181748 - Memoriale ai partigiani e deportati legnanesi – Legnano (MI)

Il memoriale si trova nel Cimitero Monumentale di Legnano, al centro del Campo dell’Onore.
L’insieme forma una sorta di piccola piazza pavimentata in granito grigio; le lapidi inclinate e quelle verticali, sono lastre di granito porrino rosa di differente grandezza.
Su quattro ampie lastre si leggono parole in ricordo dei caduti e della tragedia che vissero, nonché il monito affinché tragici simili avvenimenti non si ripetano.
Dal centro della piccola piazza si possono osservare tutte le lapidi e leggerne le iscrizioni.
Sempre nella zona centrale, dal pavimento si eleva un monumento in ferro, formato da due pali inclinati che a partire dal punto del loro incontro si intrecciano fino a trattenere una croce. Sotto di esso, due grandi ‘lanterne votive’ si sollevano dal pavimento. L’insieme è un inconfondibile richiamo al filo di ferro, il simbolo che più d’ogni altro evoca  i campi di deportazione e sterminio. Fra le vittime ricordate in questo memoriale, quindici sono ricordati anche dal Monumento ai deportati dell’azienda Tosi

 

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Posizione

Nazione:
Regione:
Provincia:
Comune:
Frazione:
Comitero Monumentale
Indirizzo:
piazzale Cimitero Monumentale
CAP:
20025
Latitudine:
45.58596337135
Longitudine:
8.9176742312928

Informazioni

Luogo di collocazione:
Cimitero monumentale di Legnano
Data di collocazione:
1995
Materiali (Generico):
Bronzo, Marmo, Ottone, Pietra
Materiali (Dettaglio):
Lastre in porfido, croce e struttura in ferro
Stato di conservazione:
Ottimo
Ente preposto alla conservazione:
Amministrazione comunale
Notizie e contestualizzazione storica:
In questo memoriale si ricordano partigiani e civili caduti per la Libertà.
Le lapidi di civili i cui nomi furono inseriti da funzionari della Franco Tosi in una 'lista' consegnata ai nazisti.
Il 5 gennaio 1944 i nazisti iniziarono a prelevare dal loro lavoro le persone in lista e le deportarono nei loro lager per farli morire. Di essi non rimasero neppure i corpi perché furono cremati nei forni. Non tornarono nemmeno da morti, negando loro perfino di riposare in una tomba (sotto le lapidi ci sono tombe vuote).

Dal 25 aprile 1945, il Comune di Legnano, coadiuvato da molte organizzazioni, non ha mai smesso di recuperare se non altro la 'memoria' dei legnanesi deportati e da quelli che comunque dettero per la causa della Libertà il loro impegno e la loro vita.
Ecco perché col tempo si sono aggiunte nuove lapidi e si spera di aggiungere quelle ancora mancanti.

Fra i 2 gruppi di 6 lapidi, sono state aggiunte 2 lapidi collettive verticali, in memoria dei 6 civili che nonostante i rischi e pur non essendo partigiani, misero a disposizione il loro impegno e dettero il loro forte contributo alla Liberazione.
Più recentemente sono state aggiunte due piccole lapidi triangolari, in ricordo di due coraggiose donne partigiane, scampate alla crudeltà nazi-fascista e decedute serenamente nella loro città.

BIOGRAFIE:



  • PIERA PATTANI
    Piera Pattani nacque il 19 Febbraio 1927 a Legnano in provincia di Milano.
    Lavorò come operaia presso la fabbrica tessile Giulini e Ratti di Legnano.
    Entrò giovanissima nella Resistenza (a 16 anni) assumendo il ruolo di staffetta per la Brigata 182 Garibaldi-Mauro Venegoni
    Fu protagonista nel piano per liberare capo partigiano Samuele Turconi che fu ferito durante la battaglia  della Cascina Mazzafame (luogo simbolo della Resistenza legnanese), Turconi era ricoverato nell'ospedale di Busto Arsizio e piantonato dai fascisti. Piera riuscì con un ardito stratagemma e correndo enormi rischi, riuscì a farlo liberare dai compagni.
    Piera Pattani si è spenta nel 2020 all'età di 93 anni vittima del corona virus.

  • GIUSEPPINA MARCORA
    nacque il 23 febbraio 1920 ad Inveruno in provincia di Milano.
    E' stata una partigiana e col nome di battaglia "Pinetta" svolse un ruolo significativo nella Resistenza, durante la seconda guerra mondiale.
    Era sorella di Giovanni Marcora, importante uomo politico e ministro dell'agricoltura, militante partigiano.
    Giuseppina Marcora rischiò più volte la vita come staffetta partigiana, trasportando informazioni, giornali, dispacci, armi e viveri ai combattenti della Resistenza.
    Per il suo importante contributo alla Resistenza, ha ricevuto numerosi riconoscimenti tra cui un certificato di patriottismo dalle Nazioni Unite e un certificato dall'Office of Strategic Service del governo degli Stati Uniti per la sua collaborazione nella missione Chrysler.
    La sua vita si è spenta in pace il 13 aprile 2020, all'età di 100 anni.

