274332 - Lastra in memoria di Bruno Venturini – Milano

La lastra in memoria di Bruno Venturini è realizzata in marmo rosato con venature assenti. Le iscrizioni sono incise in caratteri capitali smaltati di rosso cupo.

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Posizione

Nazione:
Regione:
Provincia:
Comune:
Frazione:
Città Studi
Indirizzo:
via Edoardo Bassini, 39
CAP:
20133
Latitudine:
45.481061626866
Longitudine:
9.2348941167486

Informazioni

Luogo di collocazione:
A sinistra del portone dello stabile dove abitò.
Data di collocazione:
Informazione non reperita
Materiali (Generico):
Informazione non reperita
Materiali (Dettaglio):
Marmo rosato
Stato di conservazione:
Buono
Ente preposto alla conservazione:
Informazione non reperita
Notizie e contestualizzazione storica:

  • Bruno Venturini
    nacque il 28 settembre 1909 a Fano, in provincia di Pesaro.
    Lavorò a lungo come garzone presso un barbiere finché i genitori lo convinsero ad iscriversi al Liceo Scientifico, ma la chiamata per la leva lo costrinse a concludere gli studi soltanto dopo il servizio militare, quando si iscrisse a Veterinaria a Bologna.
    Nel 1930 quando era ancora studente a Fano, svolse clandestinamente attività antifasciste assieme ad un gruppo di militanti comunisti.

    Denunciati da una spia, il Tribunale Speciale condannò Venturini e i suoi compagni a dieci anni poiché scoprirono che erano in procinto di pubblicare il foglio d'opposizione "La Scintilla".
    Incarcerato a Civitavecchia nel 1933, incontrò alcuni dei massimi dirigenti comunisti di allora e questo rinnovò il suo impegno antifascista.
    Fu scarcerato nel 1937, riprese gli studi e l'attività politica clandestina fino a laurearsi in Veterinaria, ma le autorità fasciste gli impedirono di esercitare la professione.
    Venturini non demorse e tornò agli studi arrivando a laurearsi in Chimica all'Università di Camerino nel 1942.
    Quello stesso anno si trasferì a Milano e subito fece parte di quel Comitato federale comunista, arrivando dopo un solo anno ad assumere un ruolo importante nella costituzione della prima organizzazione unitaria dell'antifascismo italiano, in cui il suo nome di copertura fu 'Gianni Bianchini'.
    Da quel Comitato Nazionale d'Azione Antifascista, sarebbe poi nato il Comitato di Liberazione Nazionale.
    Venturini fu uno degli organizzatori degli scioperi del marzo 1943 ed il 26 luglio tenne a Milano un comizio a nome del Partito Comunista.
    Dopo l'8 settembre, organizzò i trasferimenti sui monti per i militari 'sbandati', dei ricercati e dei giovani renitenti alla chiamata della RSI.

    Il 30 dicembre 1944, con l'accusa di 'favoreggiamento di partigiani', i fascisti arrestarono sua moglie Libera Callegari nonostante fosse incinta.
    Venturini si trasferì a Roma per svolgere attività politico militare nella 'settima Zona', in collegamento con Giorgio Amendola.
    Successivamente Venturini ebbe un rapido ed intenso rincorrersi di incarichi e di spostamenti. Quando i primi di giugno del 1944 rientrò Milano, diresse la Federazione Comunista di Venezia. Divenne ispettore del CLN regionale per le province di Vicenza e Treviso.
    Nelle vesti di rappresentante del PCI nella Divisione Garibaldi "Nannetti", si recò sull'altipiano del Cansiglio.
    Dopo i rastrellamenti del settembre 1944, si trasferì a Vicenza per dirigere la Federazione comunista.
    Quando Giorgio Amendola giunse in Veneto, "Bianchini" fu nominato vice comandante del CVL delle Tre Venezie.
    Questo ruolo lo fece viaggiare spesso a Milano per partecipare alle riunioni del CLN Alta Italia.
    Il 29 novembre 1944, dopo l'incontro con Luigi Longo a Milano, Venturini attendeva a Brescia il mezzo per proseguire fino a Padova, ma una 'repubblichina' di Fano lo riconobbe ed avvisò subito i fascisti di Brescia.
    Quando "Bianchini" capì di essere in trappola tentò di sottrarsi alla cattura, ma fu stroncato da una raffica di mitra all'età di 33 anni.
    Dopo la Liberazione del 25 aprile 1945, Bruno Venturini fu insignito della Medaglia d'argento al valor militare con la motivazione:
    «Tenace e valoroso combattente, fin dall'8 settembre 1943 prendeva le armi contro l'invasore, organizzando agguerrite formazioni partigiane con le quali si distingueva nella lotta di liberazione. Durante l'espletamento di una delicata e rischiosa missione operativa in territorio fortemente presidiato dal nemico, veniva catturato e passato per le armi.»


