Posizione
- Nazione:
- Italia
- Indirizzo:
- Via Montecappone
- CAP:
- 60035
- Latitudine:
- 43.5155625
- Longitudine:
- 13.2115625
Informazioni
- Luogo di collocazione:
- Al monumento si accede da via Montecappone salendo alcuni gradini; esso, dalla strada, risulta poco visibile e coperto da verzura.
- Data di collocazione:
- cippo: 20/06/1945 monumento: 1988
- Materiali (Generico):
- Bronzo, Marmo, Pietra, Altro
- Materiali (Dettaglio):
- Statue in bronzo, cippo in marmo e pietra.
- Stato di conservazione:
- Buono
- Ente preposto alla conservazione:
- comune di Jesi / Comitato cittadino per la difesa delle istituzioni democratiche
- Notizie e contestualizzazione storica:
- Il 20 giugno del 1944 vennero catturati in via Roma una trentina di giovani; i tedeschi ed i fascisti, bloccati gli accessi alla via, obbligarono i giovani a mettersi in fila ed ad incamminarsi verso via Montecappone.
Giunti presso la Villa Armanni, vennero rinchiusi nella casa colonica Massacci, furono perquisiti, minacciati, bastonati e rimessi in libertà, tutti tranne sette: cinque iesini, Mario Saveri, Armando e Luigi Angeloni, Alfredo Santinelli e Luigi Cecchi, e due militari sbandati fuggiti dalla caserma Villarey di Ancona durante un bombardamento aereo: Vincenzo Carbone, calabrese e Calogero Grasceffo, siciliano. Vennero accusati di essere partigiani, torturati ed infine fucilati nelle vicinanze del “Burrone”.
Dalla testimonianza di Peppino Tittarelli uno degli scampati all'eccidio di Montecappone in "Martirio" di Carlo Cecchi e Vittorio Graziosi, pp. 39-40:
" quel rettangolo di buio, oltre la porta, aveva deciso la sorte di quei sette e anche la mia. un dito metronomo, spostandosi ora a destra ora a sinistra, aveva scelto sopravvissuti e condannati. Alla fine ci mandarono via, frustandoci di male parole fino ad essere tanto lontani da non udirli più. La distanza inghiottì le urla e i pianti di quei sette amici. Battuti con bastoni, colpiti con i coltelli, torturati fino allo sfinimento, vennero infine uccisi a colpi di mitra. E poi abbandonati appena coperti di terra ai bordi di un campo,sulle ripidezze di un piccolo fosso. Lasciati li, poveri ragazzi, poveri amici miei. non un fiore, non un vestito nuovo per la sepoltura. Solo i loro visi sporchi di sangue e dolore. E allora li onoro io per primo:
ALFREDO SANTINELLI, sguardo profondo, elegante per quanto si potesse in quei tempi: camicia bianca e colletto aperto sul bavero della giacca. Piccola bocca guarnita da baffi curati,un uomo vero!
ARMANDO e LUIGI ANGELONI, fratelli. Spalle possenti e dure come pietra, collo torto e ben piantato. Visi rotondi di persone franche e a modo, uomini veri!
MARIO SAVERI, appassionato di meccanica. Coraggioso e dinamico, semplice nei modi,deciso e cordiale. Pronto al sorriso: un uomo vero!
i due ragazzi del sud: VINCENZO CARBONE e CALOGERO GRASCEFFO. Non li conoscevo bene, ma i tratti del viso cotto dal sole guarnivano occhi profondi e neri come ogni mare di notte. Avevano venti anni ma erano uomini veri!
FRANCESCO CECCHI, viso da attore, innamorato della vita. Giovane partigiano di stanza a Cingoli, dal portamento delicato e dal sorriso morbido, uomo vero!
Di loro, e non di noi, la gente parlò a lungo i giorni che seguirono. Era giusto così! Poi fu la volta della cronaca, e oggi è la storia a portare verso l'eternità il loro ricordo. Erano tutti bravi ragazzi tutti, senza eccezione. Avevano diritto ad alzare la testa al di sopra della linea del buio...che la guerra e l' occupazione avevano ideato. era loro diritto pretendere la libertà. Ma allora il buio vinse! Per un mese esatto: il tempo di veder fuggire quegli assassini nell'unico sistema che capivano. Una violenza superiore alla loro."
Contenuti
- Iscrizioni:
- (sul cippo, lato posteriore)
AGLI EROICI MARTIRI
DI VIA ROMA
PRECURSORI
DELLA NUOVA ITALIA
REPUBBLICANA
DEMOCRATICA PROGRESSIVA
MASSACRATI
DAI NAZIFASCISTI
È DEDICATO QUESTO CIPPO
AD ETERNARE
LA LORO MEMORIA
20 GIUGNO 1945
(sul cippo, lato anteriore)
ANGELONI ARMANDO
ANGELONI LUIGI
CARBONI ENZO
CECCHI FRANCESCO
SAVERI MARIO
SANTINELLI ALFREDO
GRASCEFFO CALOGERO
(cippo, lato anteriore, alla base della croce)
ROSSI DINO JESI
(sulla base del gruppo bronzeo)
MASSIMO IPPOLITI LUGLIO 1988
- Simboli:
- Sul cippo sono presenti una fiamma accesa ed una lampada funeraria come monito a tener vivo il ricordo delle persone qui defunte.
I tre uomini del gruppo scultoreo invece vogliono sottolineare come alla guerra siano collegate la violenza e la sofferenza.
Altro
- Osservazioni personali:
- Il gruppo scultoreo in bronzo raffigura tre uomini legati tra loro nell’ ultimo momento della loro vita precedente la fucilazione. Nessuna delle tre figure nasconde la sofferenza, la paura, il dolore: uno dei tre uomini è raffigurato a capo chino e rassegnato, un altro piegato sulle gambe, piangente e implorante, e l’ultimo nell’atto di ripararsi dai colpi dei fucili con in bocca le urla della disperazione. Un’iscrizione sul basamento dell’opera riporta il nome dell’autore, lo scultore Massimo Ippoliti di Jesi e la data di inaugurazione luglio 1988. Lo stato di conservazione è abbastanza buono ma da osservare la mancanza di adeguata segnaletica ad indicare la posizione del monumento.
NOTA STAFF PIETRE: il monumento è stato censito anche da ANMIG Marche 2014.