  • GIUSEPPE BOSANI
    nacque il 19 gennaio 1910 a Legnano. Lavorò come tornitore presso l’Alfa Romeo di Milano. Fu deportato a Mauthausen dove giunse l’8 aprile 1944 col trasporto n.38 e con matricola 61575 e classificato come prigioniero politico, arrestato per motivi di sicurezza. Fu trasferito a Gusen (Mauthausen) dove morì il 14 maggio 1945, all'età di 35 anni (dopo la Liberazione).

  • AMBROGIO CARLO BOSSI
    nacque il giorno 7 dicembre (o 30 novembre) del 1902, a Crenna, frazione di Gallarate, in provincia di Milano.
    Deportato a Mauthausen l’8 aprile 1944 (trasporto n.38 matricola 61577) si dichiarò "aggiustatore".
    Fu trasferito nel sotto-campo di Gusen ed in seguito ad Auschwitz. Il 29 gennaio 1945 di nuovo a Mauthausen con matricola 123696, dove il 30 marzo 1945 morì all'età di 42 anni.

  • RINO CASSANI
    nacque il 28 ottobre 1912 a Legnano in provincia di Milano.
    Lavorò presso la ditta Emilio Bozzi. Fu arrestato nel marzo 1944 e l’8 aprile inviato a Mauthausen (trasporto n.38 - matricola 61600).
    Dichiarò la professione di meccanico ciclista. Trasferito a Gusen vi morì il 26 aprile 1945, all'età di 32 anni.

  • GIUSEPPE CIAMPINI
    detto anche Giovanni, nacque visse a Busto Arsizio dove divenne padre di dieci figli. Lavorò come tornitore presso la Ercole Comerio in via Gaeta a Legnano. Fu catturato dalla GNR di Legnano e deportato a Mauthausen dove morì il 25 marzo 1945 all'età di 53 anni.

  • GUIDO VENEGONI
    nacque il 16 luglio 1908 a Legnano, in provincia di Milano, ultimo dei 6 fratelli Venegoni.
    Vide nascere e consolidarsi il regime fascista contro il quale già si battevano i suoi fratelli, più volte in carcere. Tutta la famiglia visse in continua e severa vigilanza, sottoposta ad arresti, pestaggi, perquisizioni.
    Guido entrò in fabbrica giovanissimo risollevando le condizioni della famiglia che tuttavia rimasero molto precarie.
    Dopo diversi anni sotto le armi, lavorò come operaio militarizzato in alcune fabbriche di armamenti a Torino ed a Gardone Valtrompia, mantenendo viva la corrispondenza coi fratelli che potè rivedere solamente dopol’8 settembre, dopo aver abbandonato il proprio reparto a Torino ed essere entrato nella Resistenza.
    Nel 1943 entrò nel PCI e dopo diversi mesi di operazioni nell’Alto Milanese si trasferì nel Vimercatese, nel ruolo di responsabile politico delle SAP Garibaldi.
    L’11 novembre 1944 nel corso di un'azione a Vimercate, fu catturato e portato a Legnano per essere fucilato pubblicamente. Ma la forte indignazione popolare suscitata dall’assassinio di Mauro, avvenuto pochi giorni prima, creò le condizioni che permisero di sottrarlo alla condanna e tornare fortunosamente alla lotta nella 181a Brigata Garibaldi nella Valle Olona.
    Nel maggio 1945 si mise alla ricerca del fratello Pierino, liberatosi da un Lager nazista.
    Il 7 maggio 1945 a Verona, riuscì a trovarlo e riportarlo con lui a Legnano.
    Nel dopoguerra divenne segretario della Camera del Lavoro di Legnano ed in seguito alla CGIL di Roma.
    Dal 1949 al 1952 ricoprì il ruolo di è segretario della Camera del Lavoro e consigliere comunale a Vicenza.
    Successivamente guidò la Camera del Lavoro di Bergamo fino al 1955 e dal 1956 al 1960 a Milano, guidò il sindacato dei tessili. Dal 1961 al 1963 quello dei metalmeccanici.
    Nel 1969 entrato nella segreteria provinciale e successivamente alla testa della Camera del lavoro di Milano, partecipò attivamente alla proclamazione dello sciopero generale in occasione dei funerali delle vittime di Piazza Fontana. Dal 1972 al 1980 fu deputato in Parlamento.
    Finì i suoi giorni nel paesino valtellinese di Mese, in provincia di Sondrio morì il 7 gennaio 1987.

