280960 - Pietre d’inciampo a ricordo della famiglia Latis – Milano

Le tre pietre d’inciampo a ricordo della famiglia Latis, si trovano una accanto all’altra in via Filippo Carcano a Milano.
Le pietre d’inciampo o stolpersteine, furono ideate dall’artista tedesco Gunter Demnig; sono cubetti di porfido con la faccia a vista ricoperta in ottone su cui sono incisi: nome, date e luoghi di nascita e morte del caduto, per tramandare la memoria delle persone deportate, fatte morire o uccise nei lager nazisti.

L’intento dell’autore è che le pietre d’inciampo restituiscano ad ogni singola vittima l’identità, più di quanto facciano i monumenti collettivi, perché ogni pietra ricorda una singola persona ed è collocata nel luogo in cui visse. Incontrando una pietra, si può scegliere se proseguire indifferenti o fermarsi, osservarla e riflettere. Le scarne informazioni incise, restituiscono individualità a chi si tentò di ridurre a un semplice numero. Il termine ‘inciampo’ non va inteso in senso fisico, ma come un ‘inciampo visivo e mentale’, un invito anche casuale a fermarsi e riflettere.

Visualizza la mappa

Posizione

Nazione:
Regione:
Provincia:
Comune:
Frazione:
zona Fiera
Indirizzo:
via Filippo Carcano 5
CAP:
20149
Latitudine:
45.4747193
Longitudine:
9.1483683

Informazioni

Luogo di collocazione:
Marciapiede di fronte a quella che fu la loro abitazione
Data di collocazione:
26 Gennaio 2022
Materiali (Generico):
Ottone, Pietra
Materiali (Dettaglio):
Cubetti di porfido ricoperti da una piastra di ottone sulla faccia superiore, su cui è incisa la dedica. Misura della piastra in ottone: 10x10 cm.
Stato di conservazione:
Ottimo
Ente preposto alla conservazione:
Pietre d'inciampo Milano
Notizie e contestualizzazione storica:

  • Leone Latis
    nacque a Modena il 4 giugno 1886; si coniugò con

  • Annita Bolaffi
    nata ad Osimo, in provincia di Ancona, il 7 agosto 1892.

  • Liliana Latis (1921)
    e Giorgio (1920), frutto della loro unione, divennero anche il loro orgoglio, perché la loro esuberanza li condusse nel campo della fotografia, in quello letterario ed in quello teatrale.

    Negli anni '30 la famiglia si trasferì a Milano.
    Dopo l’armistizio dell'8 settembre 1943, la nascita nel Nord Italia della fascista Repubblica Sociali di Salò (RSI), ed infine con la promulgazione delle leggi razziali, la vita degli italiani di religione ebraica si trasformò un incubo spaventoso.
    Non appena ottenuti documenti falsi, per due volte Giorgio Latis condusse e la sua famiglia fino a Caprino, nei pressi di Lugano (Svizzera), dove li lasciò credendoli al sicuro.
    Purtroppo invece, i Latis furono respinti dai gendarmi svizzeri e riaccompagnati alla frontiera italiana.

    I Latis tentarono di tornare a Milano, ma l'1 novembre 1943 i tedeschi li arrestarono a Brissago (o forse a Mesenzana) e condotti nel carcere di Varese detto 'Miogni' dove tutti i loro averi furono sequestrati.
    Furono successivamente trasferiti nel carcere milanese di San Vittore dove rimasero detenuti fino al il 30 gennaio 1944, giorno in cui furono caricati su uno dei “treno della morte”: il convoglio N. 6, che partito dal binario 21 della Stazione Centrale (luogo di memoria) li condusse al campo di sterminio di Auschwitz il 6 febbraio 1944.
    All'arrivo, i genitori furono immediatamente mandati a morte nelle camere a gas, mentre Liliana Latis morì nell’agosto del 1944.

    Giorgio Latis entrò nella Resistenza col nome di battaglia 'Albertino' ed operò col Partito d’Azione a Milano ed in Brianza.
    Arrestato e detenuto a San Vittore, riuscì a fuggire e ad organizzare l’Ufficio “K” per l'assistenza ai detenuti.
    Spacciandosi per un repubblichino ed esibendo documenti falsi, Giorgio Latis riuscì a far evadere dalle carceri di Vercelli e di Alessandria due partigiani condannati alla fucilazione.
    Tutto ciò pur continuando la sua vena artistica, come testimoniano abbozzi di racconti, poesie ed altre idee su cui lavorò fin quasi alla fine della guerra, pubblicate nel dopoguerra nel libro "Pagine di Giorgio Latis - Ed. Frassinelli".

    Nell’aprile del 1945, mentre Giorgio Latis partecipava all’insurrezione di Torino, fu fermato ad un posto di blocco fascista che gli trovò documenti compromettenti a causa dei quali Giorgio Latis, unico sopravvissuto della sua famiglia, fu fucilato il 26 aprile 1945 (il giorno dopo la Liberazione).

    Giorgio (Albertino) Latis ricevette una onorificenza postuma al valor militare.
    Egli è ricordato con una lapide in corso Chieri a Torino.

    FONTI
  • Varese New: Storia della famiglia Latis
    dove si sottolinea che "La conoscenza del caso non è interamente nota perché ci sono ancora, da parte dell’ANPI di Luino, ricerche in corso."
  • ANPI: Giorgio Latis

    APPROFONDIMENTI
  • Wikipedia: 1938, Leggi razziali
  • Wikipedia: 1943, 8 settembre, Armistizio, detto armistizio 'Cassabile'
  • Wikipedia: 1943, RSI Repubblica Sociale Italiana
  • Pietredellamemoria: Lastra in memoria dei detenuti di San Vittore – Milano
  • ANED: campo di sterminio di Auschwitz
  • ANPI: Giorgio Latis
  • Contenuti

    Iscrizioni:

    QUI ABITAVA
    ANNITA
    BOLAFFI LATIS
    NATA 1892
    ARRESTATA NOV.1943
    DEPORTATA
    AUSCHWITZ
    ASSASSINATA

    QUI ABITAVA
    LILIANA LATIS
    NATA 1921
    ARRESTATA NOV.1943
    DEPORTATA
    AUSCHWITZ
    ASSASSINATA

    QUI ABITAVA
    LEONE LATIS
    NATO 1886
    ARRESTATO NOV.1943
    DEPORTATO
    AUSCHWITZ
    ASSASSINATO

    Simboli:
    Informazione non reperita

    Altro

    Osservazioni personali:
    Informazione non reperita

    Gallery