269114 - Cippo a tre partigiani trucidati al Cimitero di Maggio – Cremeno (LC)

Il giorno 31 dicembre 1944, dinnanzi al Cimitero di Maggio, le Brigate Nere barbaramente uccisero 3 partigiani. Il cippo a loro dedicato si trova all’ingresso del Cimitero, dove i tre furono uccisi. Il cippo è formato da blocchi di pietre squadrati e cementati a formare un muricciolo basale su cui è posata una lastra di pietra che sorregge tre croci spoglie, della stessa  pietra,  tagliata ma non lucidata. Di fronte alla base, è stata posta una lastra con la frase dedicatoria ed i nomi dei tre patrioti: Ronchetti Augusto, Beltramelli Felice e Lombardo Rocco. Il monumento, nel suo complesso, appare di fattura volutamente grezza, ma austera. 

L’accaduto ebbe inizio il 30 dicembre 1944 quando, presso il Baitone della Pianca in Valsassina, 36 partigiani vennero catturati dalle Brigate Nere del btg. “Cesare Rodini” di Como. Il giorno successivo vennero condotti a Introbio prima al cimitero di Barzio, dove dieci dei partigiani vennero fucilati. I restanti furono condotti al Cimitero di Maggio dove altri tre furono passati per le armi, dopo essere stati barbaramente picchiati. Altri due vennero uccisi per un tentativo di fuga disperata, e, dei superstiti, molti vennero deportati in Germania.

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Posizione

Nazione:
Regione:
Provincia:
Comune:
Frazione:
Maggio
Indirizzo:
Via Soragna, 4, Maggio LC
CAP:
23814
Latitudine:
45.926827668423
Longitudine:
9.4583117361663

Informazioni

Luogo di collocazione:
Di fronte all'ingresso del Cimitero.
Data di collocazione:
Informazione non reperita
Materiali (Generico):
Pietra
Materiali (Dettaglio):
Il cippo ha una base costruita a muretto fatto di pietre scure, squadrate ed assemblate tra loro con cemento.
La sommità è coperta con una lastra di pietra grigia tagliata ma non lucida sul cui margine anteriore è scritta la Preghiera al Signore. Dal piano superiore si alzano tre croci della stessa fattura con pietra grigia, molto semplici e lineari. Sul fronte della base, è affissa una seconda lastra in pietra che riporta la scritta dedicatoria, in nero a caratteri irregolari, probabilmente incisi a mano.
Stato di conservazione:
Sufficiente
Ente preposto alla conservazione:
Amministrazione comunale
Notizie e contestualizzazione storica:
La 55ª Brigata Garibaldi "Fratelli Rosselli" fu una brigata partigiana nata ufficialmente il 2 settembre 1944 che operò nella Valsassina (Val Biandino, Val Gerola, Legnone) e nella Bassa Valtellina. La Brigata partigiana fece parte della 2ª Divisione d'Assalto Garibaldina Lombardia insieme ad altre 2 formazioni partigiane: la 86ª Brigata Issel e la 89ª Brigata Poletti.
La brigata effettuava varie azioni contro i presidi fascisti della zona, tra cui attacchi contro le caserme di Ballabio e Colico, fino quasi a far diventare la Valsassina una zona libera. I nazi-fascisti non tollerarono questa situazione e così, ai primi di ottobre del 1944, lanciarono una grande operazione di rastrellamento con l'intenzione di distruggere, bruciare rifugi e alpeggi e rompere con il terrore il filo di solidarietà che legava le formazioni partigiane alla popolazione.
Il ciclo delle operazioni di rastrellamento in Valsassina raggiunse il suo culmine nell’inverno. Il 30 dicembre 1944, la prima compagnia del 1° battaglione mobile dell’XI Brigata nera “Cesare Rodini” di Como, al comando del Maggiore Mario Noseda, bloccò ogni via di accesso al baitone della Pianca, sotto Culmine San Pietro, a cavallo tra Morterone (Lecco) e la Val Taleggio (Bergamo). Nelle prime ore del mattino entrarono nella baita, sorprendendo 34 partigiani. Non venne sparato un colpo, i partigiani vennero allineati all’esterno. Qui Franco Carrara, “Walter” comandante di un gruppo di partigiani della ex brigata 86° Issel, ora passati con la 55° Rosselli, tentò una fuga disperata, ma venne immediatamente ucciso dai militi, lasciandolo nella neve. Tutti gli altri partigiani vennero legati con il filo elettrico usato per la ricetrasmittente, ed in colonna furono portati a Introbio. Qui vennero sottoposti a interrogatorio e il giorno successivo caricati su due camion, tra cui anche il comandante “Mina” (Leopoldo Scalcini). Secondo la ricostruzione ufficiale che emerge dagli atti del processo contro Mario Noseda, “Mina” fu ucciso durante il viaggio da Introbio a Barzio. 10 partigiani vennero fucilati davanti al cimitero di Barzio, mentre stava accorrendo il parroco. I corpi dei partigiani, spogliati delle scarpe, degli indumenti e senza alcun segno di riconoscimento furono sepolti in un’unica fossa. I camion ripartirono e si diressero verso Maggio, dove altri tre partigiani (Felice Beltramelli, Lombardo Rocco ed Augusto Ronchetti) vennero fatti sfilare tra le case e poi fucilati dalle Brigate Nere al cimitero. Un convoglio proseguì poi per Como dove i restanti partigiani vennero in seguito tradotti a Milano nel carcere di San Vittore, da lì alcuni sono poi stati deportati nei campi di prigionia nazisti.

Cenni biografici delle vittime di Maggio e altre qui ricordate:
- Beltramelli Felice, nato a Lenna (Bergamo) l’11 dicembre 1912, operaio della Dalmine, opera con i gruppi antifascisti della fabbrica. Sospettato sale in montagna.
- Lombardo Rocco nato l’8 maggio 1923 a Butera (Lecco). 55° Brigata Garibaldi “F.lli Rosselli”.
- Ronchetti Augusto, nato a Lecco il 20 febbraio 1925. 55° Brigata Garibaldi “F.lli Rosselli”.
- Carrara Franco, nato il 3 agosto 1920 ad Albino (Bergamo), partigiano dell’86° Brigata Issel, ucciso al Baitone della Pianca, il 30 dicembre 1944.
- Scalcini Leopoldo (“Mina”), nato a Colico (Lecco) nel 1911. Capitano di artiglieria, non rientra dopo l’8 settembre e sale in montagna, dove di aggrega con un gruppo di uomini (la banda Mina) alla brigata “Carlo Marx”. Entrerà poi nella 55° Brigata “F.lli Rosselli”, fin dalla sua costituzione. Fucilato a Barzio il 31 dicembre 1944.

Contenuti

Iscrizioni:
Pietra superiore:

SIGNORE PERDONA LORO....

Lastra dedicatoria:

SCELLERATO PIOMBO FRATERNO
QUI TRNCAVA IL 31 XII 1944 LA
FULGIDA GIOVINEZZA DEI PATRIOTI
RONCHETTI AUGUSTO
BELTRAMELLI FELICE
LOMBARDO ROCCO
Simboli:
La semplicità del costrutto e la pietra di cui è fatto il monumento rimanda agli aspri monti di quelle terre, ed ai forti caratteri di quelle genti, a cui i tre Patrioti (come gli altri che furono assassinati lì vicino poco prima) appartenevano. Le tre croci ricordano i loro legami con la fede cristiana, dalla quale addirittura, poco sopra, emerge la richiesta al Signore del perdono per i responsabili di quell'eccidio, e forse di tanti altri perpetrati negli anni della Guerra di Liberazione.

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