  • ARNO COVINI
    nacque il 4 ottobre 1923 a Legnano (in provincia di Milano), in via Pisacane, il quartiere delle 'case della Tosi' dove abitò anche la famiglia Venegoni. Arno Covini fu con Mauro Venegoni al comando della Resistenza legnanese. Nella cruenta battaglia alla Cascina Mazzafame, Arno sebbene ferito, rimase nascosto per l'intera notte in una pozzanghera ed al mattino riuscì a fuggire ai fascisti.
    In quella battaglia molti partigiani persero la vita; Samuele Turconi fu ferito ed arrestato. Fu per ordine di Arno Covini che la giovanissima Piera Pattani si recò in visita all'Ospedale dove Turconi era piantonato e fingendo d'essere la sua fidanzata, riuscì con un bacio sulla bocca a trasmettere a Turconi un messaggio per prepararlo alla sua imminente liberazione.

  • UGO PAGANI
    è citato in : Legnano ricorda ...

  • CARLO CIAPPARELLI
    figlio di Giuseppe e Mascheroni Luigia, nacque il 7 aprile del 1902 a Legnano, in provincia di Milano. Abitò con la famiglia in via Vittoria 27 a Legnano. Fin da quando era molto giovane trovò lavoro presso l'officina meccanica di un artigiano. Il 7 gennaio 1933 sposò Pasqua Martinelli che lavorava nell’industria tessile De Angeli Frua. Carlo venne assunto come tornitore dalla società Franco Tosi. Ebbero i figli Felice (22/10/1933) e Aleardo (12/6/1941).
    A seguito degli scioperi del 1943, il 5 Gennaio 1944 le SS irruppero in Franco Tosi per terrorizzare le maestranze eda arrestare 7 dipendenti fra cui membri della Commissione Interna.
    Avendo svolto anch'egli attività sindacale nella Commissione Interna, quando il 14 marzo le milizie fasciste irruppero in Franco Tosi, arrestarono Carlo Ciapparelli e l’8 aprile 1944 lo rinchiusero nel carcere milanese di San Vittore.
    Il 20 marzo 1944 fu trasferito a Bergamo assieme ad altri 63 prigionieri.
    Il 5 aprile fu deportato a Mauthausen e da qui nel sotto-campo di Gusen.
    A guerra finita, il 26 maggio 1945, all'età di 43 anni, morì per deperimento dovuto al pesante lavoro, le dure fatiche ed alla fame patita.
    Nel 1964, in occasione del ventesimo anniversario del tragico evento, la Civica Amministrazione di Legnano consegnò alla Famiglia Ciapparelli una medaglia alla memoria di Carlo.

  • PERICLE CIMA
    figlio di Edoardo, nacque il giorno 7 di agosto (o di marzo) nell'anno 1899 a Spinadesco in provincia di Cremona.
    Lavorò presso la Franco Tosi di Legnano in qualità di Ingegnere meccanico. Fu uno dei dipendenti della Franco Tosi che il 5 gennaio 1944 furono arrestate e deportate. Pericle Cima transitò dal campo di Fossoli (Carpi) per raggiungere l’11 marzo 1944 Mauthausen, col trasporto n.32 - numero di matricola 57057.
    Fu trasferito a Schwechat-Florisdorf (Mauthausen) il 26 marzo 1944 e fra giugno e luglio a Wien Florisdorf.
    Durante la “marcia della morte” da Wien a Mauthausen, nei pressi di a Steyr, l’11 aprile 1945 morì stremato all'età di 44 anni.

  • CARLETTO FILETTI (Nando)
    nacque il 26 (o il 27) febbraio 1918 a Legnano, in provincia di Milano.
    Lavorò come inserviente e cameriere. Fu catturato e deportato a Dachau. Il 22 settembre 1943, quando vi giunse, gli fu assegnata la matricola 53953, classificandolo come prigioniero politico. Il 30 ottobre 1943 fu trasferito a Buchenwald e gli fu assegnata la matricola 35193. Il 22 22 settembre 1944 fu trasferito a Dora Mittelbau. Sia a Buchenwald che a Dora fu classificato di categoria Pol (politico). Morì a Brux, sottocampo di Flossenburg, il 21 luglio 1944 all’età di 27 anni.
    NOTE:
    1) Attualmente Most, fa parte della regione dei Sudeti (Repubblica Ceca)
    2) Lo si trova col nome di Nando e non Carletto: probabilmente uno dei due era un soprannome o il suo nome di battaglia.

