281140 - Pietra d’inciampo a ricordo di Otello Ghirardelli – Milano

La pietra d’inciampo a ricordo di Otello Ghirardelli, si trova in via Raffaello Sanzio a Milano.
Le pietre d’inciampo o stolpersteine, furono ideate dall’artista tedesco Gunter Demnig; sono cubetti di porfido con la faccia a vista ricoperta in ottone su cui sono incisi: nome, date e luoghi di nascita e morte del caduto, per tramandare la memoria delle persone deportate, fatte morire o uccise nei lager nazisti.

L’intento dell’autore è che le pietre d’inciampo restituiscano ad ogni singola vittima l’identità, più di quanto facciano i monumenti collettivi, perché ogni pietra ricorda una singola persona ed è collocata nel luogo in cui visse. Incontrando una pietra, si può scegliere se proseguire indifferenti o fermarsi, osservarla e riflettere. Le scarne informazioni incise, restituiscono individualità a chi si tentò di ridurre a un semplice numero. Il termine ‘inciampo’ non va inteso in senso fisico, ma come un ‘inciampo visivo e mentale’ : un invito anche casuale a fermarsi e riflettere.

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Posizione

Nazione:
Regione:
Provincia:
Comune:
Frazione:
zona Fiera
Indirizzo:
via Raffaello Sanzio, 1
CAP:
20149
Latitudine:
45.4695178
Longitudine:
9.15458

Informazioni

Luogo di collocazione:
Marciapiede di fronte a quella che fu la sua abitazione
Data di collocazione:
13 Marzo 2025
Materiali (Generico):
Ottone, Pietra
Materiali (Dettaglio):
Cubetto di porfido ricoperto da una piastra di ottone sulla faccia superiore, su cui è incisa la dedica. Misura della piastra in ottone: 10x10 cm.
Stato di conservazione:
Ottimo
Ente preposto alla conservazione:
Pietre d'inciampo Milano
Notizie e contestualizzazione storica:

Otello Ghirardelli
nacque il giorno 8 febbraio del 1895 a Ferrara.
Della sua giovinezza si conosce ben poco, ma sulla Gazzetta Ufficiale si poté leggere che era sposato con Maddalena Del Miglio e che risiedevano a Milano in via Raffaello Sanzio.
Otello, lavorò come impiegato dipendente della sezione ausiliari, presso il Corriere della Sera.
Il 2 marzo 1944, a seguito al grande sciopero del 1 marzo, Otello Ghirardelli fu prelevato dalla sua abitazione, condotto al Comando germanico di via Copernico 23 e rinchiuso senza spiegazioni nella 'camera di sicurezza', assieme ad altri quattro suoi compagni di lavoro. Egli seppe solo in seguito di essere stato denunciato poiché visto leggere L’Unità, che a quel tempo era un foglio clandestino.
Ghirardelli, con altri 5 colleghi del Corriere della Sera, fu incarcerato a San Vittore fino a quando il 4 marzo, col Trasporto N.3 furono spediti per la deportazione a Mauthausen, passando da Innsbruck.
Il 13 marzo 1944, all'arrivo, a Ghirardelli fu assegnata la matricola 57586.
In seguito fu trasferito a Wiener Neudorf, uno dei sottocampi di Mauthausen, dove si ammalò e quindi trasferito nell’infermeria di Mauthausen per incontrarvi la morte il 7 agosto 1944, all'età di 49 anni.

Con Otello Ghirardelli vanno ricordati i suoi compagni del Corriere ella Sera:
  • Ferdinando De Capitani : tipografo, linotipista
  • Luigi Tacchini : spedizioniere
  • Dionigi Parietti : oeraio
  • Torquato Spadi : spedizioniere; sopravvisse e riuscì tornare e testimoniare;
  • Mario Miniaci : giornalista; sopravvisse e riuscì a tornare e testimoniare;
  • Giulio Alonzi : vicedirettore; Giornalisti per la Costituzione. Fu in stretto rapporto con Umberto Fogagnolo e Ferruccio Parri; conobbe le torture di Villa Triste, ma riuscì a sopravvivere.

    FONTI
  • Pietre d'inciampo Milano: Otello Ghirardelli
  • WordNews: Otello Ghirardelli
  • MI Tomorrow: nuove pietre dinciampo
  • Oltre i muri: I resistenti che fecero rinascere Via Solferino
  • Deportati: Tiangolo rosso (3 settembre 2021, pag. 21)

    APPROFONDIMENTI
  • Wikipedia: Corriere della Sera
  • Pietredellamemoria: Lastra in memoria dei detenuti di San Vittore – Milano
  • ANED: Mauthausen
  • ANED: Wiener Neudorf campo satellite di Mauthausen
  • Contenuti

    Iscrizioni:

    QUI ABITAVA
    OTELLO GHIRARDELLI
    NATO 1895
    ARRESTATO 2.3.1944
    DEPORTATO
    MAUTHAUSEN
    ASSASSINATO 7.8.1944


    Simboli:
    Informazione non reperita

    Altro

    Osservazioni personali:
    Nel marzo del 1944, Milano insorgeva contro l'occupazione nazifascista.
    Anche moltissimi lavoratori del Corriere della Sera, uno fra i più importante quotidiani italiani, parteciparono al grande sciopero generale del primo marzo 1944 che coinvolse tutta la città e le più grandi fabbriche dell'area milanese, paralizzando tutte le attività produttive.
    Operai, giornalisti e impiegati, già da tempo organizzati in una rete clandestina, sospesero volontariamente il lavoro sfidando il regime e rischiando gravi ritorsioni.
    Nonostante fosse minacciosamente presidiata da fascisti armati, gli scioperanti del Corriere si concentrarono attorno alla sede del giornale, tra via San Marco e via Solferino.
    La loro resistenza, nata dall’unione spontanea di persone diverse accomunate dal rifiuto della dittatura, venne punita con arresti, deportazioni e, per molti, la morte nei campi di concentramento. Con sacrificio e coraggio, contribuirono al cammino verso la libertà, lasciando un segno indelebile nella storia della Resistenza.
    Furono 6 i dipendenti del Corriere della Sera che dopo quel memorabile sciopero, rassicurati che si sarebbe trattato di una "semplice formalità", furono condotti dai fascisti al comando germanico e poi nel carcere milanese di San Vittore per rimanervi fino al 4 marzo, quando col Trasporto N.3 partirono per la deportazione a Mauthausen, passando da Innsbruck.
    Per quattro di essi la "semplice formalità" durò fino al giorno della loro morte.
    Dei 'sei del Corriere' soltanto Torquato Spadi e Mario Miniaci sopravvissero e dopo circa quindici mesi di deportazione riuscirono a tornare, testimoniando le atrocità subite coi loro compagni di prigionia.
    Il pomeriggio del 25 aprile 1945, i lavoratori occuparono le sedi dei loro giornali: il Corriere della Sera, La Gazzetta dello Sport e Il Popolo d’Italia, e finalmente poterono stampare le speciali edizioni insurrezionali de l’Unità , dell’ Avanti! e de L’Italia libera annunciando la Liberazione.

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