L'autore racconta gli anni della sua adolescenza fascista dal 1939 al 1943, così come nei tragici mesi del 1944-45 - che lo videro combattente sotto le bandiere della R.S.I. - li andava ripensando nell'intento di capire il perché di quella scelta di campo. "Misi l'elmo" non si rifugia nella vieta giustificazione di molti ex fascisti. Narra invece i fatti e nei fatti cerca una risposta ai molteplici dubbi. Il racconto si dipana in ogni capitolo su due piani temporali (il '39-'43 dei ricordi, il '44-'45 dell'azione), che si chiudono rispettivamente con il primo giorno (l'arruolamento) e l'ultimo giorno di guerra dell'autore ( la disfatta dell'aprile '45 con la colonna di Mussolini sulle sponde del Lago di Como. Sebastiani non rinnega la memoria dei compagni caduti. Ma la risposta dei fatti gli giunge inequivocabilmente un fermo giudizio di condanna per il Duce, per la guerra nazi-fascista, per gli orrori di tutte le guerre. E spera che i vecchi camerati irriducibili, ma soprattutto i giovani, capiscano il suo messaggio.