  • ALBERTO MARIO GIULIANI
    nacque nel 1910 a Chiaravalle, in provincia di Ancona.
    Si diplomò presso l'Istituto Tecnico di Fermo e si laureò in Ingegneria a Torino. Nel 1932 sposò Ada Roveda, una ragazza di S. Vittore Olona e vi si trasferì. Nel 1935 fu assunto dalla ditta Franco Tosi, presso la quale lavorò in qualità di perito tecnico.
    Catturato assieme ad altri lavoratori  nell'azienda presso cui lavorava il 5 gennaio 1944, venne deportato a Ebensee dove fu costretto a lavorare nei tunnel per gli armamenti. I suoi compagni lo vollero a guida della Resistenza al nemico.
    Morì di polmonite il 6 febbraio 1945 a Mauthausen all'età di 35 anni.
    (altre notizie ->)   Ricordato anche da una lastra collettiva a Chiaravalle.

  • CARLO GRASSI
    nacque a Legnano e lavorò presso la ditta Franco Tosi come modellatore metallurgico.
    Morì tra il 14 e il 15 febbraio 1945 a Gusen (Mauthausen), all'età di 43 anni.

  • ASTORRE LANDONI
    nacque il giorno 11 febbraio 1902 (o forse 1909) a Legnano e lavorò in qualità di disegnatore tecnico.
    Fu arrestato il 3 marzo del 1944 e con altri dipendenti della Franco Tosi, fu inviato in Germania col convoglio 32.
    Giunse a Mauthausen il giorno 11 marzo 1944 con matricola 57204 e classificato come prigioniero politico arrestato per motivi di sicurezza, qualificato come disegnatore tecnico. Fu inviato nel sottocampo di Ebensee (Mauthausen) ed in seguito in quello di Gusen (Mauthausen), dove morì il 7 marzo 1945.

  • LUIGI MAZZA
    nacque il 24 novembre 1920 a Legnano, in provincia di Milano. Il 5 novembre 1944 fu catturato a Milano e deportato a Mauthausen dove giunse il 21 novembre 1944 e dove gli venne imposta la matricola 110322, classificandolo come prigioniero politico, arrestato per  generici motivi di sicurezza. Lavorò come radiotecnico.
    Morì il 25 marzo 1945 a Gusen (Mauthausen), all'età di 25 anni.

  • GIANFELICE MORO
    nacque a Legnano, in provincia di Milano. Fu uno studente in chimica e divenne un Partigiano.
    Dopo l’8 settembre, fu visto lanciare chiodi a tre punte per forare le gomme dei mezzi tedeschi e rallentarli, nei pressi della caserma Cadorna.
    A seguito di questa denuncia fu catturato a Legnano e deportato a Mauthausen dove giunse il 13 marzo 1944. Fu poi trasferito a Ebensee (Mauthausen), dove morì il 2 febbraio 1945 all'età di 23 anni.

  • FRANCESCO ORSINI
    nacque nel 1882 a Legnano, in provincia di Milano. Lavorò presso la ditta Franco Tosi come tornitore. Dopo la deportazione morì il 5 ottobre 1944 nel castello di Hartheim (Mauthausen) all'età di 62 anni.

  • MARIO POMINI
    nacque a Legnano, in provincia di Milano. Lavorò come arrotino  presso la ditta Emilio Bozzi.
    Deportato a  Zschachwitz (Flossemburg), riuscì a sopravvivere, ma il 4 aprile 1945 morì all'età di 38 anni.

  • ANGELO SANT'AMBROGIO
    nacque nel 1913 a Legnano, in provincia di Milano. Lavorò come fresatore presso la ditta Franco Tosi. Oltre ad essere elemento di primo piano nella Commissione Interna fu anche un importante  attivista sindacale. Deportato nel Castello di Hartheim (Mauthausen), vi morì il 19 settembre 1944, all'età di 31 anni.
    ANGELO SANT'AMBROGIO
    nacque nel 1913 a Legnano, in provincia di Milano.
    Lavorò come fresatore presso la ditta Franco Tosi. Oltre ad essere elemento di primo piano nella Commissione Interna fu anche un importante  attivista sindacale. Deportato nel Castello di Hartheim (Mauthausen), vi morì il 19 settembre 1944, all'età di 31 anni.
    Angelo Sant'Ambrogio è ricordato anche dalla
  • Edicola chiesa di San Mamete, Milano