    — Brescia, 8 settembre 1943 - 29 novembre 1944.


    Oltre che con questa lastra, Bruno Venturini è ricordato anche in:
  • ai Caduti per la Libertà – Loggia dei Mercanti – Milano (lastra 19)
  • ai Caduti per la Libertà – Cimitero Maggiore – Milano (Cippo F4 Lastra 1)
  • Memoriale ai Caduti – Idroscalo - Milano
  • Lastra in memoria di Bruno Venturini - Fano (PU)
  • Palestra intitolata a Bruno Venturini - Fano (PU)
  • Lapide in memoria di Bruno Venturini - via Nicostrato Castellini 7, Brescia: nel luogo dove fu ucciso.
    Egli riposa presso il cippo N.355 nel 'Campo della Gloria' (vedi galleria)

    Sua moglie
  • Libera Callegari
    figlia di Paolo e Virginia Bertagnolli, nacque l’1 gennaio 1912 a Padova e con le sorelle Giuseppina e Pasqualina visse in un clima di attivo antifascismo legato al fronte azionista di Ugo La Malfa.
    Si laureò in Chimica presso l’Università di Padova e tra il 1936 e il 1939 si trasferì a Milano con i familiari.
    Nel settembre 1943 sposò Bruno Venturini che già era partigiano in 'Giustizia e Libertà'.
    Nella sua vita fu costretta a cambiare spesso la sua abitazione, per sfuggire alla polizia fascista che ricercava suo marito.
    Nel 1943 quand'era incinta, fu arrestata assieme a sua madre ed alla sorella Lina. Fu condannata per 'favoreggiamento di partigiani' e scontò la pena di 3 mesi nel carcere milanese di San Vittore. Sfollata poi a Bergamo, il 29 luglio 1944 diede alla luce Anna.
    Lavorò presso la Vieille Montagne come chimico-analista, come responsabile della documentazione tecnica e della biblioteca della Montecatini.
    Seppe dell'uccisione del marito soltanto nel maggio del 1945.
    Divenne vice-commissario all’Igiene e Sanità al C.L.N. lombardo dal 1945 al 1946 e nel dopoguerra le fu riconosciuta la qualifica di partigiana, per la sua attività antifascista.
    Il 29 novembre 1944 il marito venne ucciso a Brescia dalla Guardia Nazionale Repubblicana, ma Libera Callegari apprese la notizia soltanto nel maggio del 1945.
    Dopo la Liberazione del 25 Aprile 1945, continuò col suo impegno politico nel P.C.I. (Partito Comunista Italiano) intrapreso durante l'occupazione fascista, occupandosi in particolare della Commissione femminile della Federazione di Milano e dell'assistenza alle famiglie bisognose. Divenne anche vice-commissaria alla Sanità nel Ministero dell’Assistenza post-bellica.
    Libera non smise mai di dedicarsi all’assistenza: dal 1946 entrò anche nel Consiglio di Amministrazione dell’Ente Comunale di Assistenza (ECA), fece parte del Comitato direttivo dell’Opera nazionale maternità e infanzia (ONMI) e di quello dell’Istituto Nazionale Confederale di Assistenza (INCA); nel 1948 fu nominata dalla Camera del Lavoro di Milano 'rappresentante presso la Commissione per lo studio dell’Ente Regione Lombardia'. Contemporaneamente fece parte dell’Associazione Donne Vedove e Capofamiglia promossa dall’Unione Donne Italiane (UDI).
    Prima di dedicarsi al'editoria, lavorò per alcuni anni presso la Montecatini come analista alle miniere di Gorno ().
    Scrisse per la rivista 'La chimica e l’industria' e divenne caporedattore scientifico per prestigiose case editrici come Feltrinelli, Boringhieri ed Einaudi.
    Libera Callegari morì a Milano il 28 febbraio 2013.
    Ella riposa nel Cimitero Maggiore di Milano

    Le commoventi parole nelle lettere fra Libera e Bruno sono conservate in:
  • Archivissima: lettere....

    FONTI:
  • A.N.P.I.: Bruno Venturini
  • Wikipedia: Bruno Venturini
  • TwBiblio: Bruno Venturini
  • Milano attraverso: Libera Callegari
  • Memorie di marca: Libera Callegari
  • Cultura Golgi Redaelli: Libera Callegari
  • Qui Brescia: 80simo anniversario dall'uccisione ....

    APPROFONDIMENTI:
  • Lastra in memoria dei detenuti di San Vittore – Milano
  • Contenuti

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    IL CARCERE DAL 1932 AL 1938
    NON PIEGO´
    BRUNO VENTURINI
    CHE AL CULTO DELLA LIBERTA´
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    FUCILATO A BRESCIA 1944

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