Posizione
- Nazione:
- Italia
- Indirizzo:
- Viale dei Martiri
- CAP:
- 28826
- Latitudine:
- 46.034134060269984
- Longitudine:
- 8.667826652526855
Informazioni
- Luogo di collocazione:
- Lungo i due lati di una stradina pedonale
- Data di collocazione:
- 2002
- Materiali (Generico):
- Bronzo, Ottone, Pietra, Altro
- Materiali (Dettaglio):
- Cippi in granito grigio, targhe in bronzo ed in ottone, piccoli e grandi sassi, croce in granito grigio, gesso per le scritte sui sassi.
- Stato di conservazione:
- Ottimo
- Ente preposto alla conservazione:
- Comune di Trarego Viggiona
- Notizie e contestualizzazione storica:
- Nel viale sono presenti più elementi: dei nove cippi, sette sono dedicati ai caduti della Grande guerra e sono tutti nomi già presenti sul Monumento di Trarego, che non è molto distante dall'area; sul monumento compariva però anche il loro grado e la data di nascita, che sui cippi manca. I restanti due cippi sono invece dedicati ad un caduto in Jugoslavia nel 1941 e ad un disperso in Russia. Anche questi due nomi i compaiono sul monumento, ma senza riferimenti nè al loro grado, nè alle date di nascita e di morte, nè al luogo della morte, informazioni invece presenti sui cippi. Le targhe in ottone sulla croce ricordano I giovani partigiani che facevano parte della “Volante Cucciolo”, formazione partigiana agli ordini di Nino Chiovini. Trarego, nel freddo inverno a cavallo tra ‘44 e ’45, accoglie sfollati da Milano e dalla Lombardia. Le baite in montagna fungono da rifugio per i tanti partigiani che scendono a valle solo per fare provviste. Il 24 febbraio del ’45 la volante Cucciolo si trova in serata a Truno, sopra Trarego. La formazione comandata da Nino Chiovini, è costituita da pochi ed esperti partigiani, in grado di compiere veloci spostamenti quotidiani. Tre partigiani della formazione scendono da Truno a Trarego per recuperare provviste presso i negozi di alimentari. Qualcuno informa i comandi fascisti di Cannobio e della Val Vigezzo della loro presenza. La mattina del 25 febbraio, l’agguato: sette partigiani della volante vengono uccisi e i fascisti non risparmiano nemmeno due civili che si erano rifugiati in una grotta: Ivo Borella, 25 anni; Luigi Velati, 21 anni; Corrado Ferrari, 24 anni; Ermanno Giardini, 20 anni; Gastone Lubatti, 19 anni; Luigi Leschiera 22 anni; Pierino Agrati, 25 anni: partigiani della volante; Aldo Brusa e Primo Carmine, civili. Dopo l’eccidio, i fascisti si accaniscono sui corpi dei giovani, mutilandoli seguendo una logica terribile e simbolica: “la sottrazione delle scarpe: di qui non vi muoverete più; poi il viso: nessuno vi deve più riconoscere; la bocca mutilata e riempita di ricci: non avrete più parola; il cuore, non c’è nessuna pietà; infine i genitali: non avrete eredi”. Oltre alla minuziosa mutilazione dei corpi, i fascisti vietano i funerali con la minaccia di incendiare il paese. Un ragazzo di 16 anni delle baite di Promé è sul punto di essere fucilato ma l’intervento del padre riesce a fermare l’esecuzione. Sarà costretto a portare in paese l’ordine del maggiore Martinez che vieta qualsiasi commemorazione. I corpi martoriati vengono ricomposti e puliti dalle suore dell’asilo e, nonostante il divieto, tutto il paese si reca al cimitero per accompagnare le salme. In questa occasione Giuseppe Clair Gagliani, paesano 54enne che aveva fatto parte dei partigiani, esprime la propria solidarietà alle vittime ad alta voce. I fascisti per rappresaglia prendono in ostaggio la figlia sedicenne e lo costringono a consegnarsi. Diventa la decima vittima dell’eccidio di Trarego, ammazzato, riempito di colpi e pugnalate. Dietro denuncia della madre di Lubatti, i responsabili della strage verranno condannati il 27 febbraio 1947 alla pena capitale. La pena non sarà mai eseguita e verrà ridotta a pochi anni per le successive revisioni ed amnistie. La corte accerterà che tutta l’operazione fu organizzata dai due ufficiali fascisti senza alcuna partecipazione (né ordini) da parte tedesca. In mezzo al bosco fuori dal paese un piccolo comitero ricorda il luogo dell'eccidio e le sue vittime, con una lastra in marmo che reca i nomi e le fotografie delle giovani vittime. La lastra è però abbastanza rovinata, così nel 2002 il Comune di Trarego Viggiona ha creato il viale, in cui ha collocato una croce di granito identica a quella del piccolo cimitero, rifacendo le targhe, questa volta in ottone, con i nomi; nella stessa occasione ha posto i cippi delle vittime della Grande guerra, i cui nomi sul monumento ormai si leggono a fatica, e il masso al Milite Ignoto. Nel 2015, durante la cerimonia per i cento anni della fine della Grande guerra, sono stati collocati anche i sassi scritti col gesso. I nomi dei sette partigiani e quello dei due civili sono ricordati anche sul muro del Parco della Memoria e della Pace di Fondotoce, insieme agli oltre mille partigiani e civili assassinati dai nazifascisti.
Contenuti
- Simboli:
- Stemma del Comune di Trarego Viggiona sul masso che sorregge la croce.
Altro
- Osservazioni personali:
- E' impressionante come tutto in questo viale sia curato nei minimi i particolari e come in questo piccolo paese sia ancora così radicato il culto dei caduti in guerra e nella lotta di Liberazione. L'impegno del Comune a raccogliere in un unico luogo i nomi che il tempo stava cancellando ci ha molto colpito.