  • Don CARLO RIVA
    nacque il 10 maggio 1914 a S. Maria Hoè, sui monti della Brianza. Sacerdote dal 22 maggio 1937, divenne coadiutore nella Parrocchia di San Domenico, a Legnano.
    La sua missione era rivolta principalmente ai giovani, che invitava con entusiasmo a “vincere quel nervosismo che ci prende talvolta facendoci dimenticare anche i nostri doveri spirituali” e li esortava “a pregare molto”.
    Dopo l’8 settembre 1943 scelse l'antifascismo e la Resistenza con caratteristiche cattoliche, ripudiando la violenza, teso invece a nascondere e far fuggire verso le formazioni di montagna o la Svizzera partigiani, ebrei, renitenti alla 'leva' della RSI, antifascisti perseguitati.
    Collaborò con le formazioni partigiane legnanesi, anche comuniste, nella raccolta e distribuzione di armi, viveri e vestiario per i partigiani delle formazioni di montagna, il Raggruppamento Divisioni Patrioti “Alfredo Di Dio” nell’Ossola e non solo. di impronta comunista, la 101^ Brigata Garibaldi “Giovanni Novara” e la 182^ Brigata Garibaldi “Mauro Venegoni”.
    Ebbe rapporti diretti con Giovanni Brandazzi, plenipotenziario del Comitato di Liberazione Nazionale (CLN).
    Sostenne “La Martinella”, diretta da Anacleto Tenconi, stampata nella parrocchia di Pogliano Milanese e distribuita da una rete di staffette in bicicletta. Fu commissario e cappellano della Brigata Carroccio.
    Nonostante i fascisti lo tenessero sotto osservazione, riuscì ad evitare la carcerazione.
    Dopo l’attentato esplosivo all’Albergo Mantegazza l'8 novembre 1944, compiuto da Samuele Turconi (comandante della 101^ Brigata Garibaldi GAP) e Giuseppe Marinoni (comandante della 101^ SAP), don Carlo fu interrogato nel “Circul di sciuri” (sede della Polizia fascista) in via Alberto da Giussano ma non subì percosse o torture e fu rilasciato. In varie occasioni, per don Carlo fu opportuno allontanarsi da Legnano e vivere alla macchia.
    Numerosissimi i fatti sul ruolo che don Carlo si assunse che andrebbero narrati, come le testimonianze scritte su di lui:
    “Liber chronicus” della Parrocchia di Pogliano Milanese
    “Due inverni un’estate e la rossa primavera”
    “Le Brigate Garibaldi a Milano e provincia 1943-1945”, Luigi Borgomaneri
    Nel 1962 don Carlo Riva lasciò Legnano e divenne Parroco a Bareggio. Morì nel 1990.

  • DON FRANCESCO CAVALLINI
    fu un esempio di fermezza e coraggio. Lo dimostrò il 4 luglio 1944, in occasione del funerale dei due partigiani Renzo Vignati (19 anni) e Dino Garavaglia (18 anni), uccisi dai fascisti il 27 giugno, al ponte di S. Bernardino. Fu Don cavallini ad opporsi ai fascisti armati che avrebbero portato via i cadaveri e pretendere di svolgere le esequie nella chiesa dei SS. Martiri: «questi ragazzi li ho battezzati in Chiesa e in Chiesa devono venire». La chiesa contenne a stento la folla numerosa ed indignata. Intanto i fascisti piazzarono le mitragliatrici sul piazzale della chiesa. Don Francesco fu avvisato ed uscì per primo, seguito dalle donne e poi da tutti gli altri. Il corteo fu seguito dai fascisti fino al cimitero dove, terminate le esequie, coloro che avevano portato le bare (fra cui Francesco Crespi) fuggirono scavalcando il muro di cinta, inseguiti dai fascisti. Una settimana dopo i brigatisti neri della Aldo Resega arrestarono don Francesco e lo rinchiusero nel carcere di San Vittore a Milano, da cui fortunatamente uscì vivo il 25 aprile 1945. Rimase in Parrocchia fino al 19 settembre 1948, quando si trasferì nella Prevostura di S. Stefano, a Segrate.

  • DOTTOR EZIO TORNADU’
    Iniziò LA SUA attività nella Farmacia della Stazione, in via Liberazione 2 nel 1905 e attorno al 1930 ne divenne titolare. L'8 settembre 1943, la firma dell'armistizio segnò l'inizio della Resistenza ed il dott. Tornadù non esitò a fare la sua parte. Il dott. Tornadù fornì ai partigiani aiuti materiali, bende, medicinali, unguenti, cicatrizzanti, disinfettanti Talvolta al ponte di Marnate scendeva qualche partigiano malato, la staffetta volava in bicicletta alla Farmacia della Stazione, spiegava i sintomi al dott. Tornadù e tornava dal partigiano con i medicinali adatti. Conscio del pericolo, spesso Tornadù si recava personalmente per curare i partigiani laddove dove si nascondevano feriti. Clamoroso fu l'episodio in cui Tornadù fu pericolosamente complice dei partigiani (fra i quali la giovanissima staffetta Piera Pattani) nel tentativo riuscito di sottrarre dalle grinfie dei fascisti il comandante Samuele Turconi, ricoverato in ospedale perché ferito nello scontro coi fascisti, avvenuto il 21 giugno 1944 alla Cascina Mazzafame, Il dottor Tornadù rimase titolare della farmacia fino al 1973.

  • ERNESTO VENEGONI
    nacque a Legnano in provincia di Milano. Lavorò presso la ditta Franco Tosi come meccanico di precisione e fu membro della Commissione Interna. Deportato a Mauthausen, vi morì il 26 (o 27) marzo 1944 all'età di 45 anni.

