i fratelli Cervellin ... Questi 27 giovanissimi ragazzi hanno perso la vita durante il Rastrellamento in vari modi: ricordiamo i quattro combattenti della Busa dee Cavare, il fucilato a Val Busetto, i due fucilati alla Caserma Efrem Reatto, i sette impiccati a Bassano del Grappa in viale dei Martiri e i tredici deportati nei campi di concentramento in Germania che morirono di fame, stenti e malattie tra atroci sofferenze.
Si riportano di seguito le biografie dei 27 ragazzi Caduti:
Caduti di BORSO
Giacomelli Michele muore a 19 anni il 25 febbraio 1945 nel campo di Leonberg, prima fu deportato a Dachau. Durante il rastrellamento era riuscito a eludere i tedeschi e a nascondersi in una buca in montagna, ma la sua mamma, convinta con l’inganno, gli consigliò di presentarsi per avere salva la vita.
Guadagnin Ermenegildo, muore a 19 anni il 18 febbraio 1945 nel campo di Leonberg, prima fu deportato a Dachau. Durante il rastrellamento era riuscito a eludere i tedeschi e a nascondersi in una buca in montagna, ma anche lui, come l’amico Michele Giacomelli, si presentò in piazza a Borso per avere salva la vita.
Moretto Girolamo fa parte della Brigata “Italia Libera Campo Croce” comandata dal capitan Giorgi, durante il Rastrellamento viene catturato e portato alla caserma Efrem Reatto di Bassano del Grappa. Il 26 settembre 1944, a 30 anni, viene impiccato in via XX settembre a Bassano del Grappa, albero n. 8.
Spezzamonte Angelo, nato nel 1920, aveva combattuto nel fronte italo-jugoslavo e in campagna di Russia, tornato in patria riesce a nascondersi, ma, come altri suoi amici, viene convinto a consegnarsi in piazza a Borso per avere salva la vita. Viene deportato a Dachau e morirà a Muhldorf il 20 dicembre 1944 a 24 anni.
Spezzamonte Giuseppe Bruno dopo l’8 settembre aiuta il papà nella gestione della malga in Val dee Foje, durante il Rastrellamento riesce a nascondersi, ma poi decide di consegnarsi in piazza a Borso per avere salva la vita. Viene deportato a Dachau e morirà a Muhldorf il 23 dicembre 1944 a 19 anni.
Spezzamonte Giuseppe, chiamato alle armi negli Alpini combatte in Albania e Montenegro, dopo l’8 settembre vive nascosto in montagna in malga Camol. Anche lui come tanti altri suoi compaesani si consegna in piazza a Borso per salvarsi, ma viene deportato a Dachau dove muore il 19 giugno 1945 a 24 anni. Durante la prigionia, mentre lavorava in galleria, un carrello gli tranciò una gamba, la cancrena poi lo uccise.
Vedovotto Albino combatte nel fronte italo-jugolsavo, dopo l’8 settembre torna a casa a piedi, successivamente va in montagna e fa parte della Brigata Italia Libera Campo Croce. Durante il Rastrellamento si rifugia da una zia, ma anche lui, come tanti altri, ascolta il consiglio di consegnarsi e presentarsi in piazza a Borso. Infine viene scelto per la rappresaglia e impiccato a Bassano del Grappa il 26 Settembre 1944 a 24 anni. Fino all’esumazione del novembre 1945, la mamma sperava fosse vivo.
Caduti di SANT’EULALIA ( frazione di Borso del Grappa)
Biasion Antonio fuggito dopo l’8 settembre, il padre prepara al figlio renitente un nascondiglio presso il letamaio, ma anche lui, come tanti altri, per paura che i rastrellatori incendiassero le case di coloro che non si presentavano, si presenta in Piazza Sant’ Eulalia. Da qui viene deportato a Dachau, viene poi trasferito a Uberlingen dove lavora allo scavo di grandi gallerie. Debilitato dalla fame, muore di tifo a 22 anni il 26 febbraio 1945.