  • EUGENIO VERGA
    nacque il 12 aprile 1908 a Legnano, in provincia di Milano. Lavorò come installatore elettrotecnico. Fu deportato a Mauthausen, nel sottocampo di Gusen, dove il 3 maggio 1945, morì all'età di 37 anni.

  • ANTONIO VITALI
    nacque nel 1899 a Milano. Lavorò come meccanico presso la ditta Franco Tosi in cui fu membro della Commissione Interna. Fu deportato a Mauthausen – Gusen dove morì il 9 marzo 1945 all'età di 46 anni.

  • DAVIDE ZANIN
    figlio di Antonio, nacque il 30 settembre 1899 a Cordenons (attualmente provincia di Udine). Abitò Legnano in via Alberto da Giussano 9 e lavorò come operaio. Fu deportato a Mauthausen – Gusen dove morì l’11 ottobre 1944 all'età di 45 anni.

  • GIANFELICE MORO
    nacque a Legnano. Fu uno studente in chimica e divenne un Partigiano.
    Dopo l’8 settembre fu denunciato per esser stato visto lanciare chiodi a tre punte per forare le gomme dei mezzi tedeschi e rallentarli, nei pressi della caserma Cadorna.
    A seguito di questa denuncia fu catturato a Legnano e deportato a Mauthausen dove giunse il 13 marzo 1944. Fu poi trasferito a Ebensee (Mauthausen), dove morì il 2 febbraio 1945 all'età di 23 anni.

    PIETRE D'INCIAMPO


    Il 5 gennaio 2022, sono state poste, all'ingresso della ditta Franco Tosi sette pietre d'inciampo alla memoria dei dipendenti che furono deportati ed uccisi:
    Pericle Cima. Alberto Giuliani, Carlo Grassi, Francesco Orsini, Angelo Sant'Ambrogio, Ernesto Venegoni e Antonio Vitali. Più recentemente si è potuto aggiungere anche quella alla memoria di Carlo Ciapparelli.
    l'A.N.P.I. mantenendo la promessa fatta, prosegue nella ricerca delle storie di coloro che non fecero ritorno dai campi ed a superare gli ostacoli per permettere di aggiungere nuove pietre d'inciampo nello stesso luogo.
    _________________________________________________________________

    FONTI:
  • A.N.P.I. Legnano - Donne e uomini di Legnano
  • A.N.P.I. Lombardia - I deportati legnanesi 1944
  • A.N.P.I. Milano - Davide Zanin
  • A.N.P.I. Milano - Pericle Cima
  • Restelli Storia - i deportati nei lager nazisti
  • Restelli Storia - Legnano in guerra 1940-1943
  • Restelli Storia - Giorno della Memoria
  • Restelli Storia - Piera Pattani
  • MilanoToday - Piera Pattani
  • Legnano News - Mario Giuliani
  • Legnano News - Legnanesi in guerra
  • Legnano News - Pietre d'inciampo a Legnano
  • Legnano News - Mio zio Carlo Ciaparelli
  • Legnano News - Il sacrificio dei lavoratori della Franco Tosi
  • Legnano News - Giuseppina Marcora
  • Repubblica - Giuseppina Marcora
  • Carlo Venegoni, mio padre
  • Sempione News - Legnano ricorda ...
  • Wikipedia - Guido Venegoni
  • Museo partigiano - biografia
  • Arno Covini: Io, unico sopravvissuto ...
  • I.C. Manzoni Legnano - La Franco Tosi"
  • A.N.E.D. - 'Quel giorno alla Tosi'
  • Contenuti

    onore ai martiri

    Città di Legnano
    1945 – 1995
    Nel 50° anniversario della Liberazione
    e della fine della seconda guerra
    mondiale, l’Amministrazione
    della città di Legnano (Milano)
    pone questo modesto segno
    di riconoscenza e perenne memoria
    del sacrificio dei 21 cittadini deportati
    e morti in questo e in altri campi nazisti.

    ONORE AI MARTIRI PER LA LIBERTA’

    don Mario Bonzi, Ambrogio Bossi,
    Giuseppe Borsani, Rino Cassiani,
    Giuseppe Ciampini, Carlo Ciapparelli,
    Pericle Cima, Giannino De Tomasi,
    Carletto Filetti, Alberto Giuliani,
    Carlo Grassi, Astorre Landoni,
    Luigi Mazza, Gianni Moro,
    Francesco Orsini, Mario Pomini,
    Angelo Sant’Ambrogio,
    Ernesto Venegoni, Eugenio Verga,
    Antonio Vitali, Davide Zanin.

    Lastra 1

     

    QUESTE LAPIDI RICORDANO NOMI CHI UN GIORNO

    SARANNO OSCURI DEL TUTTO

    NE RESTERA’ APPENA

    UNA STORIA DI POCHE PAROLE

    ERANO OPERAI DI UNA VECCHIA FABBRICA

    NATI O SEMPRE VISSUTI A LEGNANO

     

    CHI TORNITORE CHI FABBRO

    CHI FALEGNAME CHI MODELLISTA

    UNO ERA PERITO TECNICO UNO STUDENTE

    UNO DIRIGENTE UNO FILATORE DI COTONE

    INSOMMA SALARIATI O ARTIGIANI

    FURONO PRESI PER RAPPRESAGLIA

     

    MANDATI IN GERMANIA NEI LAGER

    DI MAUTHAUSEN DI GUSEN

    ZACHACHWITZ E DI BRUEX

    E NON TORNARONO CHE MORTI

    CHI MUORE LONTANO DALLA SUA TERRA

    MUORE DUE VOLTE

    Lastra 2

     

    1944 – 1945 ANNI TERRIBILI

    LA STORIA DI QUESTI LAVORATORI

    E’ DENTRO UNA STORIA PIU’ GRANDE

    CHE COMPRENDE TUTTA L’ITALIA

    E NON SOLTANTO L’ITALIA MA IL MONDO

    E HA IL CULMINE IN QUEGLI ANNI

    SE DIMENTICHEREMO IL LORO NOME

     

    SE TRASCUREREMO LA LORO SORTE

    SARÀ IMPOSSIBILE DIMENTICARE

    IL CERCHIO DI FERRO. LA MURAGLIA DI FUOCO

    CHE HAN CIRCONDATO TUTTI QUANTI

    E LA’ DENTRO QUEL RICORDO

    E IN TUTTO CIÒ CHE PRECEDE

     

    NEGLI ERRORI E NELLE INFAMIE

    DELLA VERGOGNA E DELLA DISPERAZIONE

    RITROVEREMO LA RAGIONE VERA

    DELLA MORTE DI QUESTI INNOCENTI

    SENTIREMO CHE NEL LORO DESTINO

    C’E’ UNA PARTE DELLA COLPA DI TUTTI

    Lastra 3

     

    CHE PAROLE POTETE DIRE A NOI

    UOMINI SCOMPARSI DALLA VITA?

    CHE PAROLA POSSIAMO DIRVI NOI

    CHE CI AVVICENDIAMO NELL’ESISTERE

    LE CERCHIAMO CON AFFANNO

     

    CON DOLORE NEL FONDO DELL’ANIMA

    SENTIAMO TUTTI CHE LA PIETÀ NON BASTA

    E IL PERDONO RICHIESTO NON VI CONFORTA

    E A NOI NON CANCELLA IL RIMORSO

    MENTRE IL MONDO TURBINA ANCORA

    E ANCORA DAL TEMPO VOSTRO

     

    NON C’E’ PACE AI VIVI E AI MORTI

    LE NOSTRE PAROLE SONO QUESTA VERITÀ

    RITROVATA FRA LE ROVINE

    LA RADICE DELL’UMANITA’ E L’UOMO

    NON PUÒ ESSERE DIVISA IN PARTI

    SENZA DISSECCARSI E PERIRE

    Lastra 4

     

    NON C’E’ BIANCO E NON C’E’ NERO

    NE’ CATTOLICO O EBREO

    NULLA CHE SIA FUORI DI NOI

    CI PUÒ RENDERE. RESPONSABILI

    MA SE QUALCOSA DA NOI DIPENDE

    UNA PAROLA UN GESTO UN PENSIERO

    UNA VILTA’ UN TRADIMENTO

     

    UN FANATISMO UN ORGOGLIO

    E OGNI FERITA PUÒ DIVENTARE UNA PIAGA

    OGNI AVVERSIONE UNA GUERRA

    OGNI VITTIMA UN’ECATOMBE

    ALLORA NESSUNO POTRA’ DIRSI INNOCENTE

    NE’ I SACRIFICI BASTERANNO AL RISCATTO

     

    RICORDATEVI GLI ANNI TERRIBILI

    IN CUI QUESTO È POTUTO AVVENIRE

    E L’UOMO SI E’ DISTRUTTO

    IN CENERE È ANDATO PERDUTO

    SE QUALCHE SEME È VISSUTO

    CERCATELO NEI CUORI QUEI SEPOLTI.

     

    FRANCO ANT.