Biasion Renato vive con la famiglia conducendo una attività agricola. Combatte in Grecia, Albania, Montenegro, dopo l’8 settembre si nasconde ai rastrellatori in una buca, ma all’ordine perentorio di presentarsi, si costituisce. Viene deportato a Dachau, viene poi trasferito a Uberlingen dove lavora in degradanti condizioni. Debilitato dalla fame, muore il 25 aprile 1945 a 27 anni. E' sepolto a Wuttemberg.
Celotto Giannino collabora nell’azienda zootecnica di famiglia, dopo l’8 settembre conduce una vita riservata, ma la domenica del rastrellamento si presenta in piazza Sant’Eulalia. Viene deportato a Dachau, viene poi trasferito a Leonberg, a Lansberg, a Muhldorf, infine ad Haufelin. Sulla via del ritorno muore a Kufstein il 7 giugno del 1945 a 19 anni e lì viene sepolto.
Moro Agostino dopo l’8 settembre conduce una vita riservata, ma la domenica del rastrellamento si presenta in piazza Sant’Eulalia. Viene deportato, la sua prigionia fu dura perché considerato prigioniero politico. Il 4 aprile 1945 a 19 anni fu fucilato in un bosco a Bad Gandersheim. A guerra finita i compagni di prigionia informarono i familiari, si poterono così recuperare i resti qualche anno dopo. E' sepolto a Sant’Eulalia.
Caduti di SEMONZO ( frazione di Borso del Grappa)
Andriollo Angelo aiuta la mamma vedova nella fienagione nel 1944 in Val dei Lebi, in Grappa, durante il rastrellamento si nasconde, ma viene intercettato dai rastrellatori e tenuto prigioniero. Durante il percorso di avvicinamento al Monte Pertica, viene liberato con l’inganno e fucilato in Val Busetto a 19 anni. Anche il fratello Giuseppe muore durante il rastrellamento.
Andriollo Giuseppe, fratello di Angelo ucciso in Val Busetto, combatte in Grecia, dopo l’8 settembre torna a casa a piedi. Nell’estate del 1944 si trova in Val dei Lebi per la fienagione, dopo il “si salvi chi può” , insieme a capitan Giorgi si scontra con i rastrellatori alla Busa dee Cavare dove viene colpito a morte il 22 settembre del 1944 a 21 anni.
Bertapelle Giacomo, di famiglia molto povera, orfano di mamma e dichiarato “rivedibile alla leva”, è in montagna con i partigiani a fare da guardia ad una polveriera a Campo Croce. Si presenta in piazza per avere salva la vita, viene impiccato a Bassano del Grappa in via XX settembre all’albero n. 5 a 19 anni.
Bontorin Sebastiano combatte in Albania, viene ferito e successivamente congedato perché il fratello Teofilo è disperso in Russia. Durante il rastrellamento si nasconde nelle gallerie di Ponte San Lorenzo, ma cade anche lui nella trappola di presentarsi, viene deportato a Dachau, poi trasferito a Uberlingen dove lavora in degradanti condizioni. Debilitato dalla fame, muore il 17 febbraio 1945 a 23 anni. E' sepolto nel campo di concentramento di Birnau e il suo è l’unico nome dei ragazzi di Borso a comparire nella stele metallica posta all’inizio del camposanto.
Brotto Valentino combatte nella frontiera italo-jugoslava, dopo l’8 settembre si unisce alla Brigata Italia Libera Campo Croce, ha il difficile incarico del vettovagliamento della brigata, scende spesso con il cavallo a Mussolente per caricare il cibo e sale di notte. Durante il rastrellamento viene ferito a Campo Croce e successivamente muore fucilato in località Busa dee Cavare a 27 anni. Il suo corpo verrà recuperato 50 giorni dopo.
Cadorin Antonio nell’estate del 1944 si trova in Val dei Lebi per la fienagione, dopo il “si salvi chi può” , insieme a capitan Giorgi si scontra con i rastrellatori alla Busa dee Cavare dove viene colpito a morte il 22 settembre del 1944 a 19 anni. La sua salma viene tumulata senza funerale qualche giorno dopo.
Cervellin Francesco è agricoltore, non risponde mai ai bandi di reclutamento e nella primavera del 1944 va in montagna a far parte delle formazioni partigiane, aderisce a Italia Libera Campo Croce, domenica 24 settembre si presenta e viene portato alla caserma Reatto, martedì 26 settembre viene impiccato a Bassano in via Brigata Basilicata a 19 anni. Sepolto nella fossa comune nel cimitero di Santa Croce, viene riconosciuto dai familiari un anno dopo.