    PIERA PATTANI

     

    PIERA PATTANI

    PARTIGIANA

    GIUSEPPINA MARCORA

     

    GIUSEPPINA MARCORA

    PARTIGIANA

    Caduti legnanesi

     

    CADUTI
    LEGNANESI
    NEI CAMPI
    DI STERMINIO

    GIUSEPPE BOSANI

     

    BOSANI GIUSEPPE
    + MAUTHAUSEN
    14 . 5 . 1945

    AMBROGIO CARLO BOSSI

     

    BOSSI AMBROGIO
    + MAUTHAUSEN
    30 . 3. 1945

    RINO CASSANI

     

    CASSANI RINO
    + MAUTHAUSEN
    26 . 4  .1945

    GIUSEPPE CIAMPINI

     

    CIAMPINI GIUSEPPE
    + GUSEN
    25 . 3 . 1945

    PARTIGIANI

     

    IN MEMORIA

    GUIDO VENEGONI
    ARNO COVINI
    UGO PAGANI

    PARTIGIANI

    nota: lapide posata il 25 aprile 2019

    GUIDO VENEGONI

     

    GUIDO
    VENEGONI

    ARNO COVINI

     

    ARNO COVINI

    UGO PAGANI

     

    UGO
    PAGANI

    CARLO CIAPPARELLI

     

    CIAPPARELLI
    CARLO GIOVANNI
    + MAUTHAUSEN
    22 . 5  .1945

    PERICLE CIMA

     

    CIMA PERICLE
    + MAUTHAUSEN
    11 . 4  .1945

    CARLETTO FILETTI

     

    FILETTI CARLETTO
    + BRUEX
    21 . 7 . 1944

    ALBERTO MARIO GIULIANI

     

    GIULIANI ALBERTO
    + MAUTHAUSEN
    6 . 1 . 1945

    CARLO GRASSI

     

    GRASSI CARLO
    + MAUTHAUSEN
    15 . 2 . 1945

    ASTORRE LANDONI

     

    LANDONI ASTORRE
    + MAUTHAUSEN
    7 . 3 . 1945

    LUIGI MAZZA

     

    MAZZA LUIGI
    + MAUTHAUSEN
    25 . 3 . 1945

    GIANFELICE MORO

     

    MORO GIANFELICE
    + EBENSEE
    31 . 3 . 1945

    FRANCESCO ORSINI

     

    ORSINI FRANCESCO
    + MAUTHAUSEN
    5 . 10 . 1945

    MARIO POMINI

     

    POMINI MARIO
    + ZSCHACHWITZ
    4 . 4. 1945

    ANGELO SANT'AMBROGIO

     

    SANT’AMBROGIO ANGELO
    + MAUTHAUSEN
    19 . 9 . 1945

    IN MEMORIA

     

    IN MEMORIA
    Don CARLO RIVA
    Don FRANCESCCO CAVALLINI
    Dott. EZIO TORNADU’

     

    PER IL CONTRIBUTO DATO
    ALLA RESISTENZA

    Don CARLO RIVA

     

    Don CARLO RIVA

    don FRANCESCO CAVALLINI

     

    Don FRANCESCO
    CAVALLINI

    Dott. EZIO TORNADU’

     

    Dott. EZIO
    TORNADU’

    ERNESTO VENEGONI

     

    VENEGONI ERNESTO
    + MAUTHAUSEN
    27 . 3 . 1945

    EUGENIO VERGA

     

    VERGA EUGENIO
    + MAUTHAUSEN
    3 . 5 . 1945

    ANTONIO VITALI

     

    VITALI ANTONIO
    + GUSEN
    19 . 9 . 1945

    DAVIDE ZANIN

     

    ZANIN DAVIDE
    + GUSEN
    11 . 10 . 1944

    GIANFELICE MORO

     

     MORO GIANFELICE
    + EBENSEE
    31 . 3 . 1945

    Simboli:
    Dalla zona centrale del pavimento si eleva un monumento in ferro formato da due pali inclinati che a partire dal punto del loro incontro si intrecciano ricordando il filo di ferro spinato, evocazione dei campi di deportazione e sterminio. L'intreccio trattiene una croce che svetta verso il cielo, universale simbolo del sacrificio. Sotto di esso, due grandi ‘lanterne votive’ si sollevano dal pavimento.

    Altro

    Osservazioni personali:
    Il 5 gennaio 2022 sono state poste all'ingresso della ditta Franco Tosi, sette pietre d'inciampo alla memoria dei dipendenti che furono deportati ed uccisi: Pericle Cima. Alberto Giuliani, Carlo Grassi, Francesco Orsini, Angelo Sant'Ambrogio, Ernesto Venegoni e Antonio Vitali. In seguito ne fu aggiunta un'ottava in memoria di Pericle Cima. (si veda 238175 Pietre d'inciampo alla Franco Tosi - Legnano MI).
    l'A.N.P.I. mantenendo la promessa fatta, prosegue nella ricerca delle storie di coloro che non fecero ritorno dai campi ed a superare gli ostacoli per permettere di aggiungere nuove pietre d'inciampo nello stesso luogo.
    FONTE: Legnano News - Pietre d'inciampo a Legnano

    Staff Pietre: alcune immagini sono della Scuola ISIS BERNOCCHI

    Staff Pietre: crediti fotografici Bernocchi

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