Cervellin Giovanni, fratello di Francesco impiccato a Bassano del Grappa, è agricoltore, non risponde mai ai bandi di reclutamento e nella primavera del 1944 va in montagna a far parte delle formazioni partigiane, aderisce a Italia Libera Campo Croce, domenica 24 settembre si presenta insieme al fratello e viene portato alla caserma Reatto, martedì 26 settembre viene impiccato a Bassano in via XX settembre a 24 anni. Sepolto nella fossa comune nel cimitero di Santa Croce viene riconosciuto dai familiari un anno dopo.
Citton Orazio durante il servizio militare viene colpito da febbre malarica e meningite, dopo l’armistizio torna a casa e si nasconde in Col dee Farine, ma, come tanti altri, si presenta e viene deportato in Germania, poi trasferito a Uberlingen dove lavora in degradanti condizioni. Debilitato dalla fame, muore l’8 gennaio del 1945 a 23 anni.
Citton Pietro, dopo aver lavorato come minatore in Francia, viene arruolato in Marina, dopo l’8 settembre si nasconde in un rifugio, ma poi si consegna e il 26 settembre 1944 viene impiccato a Bassano in località Termine a 21 anni. Il padre, saputo dell’impiccagione, frantuma con una mazza lo stemma di pietra del fascio.
Dal Bianco Emilio, nato in Francia, è un ragazzo di 16 anni, ha una leggera balbuzie e la famosa domenica della chiamata si presenta in piazza, anche su indicazioni di persone di fiducia. Viene dunque deportato in Germania dove muore a 17 anni a Uberlingen il 26 febbraio 1945.
Dalla Zanna Giuseppe combatte in Francia, da lì dopo l’8 settembre riesce a tornare a casa, nell’estate del 1944 è in montagna per la fienagione alla malga della Val dei Lebi. Durante il rastrellamento, muore a 20 anni combattendo alla "Busa dee Cavare" il 22 settembre del 1944. Il padre disperato va a prendere la salma del figlio e degli altri due Caduti alla "Busa dee Cavare" e li porta giù a Semonzo, ma la salma del figlio non c’è, è stata scambiata con quella di Lodovico Todesco, capitan Giorgi. Il padre dunque va a scambiare le salme a Solagna per poter tumulare Giuseppe senza funerale.
De Rossi Leonida , l’8 settembre del 43, è malato, ma ad ottobre ritorna in servizio militare per entrare poi nel movimento partigiano. Anche lui durante il rastrellamento si presenta e si consegna per aver salva la vita, ma verrà impiccato a Bassano in Viale Venezia il 26 settembre 1944 a 21 anni.
Favero Giovanni , volontario in Aeronautica, dopo l’8 settembre del 1943 si nasconde da una zia, ma durante il rastrellamento viene intercettato e catturato dai nazifascisti. Muore a 22 anni fucilato a Bassano del Grappa nella caserma Reatto domenica 24 settembre 1944.
Ravagnolo Marcello, la casa di famiglia era stata incendiata dai nazifascisti, dopo l’8 settembre era riuscito a rientrare e nell’estate del 1944 è in montagna a Campeggia, in Grappa, per fienagione. Durante il rastrellamento si presenta su consiglio della mamma. Viene dunque deportato a Dachau dove muore a 21 nei forni crematori di Uberlingen il 10 marzo del 1945.
Zen Arturo è fratello di Tarcisio, capo partigiano, il papà viene trattenuto in caserma perché vogliono arrivare a catturare Tarcisio. La mamma ha paura che anche lui sia catturato dai fascisti, quindi fugge in montagna. Durante il rastrellamento si presenta alla domenica e giovedì 28 settembre viene fucilato alla caserma Efrem Reatto e muore a 18 anni. La mamma, quando riesumano il cadavere dalla fossa comune del cimitero di Santa Croce, ordina di portare a casa una ciocca di capelli che, avvolta da un nastro tricolore, è stata messa nella foto ed è rimasta sopra la credenza di casa per sempre.
"I giorni amari di Borso"
Zilio Ziliotto, Antonio Celotto
Editrice Artistica Bassano 2015
La stele è stata inaugurata il 30 settembre del 2024 con una cerimonia pubblica in occasione della commemorazione del Rastrellamento del Grappa.
Contenuti
- Iscrizioni:
- 1944 - 2024
80°
DEL RASTRELLAMENTO
DEL GRAPPA
Caduto anni
BORSO
GIACOMELLI MICHELE 19
GUADAGNIN ERMENEGILDO 19
MORETTO GIROLAMO 30
SPEZZAMONTE ANGELO 24
SPEZZAMONTE GIUSEPPE BRUNO 19
SPEZZAMONTE GIUSEPPE 24
VEDOVOTTO ALBINO 24
S. EULALIA
BIASION ANTONIO 22
BIASION RENATO 27
CELOTTO GIANNINO 19
MORO AGOSTINO 19
SEMONZO
ANDRIOLLO ANGELO 19
ANDRIOLLO GIUSEPPE 21
BERTAPELLE GIACOMO 19
BONTORIN SEBASTIANO 23
BROTTO VALENTINO 27
CADORIN ANTONIO 19
CERVELLIN FRANCESCO 19
CERVELLIN GIOVANNI 24
CITTON ORAZIO 23
CITTON PIETRO 21
DAL BIANCO EMILIO 17
DALLA ZANNA GIUSEPPE 20
DE ROSSI LEONIDA 21
FAVERO GIOVANNI 22
RAVAGNOLO MARCELLO 21
ZEN ARTURO 18
MOROSIN
GRUPPO
- Simboli:
- La stele ha la forma di un albero, sui cui rami ci sono delle foglie caduche che rappresentano la vita spezzata dei giovani Caduti durante il Rastrellamento,ma le cui radici, ben salde, della memoria e della consapevolezza, continuano a nutrire e a far nascere nuova vita.
Altro
- Osservazioni personali:
- I PENSIERI DEI RAGAZZI
Vogliamo ricordare un passato che ci riguarda da vicino perché ha molto da insegnare anche al nostro presente e può dare ispirazione al futuro di tutti. La Resistenza è un importante fatto storico, nazionale e locale, che ha gettato le basi della nostra vita democratica e libera. E’infatti anche da questo movimento di persone e idee che hanno preso forma quelle Istituzioni che garantiscono oggi la convivenza dei cittadini in libertà e la coesistenza di opinioni diverse. Abbiamo studiato e fatto ricerca storica per capire meglio questi eventi e per essere cittadini più consapevoli e responsabili. Possiamo affermare che le vicende della Resistenza sono dentro il nostro essere cittadini, conoscerla più approfonditamente ci permette per questo di conoscerci meglio e avere consapevolezza del percorso di costruzione, travagliato e sofferto, dell'Italia democratica. Una nostra compagna, Anastasia, scrive: “Al giorno d’oggi il rischio è quello che si dia tutto per scontato... i diritti, la libertà..., bisogna invece ricordare che tutti questi ragazzi si sono sacrificati per donarci un futuro migliore, uno stato libero e democratico basato sui principi di libertà e uguaglianza. E’ quindi grazie ad alcune iniziative scolastiche che ho avuto la fortuna di visitare i luoghi più significativi della Resistenza partigiana del nostro territorio, come Malga Meda o Busa dee Cavare”. Un altro nostro compagno, Ruben, a termine di questo percorso invece scrive: ”Fare un servizio per la comunità mi ha fatto sentire più cittadino. Ho capito meglio cosa hanno fatto i partigiani nel territorio, mi ha colpito molto conoscere le storie di questi ragazzi che hanno perso la vita per dare all’Italia il bene più grande: la libertà. La comunità formata da singoli individui può cambiare le sorti del mondo. Se non ci fosse stata la Resistenza, oggi, l’Italia sarebbe probabilmente ancora sotto un regime di privazione delle libertà individuali e per quanto non sia perfetta come diceva Sandro Pertini: Alla più perfetta delle dittature, preferirò sempre la più imperfetta delle democrazie”.







